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Vaccinare chi, come, quando?

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Ieri abbiamo presentato su questo giornale lo schema del Piano Vaccinale Nazionale (PVN) in 5 punti, concludendo che “tutto il resto è fuffa, strizzatine d’occhio, girarci attorno, precostituirsi alibi, noia mortale e, alla fine, accendere quel famoso ‘cero a San Ciro’: non si sa mai…”. 

Crediamo in questo PVN e il Presidente Draghi, che evidentemente non legge Juorno.it, ha già perso un giorno nell’adottarlo. Quasi 19.000 contagi, 551 vittime, 317 nuovi ricoveri nelle terapie intensive. Per quanto tempo dovremo andare avanti con questa macabra contabilità, prima che Palazzo Chigi si decida?

I cinque punti sono i seguenti:

1. Il Governo avoca a sé la redazione di un Piano Vaccinale Nazionale (PVN).

2. Il PVN è esplicitamente considerato come un provvedimento di sanità pubblica posto alla base del Recovery Plan e rappresenta dunque l’atto preliminare di un più generale Piano di Ripresa Economica (PRE). 

3. Il PVN si realizza nell’ambito delle attività del Commissariato alla Vaccinazione Nazionale (Gen. Figliuolo, per intenderci), con l’eventuale supporto esecutivo delle Regioni. 

4. Il PVN è basato su poche regole senza deroghe di nessun tipo, che si possano comprendere e seguire senza problemi da parte dei cittadini, in forme che assumano le tecnologie digitali come una facilitazione e non come un ostacolo. 

5. Il PVN indica gli obiettivi da raggiungere in modo chiaro e verificabile in termini di risultati attesi (quantitativi e qualitativi), tempistiche e responsabilità.

Ognuno di questi punti, si capisce, deve essere sviluppato nei suoi fondamenti logico-operativi e messo in una forma giuridicamente accettabile. Lasciamo ai tecnici del Governo questa incombenza, restando a disposizione dell’esecutivo per un’eventuale consulenza, sempre a titolo rigorosamente gratuito: perché la patria, con a lettera maiuscola o minuscola, ci sta davvero a cuore. Tuttavia, sul Punto 4 – che come dice il Direttore Paolo Chiariello è quello che ci indica p.r.a.t.i.c.a.m.e..n.t.e cosa fare e come farlo – qualcosa vorremmo dirla.

E dunque, partiamo dall’idea semplice che per mettere in piedi un qualsiasi Piano, e dunque anche il PVN, tu devi avere e rendere esplicito (almeno) un obiettivo. Lo potresti dunque considerare e trattare come una “funzione da ottimizzare”: è matematico, è logico, è semplice. Qualunque statistico o esperto di ricerca operativa potrebbe impostare e risolvere la questione. Tuttavia devi fare i conti con le condizioni reali in cui ti trovi poi a dover ottimizzare la funzione in parola. Dunque, abbandono la levigatezza del calcolo e mi tuffo nella politica, nell’Italia dei furbetti, nel Paese che funziona così e così, nella gente che deve capire subito ed agire di conseguenza. 

Porrei dunque come obiettivo del PVN l’arresto ovvero il rallentamento sostanziale delle dinamiche epidemiche al duplice scopo di: 

  1. Ridurre drasticamente la mortalità per coronavirus, allentando la pressione sia sugli ospedali (reparti Covid, medicina generale e altre specialità mediche), che sulle terapie intensive; ciò consente una ripresa veloce dell’andamento ordinario del Sistema Sanitario Nazionale nelle sue essenziali funzionalità di prevenzione e cura.
  2. Consentire, in parallelo e in modo strettamente collegato, la ripresa economica (fortemente sostenuta dal Recovery Plan) attraverso il pieno esercizio della mobilità per l’espletamento delle attività pubbliche e private, individuali e collettive, comprese quelle legate al tempo libero, volte a garantire la ripresa dei settori della cultura, delle arti e dello spettacolo e volte altresì a salvare i.n.t.e.g.r.a.l.m.e.n.t.e la stagione turistica 2021.

Tutto ciò, incredibile dictu, seguendo – come mostra la Fig. 1 – uno schema elementare di vaccinazione prioritaria per corti decennali a scalare fino a 70 anni, e quindi a seguire per classi d’età via via più ampie fino ai 16 anni – soglia oltre la quale si sa pochissimo sul senso e sugli effetti del vaccino – integrando le vaccinazioni di massa con percorsi prioritari che riguardano definitamente:

  1. soggetti portatori di patologie a rischio;
  2. territori in cui dovessero svilupparsi in itinere focolai particolarmente virulenti di infezione;  
  3. eventuali altre “categorie sensibili” di cittadini ben individuate dalla struttura commissariale che, nel frattempo, avrà avuto la possibilità di eseguire operazioni come queste, di individuazione e/o monitoraggio, difficili da mettere in piedi in poco tempo.

Avrete notato che abbiamo scartato l’obiettivo di una illusoria e (in un certo senso) ridondante “immunità di gregge”. Tutti ricordate che l’età media di coloro che sono stati uccisi dal coronavirus tra il 1/3/2020 e il 1/3/2021 è di 81 anni (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia). E che gli ultrasettantenni, nel loro complesso, contribuiscono per il 94% alla mortalità da coronavirus. Di converso, dei 96.141 decessi verificatisi nell’anno epidemico, solo l’1,1% ha un’età inferiore a 50 anni.  

L’idea è: abbattete queste cifre, agendo sulle classi d’età che le determinano, ed avrete vinto. Garantendo il decollo economico e salvando la stagione turistica italiana. Sì perché seguendo le indicazioni della Fig.1, combinate con i propositi del Commissario Figliuolo e dello stesso Presidente del Consiglio (500.000 vaccinazioni al giorno), tu per fine maggio hai messo in sicurezza la salute pubblica e create le indispensabili premesse per il decollo economico via Recovery Plan.

E per favore, non mi venite a dire che mancano le dosi! Sappiamo bene che c’è un problema di approvvigionamento: ma il Governo che ci sta a fare, si potrebbe dire, visto che i soldi li mette l’UE, i medici e gli infermieri eseguono le inoculazioni, le strutture le mette in piedi la Protezione Civile e il Piano lo redige Juorno.it?  

Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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