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Timori di Crosetto, vicenda dossier non finisca nel vuoto

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Evitare che l’indagine sui presunti dossieraggi finisca nel vuoto. A tenere accesi i riflettori sul caso degli accessi abusivi alle banche dati, setacciati per spiare centinaia di vip e politici, è il ministro Guido Crosetto, che nella sua risposta in un’interrogazione al Senato invoca l’intervento legislativo del Parlamento. Il numero uno della Difesa, sulla scia di quanto chiesto dal Guardasigilli Nordio, aveva caldeggiato l’istituzione di un’apposita inchiesta parlamentare: richiesta che dopo poco è stata frenata da gran parte della maggioranza e dalla stessa premier Meloni, per la quale per ora sulla vicenda bisogna lasciar lavorare la commissione Antimafia. Proprio in queste ore l’ufficio della presidente Chiara Colosimo ha annunciato le nuove audizioni, dopo quelle dei procuratori Melillo e Cantone nei giorni scorsi. Venerdì 22 marzo sarà sentito Andrea De Gennaro, comandante generale della Guardia di finanza, il Corpo a cui appartiene uno degli indagati chiave dell’inchiesta, il tenente Pasquale Striano.

E in queste ore Crosetto sottolinea: “Il rischio è che questa vicenda, come tante altre e come quella a Palamara, finisca senza alcun accertamento definitivo”, avverte il ministro, per il quale “il Parlamento deve interrogarsi sulle regole in atto, sulle persone che di queste cose possono abusare, su quelle che su queste cose possano avere interessi, su come queste cose possano influenzare la vita democratica e politica indipendentemente dalle parti. Questa è una cosa che, secondo me, deve fare il Parlamento. Mi auguro che questo percorso venga fatto dal Copasir, dalla Commissione Antimafia, dalla commissione speciale, non sta al governo o a me dirlo. Va ripristinata la credibilità delle istituzioni nel suo complesso”, dice il titolare di via XX settembre, il quale è anche autore dell’esposto da cui sono partite le indagini, i cui atti dalla procura di Roma sono finiti a Perugia, anche per il coinvolgimento di un sostituto procuratore antimafia.

Dopo Nordio – che secondo alcuni media sarebbe in un periodo di difficili rapporti con la premier Meloni dopo l’esplicita richiesta di una commissione di inchiesta ad hoc sul caso – arriva dunque l’esortazione di Crosetto, un altro ministro, in questo caso un fedelissimo della presidente del Consiglio e con lei cofondatore di Fratelli d’Italia. Anche se lui ha comunque chiarito in Senato: “non penso ci siano dietro questa vicenda delle problematiche che possano riguardare la sicurezza nazionale dal punto di vista militare e della difesa del Paese”. Palazzo Chigi, al di là del lavoro della commissione Antimafia, non è comunque indifferente alla questione: il sottosegretario Alfredo Mantovano ha annunciato una stretta con “sanzioni più adeguate per chi compie accessi illeciti alle banche dati”, contenuta nel disegno di legge sul cyber del governo. Intanto il consiglio direttivo della Camera Penale di Perugia esprime in una nota “grave preoccupazione” per alcuni articoli relativi al fascicolo che ha coinvolto un ormai ex cancelliere della procura di Perugia che ha patteggiato una condanna per accesso abusivo a sistema informatico” e dice “basta” alla pubblicazione di “contenuti irrilevanti di atti d’indagine”.

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Politica

Europee, Meloni si candida: scrivete Giorgia sulla scheda, sono una del popolo

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“Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di fratelli d’italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo”. Era la notizia che tutti aspettavano e Giorgia Meloni l’ha pronunciata dal palco di Fdi a Pescara.

“Chiedo agli italiani di scrivere il mio nome, ma il mio nome di battesimo” alle europee. “Sono fiera che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me mi chiami Giorgia. Io sono stata derisa per anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, borgatara…perché loro sono colti….Ma io sono fiera di essere una persona del popolo” ha detto la premier e leader di FdI Meloni. “Se volete dirmi che ancora credete in me scrivete sulla scheda Giorgia, perchè io sono e sarò sempre una di voi. Il potere non mi cambierà, il palazzo non mi isolerà. Io ho bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena”.

“Io sarò sempre una persona a cui dare del tu, senza formalismi, senza distanza”, ha aggiunto. “Faccio quello che faccio solo ed esclusivamente per gli italiani. Non c’è altra ragione sostenibile per fare questa vita, ve lo garantisco”, ha detto la premier. “Mi interessa solo il giudizio dei cittadini, che rispetto e rispetterò sempre”, ha concluso.

“Quando noi diciamo ‘mai con la sinistra’ non stiamo utilizzando uno slogan buono da campagna elettorale ma da buttare il giorno dopo, parliamo di qualcosa che è nel nostro dna. Vale a Roma e vale a Bruxelles, non ci interessa stare con tutti o dove stanno tutti”. Così Giorgia Meloni dal palco di Fdi di Pescara.

“In queste settimane c’è chi sta confondendo i piani tra la maggioranza in parlamento europeo e la commissione” per “insinuare una sorta di nostra presunta disponibilità ad allearci con i socialisti”, ha premesso Meloni. “Non ci interessa stare con tutti, staremo solo dove le nostre idee si possono realizzare”, ha aggiunto.

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Politica

Fitto: dal 2020 sprecati 300 miliardi in bonus e superbonus

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“Cosa è stato fatto dal 2020 ad oggi con la sospensione del patto di stabilità?” che ha permesso di aumentare la spesa pubblica. Nel 2019 l’Italia ha speso 810 miliardi, nel 2022, fuori dal Patto di stabilità ne ha spesi 1.084 miliardi. “Sono circa 300 miliardi di euro in più. Dove sono andati? Cosa è stato fatto? Si sono fatti investimenti strutturali? Intelligenti? Che hanno cambiato la prospettiva del nostro Paese?. No sono andati tutti in bonus e superbonus che hanno aumentato il debito e che non hanno inciso in nessun modo sullo sviluppo e la crescita del Paese”. Lo ha detto il Ministro degli Affari Europei, del Sud, della Coesione e del Pnrr Raffaele Fitto alla Conferenza Programmatica di Fdi a Pescara.

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Unirai, anche oggi circo mediatico-politico-sindacale

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”Pochi giorni fa qualcuno si stracciava le vesti rilanciando le fake news sull’imminente addio alla Rai da parte di Ranucci e Sciarelli per essere clamorosamente smentito dopo meno 24 ore. A seguire la “bufera” sulla presunta censura a Scurati, smontata anche quella come emerge oggi su alcuni quotidiani di opposti orientamenti. Poi la democrazia in pericolo e l’allarme fascismo, liquidato ieri con poche parole dal portavoce Ue Christian Wigand”.

Lo afferma in una nota il sindacato Unirai, liberi giornalisti Rai. ”Nel menù di oggi dell’ormai ben noto e sempre meno credibile circo mediatico-politico-sindacale spunta il premio di risultato per i giornalisti Rai cancellato e il martire sindacalista e dirigente reo di aver fatto solo delle ironie via social, il tutto condito da una spruzzata di dichiarazioni nel tentativo ridicolo di delegittimare una nuova voce libera presente dentro la Rai. Avviso ai naviganti: Unirai ha tutte le carte in regola per far sentire la sua voce e il suo peso. È stato riconosciuto dall’azienda – ripetiamo – come sindacato significativamente rappresentativo a livello nazionale dei giornalisti Rai. Leggere, studiare, documentarsi. Fare un respiro profondo.

Accettare la realtà. Si fa anche una figura più dignitosa. Per quanto riguarda il premio di risultato l’azienda ha disdetto un accordo siglato nel 1993 con l’intento di sostituirlo con strumenti più vantaggiosi, come già fatto per tutti gli altri dipendenti, sul piano della tassazione. Come abbiamo già detto – concludono – vigileremo perché nessuno sia penalizzato dal nuovo accordo, ma certamente non ci metteremo su questo a fare terrorismo. Sulla questione relativa all’utilizzo dei social, e al rispetto che bisogna avere tra colleghi, infine invitiamo alla lettura della legge sulla professione, del codice etico e del regolamento di disciplina aziendale”.

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