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Vialli e Mancini portavano i soldi nei paradisi fiscali secondo i Pandora Papers: in Italia silenzio tombale

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Dalla festa di Wembley alle ombre di ieri sera a San Siro, gli amici di sempre Roberto Mancini e Gianluca Vialli si ritrovano di nuovo uno a fianco all’altro, gemelli azzurri: questa volta sono entrambi citati nell’inchiesta giornalistica denominata ‘Pandora Papers’ sui paradisi off-shore di statisti, politici e vip, dove nei giorni scorsi erano spuntati tra gli altri i nomi di Tony Blair o Abdullah di Giordania, e per il calcio di Carlo Ancelotti e Pep Guardiola. Dai milioni di documenti in possesso del Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij), a cui partecipa anche l’Espresso per l’Italia, emergono alcune attivita’ offshore riferite al ct dell’Italia e il capo delegazione degli azzurri, che da anni è cittadino britannico. “Mancini – riferisce il settimanale in un’anticipazione – viene indicato nei documenti come l’azionista di Bastian Asset Holdings, societa’ con sede nel paradiso fiscale delle British Virgin Islands. Vialli e’ invece qualificato come titolare di un’altra societa’, la Crewborn Holdings, anche questa registrata alle British Virgin Islands. Dai Pandora Papers – si legge ancora – emergono numerosi dettagli sulle attivita’ dei due ex calciatori. Si scopre cosi’ che nel 2009 l’attuale ct aveva segnalato a una fiduciaria italiana di voler chiedere lo scudo fiscale per regolarizzare la sua posizione col Fisco. Secondo i documenti consultati da L’Espresso, la societa’ caraibica di Mancini era proprietaria di un aereo. Lo schermo offshore di Vialli, e’ invece servito a gestire una serie di finanziamenti ad attivita’ italiane”. Al momento, nessun commento da Mancini (il cui nome era gia’ comparso nel Football Leaks tre anni fa) e Vialli: nel caso del ct il capitolo offshore sarebbe stato chiuso con lo scudo fiscale, per rimettere in carreggiata una posizione per altro non perseguibile dall’erario italiano. Giorni fa, dai milioni di file disponibili erano usciti anche i nomi di altri due nomi di primo piano del calcio, come Carlo Ancelotti e Pep Guardiola. Per il primo, che siede sulla panchina del Real Madrid, sono citate alcune societa’ estere che erano finite nel mirino del fisco spagnolo, mentre l’attuale manager del Manchester City, secondo le carte, aveva aperto un conto ad Andorra senza segnalarlo al fisco spagnolo, situazione regolarizzata poi nel 2012 grazie ad un condono.

Qualcuno dira che si tratta di una vicenda personale e non sportiva di Macini. Qualcuno può legittimamente pensare che l’ombra sul passato del Ct si allunga inevitabilmente fino alla maglia azzurra, e quindi alla Federcalcio. Stessa cosa vale per il suo gemello Vialli. Dalla Figc, davanti a queste notizie, rispondono con un “no comment”. I fatti risalgono al 2009, quando il mister non aveva alcun tipo di rapporto con la nazionale ma allenava in Inghilterra. E lo stesso vale per Gianluca Vialli, oggi capo delegazione degli Azzurri. Nessuna presa di posizione nemmeno dalle altre istituzioni sportive. Dal Coni, il presidente Malagò, persona assai socievole e sempre pronto a dichiarare qualcosa, su questa storia tace. Mancini, peraltro, è di casa al circolo Aniene, regno di Malagò sulla rive del Tevere. La nomina di Mancini a Ct fu fatta proprio durante il commissariamento della Figc da parte del Coni, scelta vincente più volte rivendicata dalle parti di Malagò, oggi sovrano legittimo e incontrastato di tutto lo sport nazionale. A Palazzo Chigi? Nessuno ha voglia di parlare. Due mesi fa Vialli e Mancini sono stati accolti con gli onori di capi di Stato sia  a Chigi che al Quirinale per la vittoria agli europei. Dall’ufficio della sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, non risultano commenti. Un rigo di nota stampa, un “no comment”: nulla è uscito dalla bocca o dalla penna della signora Vezzali. I politici sempre a dichiarare su tutto? Silenzio. Sono tutti occupati a dichiarare sulla loggia nera e sulle peripezie-idiozie di Carlo Fidanza e delle propalazioni-millanterie del barone nero della destra nera italica. Non c’è spazio per Mancini e Vialli. Sono belli, bravi, simpatici, vincenti. Meglio lasciarli stare. Oh, non è detto che abbiano commesso reati. E chiedere spiegazioni non è ancora reato in Italia.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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