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Tra M5S e Rousseau non sarà un divorzio consensuale, carte bollate vicine e accuse sempre più pesanti

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Il nuovo Movimento 5 Stelle partirà dopo Pasqua. Giuseppe Conte incontrerà il segretario del Pd, Enrico Letta, in un luogo ancora “top secret, ma neutro”, ma lavora da settimane per stendere il programma e, soprattutto, per risolvere la grana più insidiosa: il rapporto con Rousseau. La piattaforma è stata il cuore pulsante dell’attività politica del M5S negli ultimi otto anni, ma ora è arrivato il momento di separarsi. Molto probabilmente toccherà ricorrere alle vie legali, perché l’associazione guidata da Davide Casaleggio non intende fare nessun passo indietro sugli arretrati dei contributi non versati dai parlamentari, ma questo impedisce di compiere i passi formali per dare vita alla nuova governance che vede a capo di tutto l’ex presidente del Consiglio. Da Statuto, infatti, le modifiche devono essere votate dalla base, ma senza la disponibilità del portale è impossibile provvedere all’adempimento. “Non è possibile che un privato tenga bloccata la prima forza parlamentare d’Italia”, spiega una delle persone più vicine a Conte. Soffermandosi sul tema del momento, cioè se a risolvere l’impasse saranno le carte bollate: “E’ presto per dirlo, ma è una cosa che consiglio di approfondire”. Stando alle parole del ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, invece, lo spazio di manovra è all’osso: “Mi auguro che prevalga il buonsenso” ma “se si continua a dire che il M5S deve 450mila euro a Rousseau mi pare non ci sia alternativa”.Conte e Beppe Grillo preferirebbero non dover adire alle vie legali, ma la situazione è davvero ingarbugliata. E per la causa sarebbe una parte consistente dei gruppi parlamentari a spingere. Lo dimostra il ragionamento di un deputato della ‘vecchia guardia’: “Rousseau lamenta di non aver ricevuto i nostri contributi, ma nessuno di noi ha mai firmato alcun documento, c’era solo una spunta da mettere su una form. Non c’è alcun obbligo e nessun contratto con il Movimento, dovrebbero fare 200 cause singole. Voglio vedere come faranno a portare in tribunale 200 e passa parlamentari…”. È pane per i denti di Conte, sia come leader politico sia come giurista. Anche se lo studio è fermo: “Gli sono arrivate tante offerte di lavori importanti – rivela la fonte che ha consuetudine con l’ex premier -, ma ha sempre declinato. Da gran signore”.La priorità va al nuovo Movimento, dal simbolo (“che verrà depositato presto”) all’organizzazione dell’evento-lancio. Qualcuno parla di maggio, ma chi lavora al dossier dice che “ci sono state delle accelerazioni”. Nel frattempo, anche il corpaccione pentastellato prova a rinnovarsi. Dall’esperienza di ‘Parole Guerriere’, infatti, nasce ‘Italia Più 2050′: “E’ la naturale evoluzione del think-tank e si muoverà nel solco tracciato da Beppe Grillo per il Movimento guidato da Conte”, fanno sapere gli organizzatori. Al momento, secondo quanto apprende LaPresse, attorno alla nuova iniziativa gravitano circa 40 parlamentari, ma la lista delle iscrizioni è ancora aperta e nessuno degli ispiratori vuole porsi limiti. Tra i protagonisti ci sono due sottosegretari, Carlo Sibilia (Interno) e Dalila Nesci (Sud e coesione territoriali), il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, ma anche il capogruppo M5S in commissione Trasporti a Montecitorio, Emanuele Scagliusi, i deputati Maurizio Cattoi e Mirella Liuzzi e i senatori Sergio Puglia e Fabrizio Trentacoste. Servirà “per mettere radici sui territori” e “promuovere la transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile in Italia”, spiegano gli ideatori.A Roma, però, il Movimento registra un nuovo addio. È quello della consigliera capitolina, Gemma Guerrini, che in Assemblea capitolina annuncia il passaggio al gruppo Misto e l’uscita definitiva dai Cinquestelle, delusa dalle “variopinte e poliedriche metamorfosi”. Le sue dimissioni sono anche “giudizio” all’amministrazione del Campidoglio. Negativo, ovviamente: “Non supporterò nessuna forza politica che sosterrà la candidatura” di Raggi. Anche questo è un ‘nuovo corso’ per il mondo pentastellato.

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Esteri

Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Ambiente

Qualità dell’aria in Italia, allarme inquinamento: superati i limiti UE e OMS già nel primo trimestre 2025

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I dati raccolti nei primi tre mesi del 2025 confermano una situazione drammatica per la qualità dell’aria nelle città italiane. Secondo l’Osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile, promosso da Clean Cities Campaign e Kyoto Club, in molti capoluoghi i livelli di PM2,5 (polveri sottili) e biossido di azoto (NO₂) hanno superato abbondantemente i limitifissati dalla Direttiva europea e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

In alcune zone urbane, come Torino Rebaudengo, non si è registrato neanche un giorno sotto i limiti dall’inizio dell’anno, evidenziando un’emergenza ormai strutturale.

Le città più colpite: Padova, Milano, Napoli, Torino e Palermo

Per quanto riguarda il PM2,5, i superamenti dei limiti sono stati registrati già nel primo trimestre nelle città di Padova, Milano, Brescia, Torino, Vicenza, Modena, Bergamo, Parma, Terni, Trento e Bologna.
La maglia nera per il biossido di azoto (NO₂) va invece a Palermo, Napoli, Messina, Genova, Torino, Catania, Milano, Vicenza, Venezia e Trento.

L’inquinamento come emergenza sanitaria

«L’inquinamento atmosferico è una vera emergenza sanitaria», afferma Roberto Romizi, presidente dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE Italia). «Le evidenze scientifiche dimostrano l’aumento di malattie respiratorie, cardiovascolari, neurodegenerative, problemi riproduttivi e disturbi dello sviluppo nei bambini. Non possiamo più permetterci esitazioni. Servono politiche urgenti e coraggiose, in linea con le indicazioni dell’OMS».

Le richieste di Kyoto Club: mobilità sostenibile e transizione energetica

Per Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club, è essenziale «procedere rapidamente verso la decarbonizzazione, investendo in efficienza energetica, fonti rinnovabili e soprattutto mobilità sostenibile».
Una critica netta viene rivolta al Governo per la Legge di Bilancio 2025, che avrebbe dirottato risorse verso il Ponte di Messina, sottraendole a trasporto pubblico locale e mobilità attiva: «Così si aggrava l’emergenza climatica e sanitaria».

I numeri che preoccupano l’Europa

Secondo l’OMS, oltre 7 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo a causa dell’inquinamento atmosferico. L’Agenzia Europea dell’Ambiente stima decine di migliaia di morti premature ogni anno solo in Italia per esposizione a inquinanti.

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Esteri

Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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