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Thuram c’è Lukaku no, Inter batte Roma e torna in vetta

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A volte anche il destino si diverte a giocare con il calcio. E allora forse non è un caso se, nella serata del ritorno a San Siro di Romelu Lukaku da ex giocatore dell’Inter, a risolvere la sfida tra i nerazzurri e la Roma sia l’attaccante che di fatto ha preso il posto del belga, ovverosia Marcus Thuram. Il numero nove interista, quello che poteva essere proprio di Lukaku, mette ancora la firma e regala tre punti pesanti a Simone Inzaghi, che risponde subito alla Juventus e si riprende la vetta del campionato. Il tutto in una serata fatta soprattutto dei fischi di tutto San Siro per l’odiatissimo ex, il grande protagonista atteso ma che ha marcato visita, con pochi palloni toccati, un numero ancora inferiore di giocate efficaci e nemmeno un tiro verso la porta. L’ambiente tutt’altro che facile avrà influito, ma ha pesato anche un atteggiamento a lunghi tratti troppo rinunciatario dei giallorossi di José Mourinho (squalificato e in tribuna stampa, mentre a bordocampo c’era il vice Foti), che sulle gambe avevano anche le fatiche europee più ravvicinate rispetto ai rivali.

Il tema Lukaku però ha tenuto banco a lungo, fin dalle prime ore del pomeriggio quando fuori da San Siro la Curva Nord dell’Inter ha iniziato a distribuire i fischietti (a pagamento), dopo che nei giorni scorsi la Questura ne aveva vietato l’utilizzo. Pochi però quelli sequestrati all’ingresso dello stadio, tanto che fin dal riscaldamento i fischi sono arrivati copiosi, mentre Lukaku rispondeva con un applauso ironico e un sorriso ai cori con gli insulti. Il rapido saluto ai suoi ex compagni (con tentativo di abbraccio, andato a vuoto, con Lautaro Martinez) prima del calcio di inizio è stato così solo l’ultimo atto di un caldissimo prepartita. In campo, poi, Lukaku si è visto poco o nulla, non lasciando nemmeno grandi occasioni ai tifosi di fischiare ai suoi tocchi di palla.

Fin dai primi minuti infatti l’Inter ha preso in mano il pallino del gioco, creando occasioni con Calhanoglu (traversa con un destro da fuori), Thuram, Dimarco e Pavard nel primo tempo, mentre la Roma ha provato a difendersi senza però avere la forza di ripartire. Copione simile anche ad inizio ripresa, con Thuram a sfiorare subito il vantaggio di testa. Alla squadra di Inzaghi però manca cattiveria in zona offensiva e a poco a poco che passa il tempo sul cronometro viene meno anche l’intensità. E forse non a caso la Roma prova ad alzare la pressione, andando vicino al gol con un colpo di testa di Cristante respinto in tuffo da Sommer. Ma è solo un lampo estemporaneo, tanto che sulla ripartenza è invece Calhanoglu ad avere l’occasione per sbloccare il risultato, il suo destro deviato da Mancini si spegne a lato di poco.

La pressione dell’Inter, spinta anche da San Siro, torna così a crescere nel finale. E dopo la girandola di cambi Asllani trova con un gran lancio Dimarco, cross velenoso e Thuram da due passi porta avanti i nerazzurri. Che non si fermano, tanto che Carlos Augusto sfiora il raddoppio con un destro violento che sbatte sulla traversa. Foti dalla panchina tenta le mosse Belotti e Azmoun insieme a Lukaku, ma l’assalto finale non basta: a far festa sono Thuram e l’Inter.

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Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

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– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

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30 anni senza Ayrton Senna, nel mondo saudade senza fine per un mito dell’automobilismo

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“Un giorno che non sarà mai dimenticato dai brasiliani” titolava ‘O Globo’. E non era per celebrare la vittoria in uno dei cinque mondiali conquistati dalla nazionale del paese dove il futebol’ è un’autentica religione. No, era riferito al prossimo 1 maggio, quando saranno 30 anni dalla scomparsa, quel tragico giorno del 1994 a Imola, di Ayrton Senna. Un idolo nel suo paese, ma una icona mondiale il cui mito vive anche nelle generazioni che i prodigi del pilota non hanno potuto ammirare. Per capire cosa significhi tuttora per i suoi connazionali il ‘tricampeao’ del mondo della formula uno, morto a soli 34 anni, basta andare al cimitero di Morumbi (il quartiere dell’alta borghesia di San Paolo, di cui Senna faceva parte) dove è sepolto.

Caro Ayrton, un libro di Anna Maria Chiariello a 25 anni dalla scomparsa del grande Senna

Lì, vicino alla lapide coperta dai fiori, c’è un albero che ‘custodisce’ le testimonianze lasciate dai visitatori in onore del loro idolo scomparso tragicamente e troppo presto, ci sono anche pezzi di carta con preghiere e invocazioni, quasi degli ex voto con scritto “proteggimi” o “fammi trovare un lavoro”. Proprio così, perché Senna per tanti è una divinità, e non è certo un’esagerazione il detto secondo cui non esiste brasiliano dai 40 anni in poi che non si ricordi cosa stesse facendo in quel momento, quando da Imola arrivò la terribile notizia. Ayrton Senna è un sentimento, non solo saudade ma fede, amore, qualcosa, anzi qualcuno, che non potrà mai essere dimenticato, e in Brasile ancora oggi le sue 161 gare disputate vengono analizzate una per una, per capire quale fosse il suo segreto, oltre al talento che Dio, nel quale Ayrton credeva fortemente, gli aveva donato.

Sono giorni che a Rio, San Paolo, Porto Alegre e in ogni altro angolo del Brasile si parla e si scrive di Senna, non solo dei 30 anni dalla sua morte, ma anche, è successo a marzo, dei 40 anni dal suo esordio in F1 con la Toleman, e subito “fu l’inizio di un amore – hanno scritto i giornali locali – e della sua consacrazione”. I grandi network nazionali hanno ricordato che Senna è stato il modello di Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo, che non ha mai nascosto l’amore per il Brasile e per quel fenomenale campione di cui possiede un casco, mentre il fenomeno di oggi, Max Verstappen ha ricordato che “le vetture di allora erano molto differenti, e sono certo che se Senna corresse oggi guiderebbe in modo diverso. Ma vincerebbe ugualmente”.

Al Corinthians, squadra del cuore del pilota è stato chiesto, in vista del trentennale di Imola, per onorare le memoria del suo tifoso così speciale di riutilizzare la maglia di qualche stagione fa, quando al posto della scritta dello sponsor sul petto dei giocatori del ‘Timao’ era stato stampato l’autografo di Senna. Intanto alcuni facoltosi appassionati stanno partecipando all’asta per acquistare la Honda NSX che Ayrton utilizzava per spostarsi nei periodi che trascorreva in Portogallo.

Apparteneva ad una persona di nazionalità britannica, di cui non si è fatto il nome, che ora l’ha messa in vendita, al prezzo base di 500mila sterline, circa 580mila euro. In Brasile non se la vogliono far sfuggire, e sarà una sfida all’ultimo real. Intanto, e soprattutto, rimane quel volto che è anche su tanti murales, amato da tutti e sinonimo di 41 gran premi vinti e tre titoli mondiali. Una striscia che avrebbe potuto continuare chissà fino a quando, ma il destino ha deciso diversamente. Di sicuro Ayrton Senna continua a vincere nei cuori della gente.

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Tifosi del Napoli in silenzio 17′: poi cori contro De Laurentiis, Calzona e squadra

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Un’atmosfera insolita ha avvolto lo stadio Diego Armando Maradona durante l’ultimo incontro di Serie A tra il Napoli e la Roma. I tifosi del Napoli, in particolare quelli delle curve, hanno scelto una forma di protesta silenziosa per esprimere il loro dissenso verso la direzione del club in una stagione che si sta rivelando particolarmente difficile.

L’incontro è iniziato in questo clima quasi surreale. Il Napoli, attualmente ottavo in classifica, sta vivendo una delle sue stagioni più turbolente, segnata da risultati deludenti come l’ultima sconfitta contro l’Empoli. La scelta di non cantare è stata un modo per i tifosi di evidenziare il loro malcontento e la loro insoddisfazione per come le cose stanno procedendo sia sul campo sia fuori.

Il silenzio dei tifosi è stato interrotto solo al 17esimo minuto, quando è scaturito un coro contro il presidente Aurelio De Laurentiis.Questo tipo di manifestazione pacifica, ma estremamente eloquente, evidenzia la frattura crescente tra la base dei tifosi e la leadership del Napoli.

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