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Politica

Ue, ‘guerra peserà sul Pil, salta la stretta sul debito’

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Sospensione del Patto di Stabilita’ probabilmente prolungata e, comunque, nessuna stretta sul debito. L’impatto della guerra in Ucraina si fa sentire anche sulla strategia fiscale di medio termine di un’Ue che, appena uscita dall’emergenza Omicron si ritrova in una situazione di elevata incertezza. E le sanzioni, durissime, imposte a Mosca hanno un prezzo anche per il Vecchio continente. “L’impatto su inflazione e energia e’ notevole. I prezzi resteranno alti piu’ a lungo del previsto nel 2022”, ha ammesso il vice presidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis al termine dell’Ecofin straordinario riunitosi in videoconferenza. Qualche ora prima, era l’Eurostat a certificare l’onda lunga dell’aumento dell’inflazione, registrando un nuovo record a febbraio: 5,8%, lo 0,7% in piu’ di gennaio. Bruxelles si ritrova costretta a correre ai ripari. Nelle linee guida macroeconomiche l’Ue invita gli Stati membri a mantenere “politiche di bilancio coerenti e coordinate” e garantire “la sostenibilita’ del debito” attraverso “un aggiustamento di bilancio graduale e una crescita economica sostenibile”, si legge nel testo. I Paesi con debito elevato dovrebbero “iniziare gradualmente a ridurlo nel 2023” e comunque tutelando gli investimenti per la transizione che, invece, i Paesi con basso debito “dovrebbero rafforzare”, recitano le linee guida. La parole d’ordine sul debito, insomma, e’ non essere rigidi. “Non applicheremo la regola del ventesimo sulla riduzione del debito in questo contesto e nel prossimo anno”, ha annunciato Dombrovskis facendo riferimento al criterio secondo cui i Paesi elevati devono annualmente in misura pari ad 1/20 del gap fra il corrente rapporto debito/Pil e il tetto del 60% previsto dal Patto di stabilita’. Di piu’. Il termine della sospensione del Patto – che era dato con certezza matematica alla fine dell’anno – potrebbe slittare. La Commissione fara’ una valutazione tra maggio e giugno e, come ha spiegato il commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni, in ogni caso Bruxelles non aprira’ alcuna procedura per deficit eccessivo questa primavera. Tanto che le linee guida varate per ora sono “qualitative”. Al momento “l’incertezza e’ troppo elevata”, per la Commissione, per elaborare dei numeri di riferimento sul ritmo di riduzione del debito e del deficit. Al vertice dei leader europei di Versailles di inizio marzo saranno proprio i dossier economici a fare da protagonisti. Ma se fino alla settimana scorsa il piatto forte sarebbe dovuto essere la riforma del Patto di Stabilita’, ora saranno gli effetti e le contromisure alla guerra in Ucraina a farla da padroni. “La guerra non fara’ deragliare la ripresa. I fondamentali sono solidi, la crescita continuera’ ma con un rallentamento”, hanno sottolineato Gentiloni e Dombrovskis. Il nodo resta quello dell’energia. Per l’Ue e per l’Italia. Il nostro Paese, ha spiegato l’ex premier, “ha un economia che e’ il doppio di quella russa e non abbiamo una grande esposizione finanziaria a Mosca”. E’ sulla riduzione della dipendenza dal gas che Roma e le altre capitali europee devono lavorare. Anche perche’, sulle sanzioni, l’Ue non arretra. Domani saro’ varato il nuovo pacchetto contro la Bielorussia e sugli scambi commerciali sara’ durissimo, andando a colpire anche il carbonato di potassio, del quale Minsk e’ uno dei maggiori produttori. Nel frattempo a Bruxelles si stanno concentrato sulla piu’ rigida attuazione delle sanzioni finanziarie anti-Mosca e ad una stretta sulle criptovalute, attraverso cui potrebbe essere aggirate. L’80 del sistema bancario e’ sotto sanzione, circa 640 miliardi di asset esteri sono stati congelati dalla banca centrale russa ed e’ stato vietato anche la vendita e l’export di euro alla Russia. “Ma se serve andremo avanti”, e’ la promessa dei vertici Ue.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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