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Tecnologia

Un robot chirurgo che funziona con granuli di caffe o sabbia, la sperimentazione alla Scuola Sant’Anna di Pisa

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Per muoversi ha bisogno di polvere di caffè. Polvere granulosa, perché i granuli sono il suo motore. I medici pisani hanno già dato il loro ok: questo cyberchirurgo dall’aroma arabico funziona, e potrebbe riuscirci anche la versione allo zucchero, alla sabbia o al sale. E farlo molto meglio del suo antenato ancora in auge, metallico, più rigido e invasivo. Con la stessa tecnologia negli Stati Uniti hanno costruito una mano: le dita, avvolte in una membrana di gomma simile a quella di un palloncino, si piegano, arpionano cose, le sfiorano, si irrigidiscono. E lo fanno grazie ai popcorn. Quando viene immessa aria nella membrana i chicchi di mais esplodono e costringono le dita a flettersi. Insomma, se pensate a un robot buttate via l’immaginario di cip e circuiti. La scienza li chiama robot granulari o “soffici” e sono l’ultima frontiera della ricerca biorobotica, una galassia ancora da esplorare. «Può sembrare strano, ma i nuovi robot non sono concepiti con il metallo, ma con materiale non convenzionali che si stanno dimostrando efficienti e sicuri, come sale grosso o fino, caffè, sabbia, zucchero», spiega Matteo Cianchetti, ricercatore dell’ istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna di Pisa guidato da Christian Cipriani.

Robot chirurgo. La sperimentazione è in corso alla scuola Sant’Anna di Pisa

«L’endoscopio che abbiamo progettato, ad esempio, viene guidato da un sistema di gonfiaggio che pompa o toglie aria dalle camere vuote rimaste fra un granulo e l’altro di caffè per consentire al tubicino di deformarsi, allungarsi e sgusciare fra gli ostacoli. Sfruttiamo un principio della fisica chiamato “Transizione jamming” – aggiunge Cianchetti – Lo conoscevano anche gli Atzechi. I cereali addensati nella bocca di un silo si bloccavano, non fluivano se fra di loro veniva sottratta aria. La “Transizione jamming” ci serve per far passare un robot dall’essere molto morbido a molto rigido. Così l’endoscopio può fluire molto più agevolmente fra gli organi rispetto a quello tradizionale. E una volta condotto a destinazione può essere irrigidito eliminando aria fra i chicchi di caffè. Il chirurgo così lo stabilizza per operare in sicurezza.  È già adattato al robot Da Vinci». Questo robot soffice per ora è un sogno della chirurgia spiaggiato. Il motivo? Da anni lo stesso: «La prima parte del progetto si è conclusa ma non è stato rifinanziato». Eppure i robot soffici sono l’orizzonte più avanzato della biorobotica. A fondare questo campo, proprio al Sant’ Anna, è stata Cecilia Laschi. «Con lo stesso principio sabbia e zucchero sono stati utilizzati per simulare il comportamento dei polmoni dei neonati e studiarne i problemi legati allo sviluppo». Ma la robotica granulare potrebbe essere la chiave di volta per una scommessa della scienza.

«Un cuore artificiale – dice Cianchetti – Ci stiamo lavorando da sei mesi insieme a un team internazionale. I motori fluidici utilizzati per gonfiare e sgonfiare l’endoscopio potrebbero riprodurre l’ effetto della pompa pulsatile del cuore. L’ idea è proprio quella: costruire un cuore-robot “soffice” che, con minuscole pompe ad aria compressa, possa pulsare nel petto di uomo».

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Esteri

Vent’anni fa il primo video su YouTube di Jawed Karim, ‘Me at the zoo’

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Si chiama ‘Me at the Zoo’, dura 19 secondi ed è stato girato allo Zoo di San Diego, California, da Jawed Karim. Inizia così, vent’anni fa, il 23 aprile del 2005 l’avventura di YouTube. La popolare piattaforma video era stata fondata pochi mesi prima, il 14 febbraio 2005, da tre ex dipendenti di PayPal, Chad Hurley, Steve Chen e appunto Jawed Karim. Nel giro di un mese il sito registra 30mila utenti al giorno, sei mesi dopo due milioni. Il video Me at the zoo è stato girato da Yakov Lapitsky, amico di Karim: mostra il co-fondatore della piattaforma di fronte a due elefanti allo zoo californiano. Ad aprile 2025, il video ha ricevuto oltre 355 milioni di visualizzazioni. Nessuno avrebbe mai immaginato che YouTube sarebbe diventato uno dei siti più visitati al mondo. Secondo Google – che ha acquistato la piattaforma a ottobre 2006 per 1,65 miliardi di dollari – ogni minuto vengono caricate più di 500 ore di video, i filmati brevi (gli Shorts) contano più di 70 miliardi di visualizzazioni giornaliere, ogni giorno gli utenti di tutto il mondo guardano più di un miliardo di ore di contenuti solo sui televisori. In questi 20 anni la piattaforma non solo è cresciuta nei numeri ma ha fatto nascere nuove professioni legate alla rete (gli YouTubers); ha tenuto testa all’avanzare dei social, in particolare TikTok e Instagram spinti dai più giovani e proprio dai video. Continua ad essere un pungolo per la tv con la trasmissione di eventi dal vivo e ha fatto da apripista allo streaming video di Netflix e a quello musicale di Spotify. Cresce pure il suo servizio di podcast, “al momento il più usato negli Stati Uniti”, come ha sottolineato il Ceo Neal Mohan. Nel presente e nel futuro di YouTube c’è l’Intelligenza artificiale, un campo in cui la società compete con OpenAI e Meta.

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In Evidenza

Work on Space: l’ITIS Alessandro Volta di Napoli incontra lo Spazio

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Attraverso il progetto “Work On Space”, che nasce per iniziativa dell’associazione no profit “Air & Space Next Generation” (ASNG), di cui mi onoro essere presidente e fondatore, tesa alla massima divulgazione della cultura aerospaziale e di tutte le straordinarie opportunità che ci offre e ci offrirà nei prossimi anni, soprattutto per i nostri giovani talenti ci rivolgiamo agli Istituti Scolastici di secondo grado di eccellenza, in particolare con indirizzi specialistici (aeronautico ed aerospaziale, meccanica di precisione, elettrotecnica, robotica, eccetera)  per incrementare una connessione reale e concreta con il mondo istituzionale ed industriale. 

Lo scopo finale è dunque quello di dare maggiore consapevolezza ai futuri tecnici e professionisti, che non solo il nostro Paese, ma tutto il mondo da sempre ci invidia e ci contende (e a buona ragione), nonché favorire percorsi mirati di formazione e stage soprattutto presso enti ed aziende campane. Si cerca insomma di accompagnare questi studenti carichi di passione e di speranza verso il difficile e variegato mondo lavorativo che, lo sappiamo bene, soprattutto al Sud perde i “pezzi” migliori proprio per la mancanza di quel filo diretto con il mondo scolastico ed accademico.

E lo sa bene la vulcanica dirigente scolastica dott.ssa Antonella Gesuele, che grazie al suo fitto e costante impegno, coadiuvata dal corpo docente e all’intero staff tecnico ed amministrativo dell’ITIS partenopeo “Alessandro Volta”, ha avviato ormai da anni un percorso virtuoso che cerca di offrire la migliore prospettiva di inserimento ai suoi circa 600 studenti. L’Istituto, tra i più antichi del mezzo giorno d‘Italia, incastonato come una pietra preziosa nel cuore di Napoli, nella splendida struttura dell’ex convento di S. Maria della Fede, con circa centosettanta anni di storia si conferma, dunque non a caso, anche tra i più efficienti, ispirato e proteso all’Umanesimo Tecnologico.

Così qualche giorno fa abbiamo potuto realizzare un incontro e confronto diretto tra il mondo dell’aerospazio e i ragazzi del “Volta”, grazie anche alla collaborazione e partecipazione del Distretto Aerospaziale della Campania, presieduto dal Luigi Carrino, in rappresentanza dell’intero comparto produttivo ed industriale del settore, dove convergono realtà di rilievo internazionale.

Come ha potuto sottolineare la Dirigente Gesuele, il migliore percorso formativo, passa necessariamente attraverso l’applicazione concreta di quanto acquisito attraverso lo studio teorico,  che deve essere sempre e necessariamente aggiornato per restare al passo con i tempi, salvo poi cimentarsi in stage aziendali mirati e periodi di pratica “sul campo”. Anche per questo il “Volta” propone un’offerta didattica ampia, con tre indirizzi: informatica e telecomunicazioni; elettrotecnica e automazione; grafica e comunicazione e, malgrado le croniche criticità che attanagliano la scuola italiana in generale e le problematiche di una Città, non sempre al massimo per efficienza ed organizzazione, riesce ogni anno a garantire ai suoi studenti il miglior percorso formativo possibile.

L’incontro, in vera sinergia con i giovani partecipanti, non si è dunque arenato ad una “lezione accademica” sullo stato dell’arte e sulla divulgazione di notizie standard, ma i relatori sono andati oltre, grazie agli interventi degli ingegneri Rino Russo e Raffaele Minichini (DAC Campania) che hanno presentato le aziende e le concrete possibilità di inserimento. La partecipazione è stata così reale e costruttiva, così come anche sottolineato dal prof. ing. Francesco Blosio, tra i primi a credere in questa sinergia, ed è sempre emozionante scoprire di quanta passione e di quanta sensibilità siano intrisi tanti dei nostri giovani, spesso bistrattati ed ingiustamente bollati come distratti e poco attenti al loro futuro o a ciò che li circonda.

In tale contesto fondamentale anche la presenza e l’intervento della dott.ssa Sonia Palmeri, già Assessore regionale della Campania alle politiche lavorative e manager di punta di “Generazione Vincente”, società napoletana ormai leader in tutta Italia nella somministrazione lavoro e formazione professionale, che ha concretamente indicato quali soano le migliori chance professionali e quale sia l’approccio più efficiente per trovare l’impiego più congeniale rispetto alle proprie attitudini, capacità e propensioni.

Considerando che i numeri della “Space Economy” narrano di un fatturato stimato nel 2023, a livello globale, intorno ai 630 miliardi di dollari, con una proiezione decennale che, secondo le stime del World Economic Forum, ne prevede la triplicazione fino a 1.800 miliardi di dollari, unitamente alla vivacità imprenditoriale ed istituzionale presente in Campania, sempre riconosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, speriamo di vedere presto i ragazzi dell’ITIS “Volta” di Napoli farsi largo con successo nel mondo, anzi, nell’universo professionale dell’aerospazio, per cui il legame con il loro Istituto non si ferma al nostro primo incontro, ma rappresenta solo l’inizio di un sodalizio che proseguirà con appuntamenti ed attività di accompagnamento per concretizzare al massimo ogni opportunità di crescita ed occupazione.

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Tecnologia

Soyuz MS-26 rientra dallo spazio, atterraggio in Kazakistan

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La navetta spaziale Soyuz MS-26 è rientrata sulla Terra ed è atterrata in Kazakistan. A bordo i cosmonauti russi Alexei Ovchinin, Ivan Wagner e l’astronauta della Nasa Donald Pettit, che hanno trascorso nello spazio 220 giorni, orbitando attorno alla Terra 3.520 volte e completando un viaggio di 149,8 milioni di chilometri. L’atterraggio – come riportano i media locali – è avvenuto alle 4,21 ora di Mosca in un’area situata 147 km a sud-est della città di Zhezkazgan.

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