Le truppe ucraine hanno liberato finora 130 chilometri quadrati del loro territorio a est e sud-est, 17 dei quali nell’ultima settimana. E secondo fonti non confermate – e smentite dai filorussi -, sono riusciti a stabilire una prima testa di ponte vicino a Kherson, ma oltre il fiume Dnipro, sul versante occupato dalle forze russe. Riconquistando anche il villaggio di Rivnopol nel Donetsk, il primo nell’ultima settimana. Alla terza settimana la controffensiva di Kiev va avanti. Ma non senza incedibili difficoltà, dovendo affrontare un terreno piatto e aperto come il sud e il sud-est dell’Ucraina, pesantemente fortificato dai russi che ci hanno lavorato per mesi, disseminandolo di mine e che martellano i soldati di Kiev con gli elicotteri d’attacco Ka-52 e con l’artiglieria. Un terreno – nota in un’analisi il New York Times, citando fonti militari americane – molto diverso dalle fitte foreste del nord o dalle colline del Donbass settentrionale, che regalarono alle truppe di Zelensky una veloce e vittoriosa controffensiva a Kharkiv lo scorso settembre. E diverso anche da quello di Kherson, nell’operazione del novembre scorso.
Almeno ufficialmente, la milizia Wagner, che finora si è rivelata come l’osso più duro per gli ucraini, non è più sul fronte, sebbene la sua presenza in Bielorussia rappresenti una potenziale spina nel fianco futura, soprattutto dopo la notizia della costruzione di un campo per 8.000 combattenti vicino a Osipovichi, a 200 chilometri dal confine nord ucraino. Ma per il Nyt, l’Ucraina non è riuscita ad approfittare – o non ne ha avuto tempo – della crisi russa del fine settimana. E oggi, ha confermato il ministero della Difesa a Kiev, i russi hanno riposizionato nell’est dell’Ucraina le truppe che erano state trasferite nel territorio della Federazione per fronteggiare la marcia di Prigozhin verso Mosca. Ma qualche risultato forse c’è, se fosse confermato che le forze di Kiev sono riuscite a superare il Dnipro e ad assicurarsi un punto d’appoggio sulla riva sinistra del fiume, vicino al ponte Antonovsky, fatto saltare in aria vicino a Kherson.
Il governatore filorusso del Kherson Vladimir Saldo ha tuttavia negato, parlando di “tentativi senza successo” degli ucraini mentre il leader di Kiev è tornato al fronte dai suoi soldati: Zelensky prima ha visitato le sue truppe nel Dontesk e poi anche nella regione di Zaporizhzhia. Per il resto, nel fine settimana l’esercito ucraino nell’est rivendica avanzate di uno-due chilometri nelle aree di Orikhovo-Vasylivka, di Bakhmut, di Bohdanivka, Yagidny, Klishchiivka e Kurdyumivka, come fa sapere la viceministra della Difesa, Hanna Malyar. Per tutta la settimana trascorsa le truppe hanno riscontrato una “forte resistenza” da parte dei russi, che però hanno subito perdite “8 volte superiori” a quelle ucraine. Il territorio faticosamente riconquistato: 130 chilometri quadrati in tutto, come poco più della metà della superficie dell’Isola d’Elba. “È davvero difficile per le nostre truppe ora. Ma stanno andando avanti. Con fiducia” ha riassunto Malyar, secondo cui i russi hanno il compito di “fermare la nostra avanzata ad ogni costo” e con ogni mezzo, inclusa la minaccia nucleare. Sul piano diplomatico, il capo dell’ufficio del presidente ucraino, Andryi Yermak, reduce da un recente incontro a Copenaghen con rappresentanti del G7 allargato, dove ha presentato la Proposta di Pace ucraina in 10 punti, ha detto di aspettarsi che l’Ucraina riceva un chiaro invito per un’adesione semplificata alla Nato al vertice dell’Alleanza a Vilnius in luglio.