Il ghetto ebraico di Roma gremito per l’addio a Piero Terracina, uno di quegli ultimi custodi della Memoria che avevano vissuto a 15 anni sulla propria pelle le atrocita’ della deportazione nei campi nazisti. Per il 91enne ebreo romano morto nella Capitale, lacrime e applausi nel giorno dei funerali: un’atmosfera dove ha soffiato il monito di continuare a ricordare la Shoah, affinche’ la storia non svanisca e quel passato non ritorni. Prima di essere portato al cimitero israelitico del Verano, il feretro di Terracina ha prima silenziosamente attraversato la via del Tempio, il cuore del ghetto di Roma, sfilando davanti ai ragazzi delle scuole, agli esponenti della comunita’ ebraica, come la presidente romana Ruth Dureghello e il capo rabbino Riccardo Di Segni, rappresentanti delle istituzioni, come la sindaca Virginia Raggi e il governatore Nicola Zingaretti, e tanta gente comune. Tra loro anche Sami Modiano, altro ex deportato caro amico di Terracina, che aveva conosciuto proprio nei giorni atroci al campo di Birkenau. “Io e Piero ci siamo conosciuti li’ e da allora siamo andati avanti facendoci forza a vicenda. Gli avevo promesso che sarei andato avanti nel tenere viva la Memoria e cosi’ faro’ finche’ potro'”, ha poi detto commosso Modiano nel suo intervento durante il rito funebre al Verano, che si e’ svolto davanti alla lapide che ricorda i 2091 ebrei romani vittime delle deportazioni naziste. Modiano, 89 anni, ha anche partecipato alla sepoltura cosi’ come altri membri della comunita’, che a turno con la vanga hanno sollevato la terra che finiva sulla bara di Piero. A raccontare un aneddoto di qualche anno fa su Piero Terracina, come esempio di uomo che aveva “grande dignita’ e rispetto”, e’ stato il capo rabbino di Roma Di Segni, ricordando che “durante un concerto di musica ebraica, con un vasto pubblico e membri della comunita’ ebraica, parti’ l’inno alla speranza dello Stato di Israele e in fondo alla sala il primo ad alzarsi in piedi fu proprio Terracina, un gesto che indusse anche gli altri a fare la stessa cosa. Vorrei fosse ricordato come il testimone della Memoria, ma anche come una persona che ha creduto nella speranza”. Di Segni ha anche annunciato che sara’ istituito “un premio alla sua memoria che sara’ dato a un bambino e a una bambina in grado di dimostrare la sua migliore preparazione in occasione del Bar Mitzvah (secondo la tradizione e’ il momento in cui un bambino ebreo raggiunge l’eta’ della maturita’, ndr)”. Questo proprio perche’ Terracina, deportato nei campi di concentramento quando era un ragazzino, “e’ appartenuto a una generazione che non ha potuto celebrare il Bar Mitzvah”. E la presidente della Comunita’ ebraica, Ruth Dureghello, ha invitato a continuare ad andare avanti nel tenere viva la Memoria. Ma Liliana Segre, la senatrice a vita reduce della Shoah e sotto scorta che in questi mesi e’ stata bersaglio di feroci attacchi antisemiti, ha i suoi timori: “Man mano che scompariamo tutti, quei pochi, pochissimi che restano, sono sempre piu’ soli e sono sempre piu’ preoccupati che tutto sara’ dimenticato e che tutti i morti, saranno morti invano – ha detto in un’intervista a Rai Radio 1 – . La morte di Piero non credevo che sarebbe avvenuta molto presto. Purtroppo non sono ottimista: nel senso del ricordo della Shoah. Temo che quando saremo morti tutti, vittime e carnefici, la storia si potra’ cambiare e i negazionisti possano avere vinta una loro partita”.