Un bilancio di sangue assurdo per una serata in discoteca alla vigilia della immacolata per ballare ed ascoltare un rapper: sei morti e oltre cento feriti, di cui dodici in gravi condizioni. I morti sono stati travolti dalla calca durante un fuggi fuggi generale nel locale in provincia di Ancona, la discoteca “Lanterna azzurra” di Corinaldo, in località Madonna del Piano. Le vittime sono due ragazzi, tre ragazze e la madre di una ragazzina che aveva accompagnato la figlia a vedere il suo idolo, Sfera Ebbasta. Dalle prime informazioni e a quanto hanno sostenuto alcuni ragazzi sembra che a scatenare il panico e il successivo fuggi fuggi sia stato l’utilizzo, da parte di un gruppo di delinquenti, di spray urticante.
Sui social, alcuni ragazzi, parlano di uso di spray al peperoncino, che sarebbe stato spruzzato in aria da uno dei partecipanti alla serata. Lo spray avrebbe scatenato il panico, la fuga dal locale, la calca e dunque la tragedia., Sembra una replica di quanto accadde in piazza San Carlo a Torino il 3 giugno del 2017, quando oltre 30 mila persone guardavano la proiezione della partita della finale di Champions League. Anche in quel caso, come emerso dall’inchiesta, quattro ragazzi spruzzarono uno spray per tentare una rapina e si scatenò una fuga generale in cui rimasero ferite 1500 persone, tra cui una donna morta dopo qualche giorno in ospedale. In questo caso però parliamo di un bilancio drammatico provvisorio di sei morti.
Dei 100 e passa feriti – secondo fonti del 118 – ce ne sono appunto dodici in condizioni gravi. In codice rosso in ospedale e rischiano la vita. Sono tutti ragazzi rimasti feriti nella calca. Sono stati trasportati con le ambulanze del 118 all’ospedale più vicino, quello di Senigallia, da dove i più gravi, una decina, sono stati successivamente trasferiti all’ospedale Torrette ad Ancona. Sul luogo sono intervenuto subito i vigili del fuoco da Ancona, Senigallia, Arcevia, Jesi. Nella discoteca, secondo quanto riferito dai testimoni ai Vigili del fuoco, c’era un migliaio di persone, attratte dall’evento concerto di Sfera Ebbasta, popolarissimo rapper della Trap music. Il concerto non era ancora iniziato, tra mezzanotte e l’una, quando alcuni ragazzi hanno sentito un odore acre e per paura si sono diretti verso una delle porte di emergenza, trovandola- secondo i primi testimoni- sbarrata.
A quel punto la calca si sarebbe concentrata verso un muretto, da cui sarebbero cadute decine di persone: quelli finiti sotto agli altri sono morti schiacciati. Sia le vittime, sia i feriti avrebbero riportato lesioni e traumi da schiacciamento. Il fatto è accaduto intorno all’una di notte. I carabinieri indagano sulle cause. In giornata nella discoteca sono previsti i primi rilievi delle squadre tecniche di polizia scientifica. E cominceranno i primi interrogatori di titolari della discoteca, organizzatori dell’evento e ragazzi presenti. Occorre risalire alla paternità di questa strage. Capire chi ha sparso spray al peperoncino, perchè l’ha fatto.
L’orsetta Nina, trovata a maggio da sola nei pressi di Pizzone (Isernia) è stata trasferita in un ambiente più simile alle condizioni naturali in cui dovrà vivere una volta libera. Lo ha reso noto il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con un post sui canali social. “Nina era stata trovata nei pressi di Pizzone (Isernia) all’inizio di maggio – si legge nel post – allevata con l’obiettivo di essere reintrodotta in natura non appena le condizioni lo permetteranno. Sabato scorso, i tecnici del Parco, biologi e veterinari, hanno provveduto a trasferire Nina in una nuova struttura.
L’orsetta ha completato con successo lo svezzamento, seguendo il protocollo sviluppato con il supporto di esperti internazionali, sia europei sia nordamericani. Ora può vivere in un ambiente più adatto alle sue esigenze attuali, molto più simile a ciò che incontrerà una volta tornata libera. Si tratta di un ampio recinto immerso nella natura, dove potrà continuare a crescere e prendere peso”. Nel post si ricorda anche che il nome dato all’orsetta “è stato selezionato dopo il concorso lanciato in occasione della seconda edizione della giornata dedicata all’orsa Amarena. Abbiamo deciso di accogliere la proposta degli studenti dell’Istituto Comprensivo “Gesuè” di San Felice a Cancello (Caserta), che hanno suggerito proprio il nome Nina”.
Non un agguato pianificato, ma un delitto “maldestro”, frutto di “errori” e di una personalità narcisistica incapace di sopportare il crollo della propria immagine. È questa la linea della difesa di Alessandro Impagnatiello, l’ex barista dell’Armani Café condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, assassinata a Senago il 27 maggio 2023.
Mercoledì si apre il processo d’appello davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano. L’avvocata Giulia Geradini, che difende l’imputato, chiederà di riformare la sentenza di primo grado, sostenendo che l’omicidio non fu premeditato ma la conseguenza tragica di una relazione doppia che Impagnatiello “avrebbe voluto interrompere”, ma che non è riuscito a gestire, sopraffatto dalla necessità di preservare un’immagine pubblica costruita con cura.
Le richieste della difesa: escludere le aggravanti
La difesa punta a escludere le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, non riconosciute dal gip Angela Laura Minerva già nella convalida del fermo, e chiederà il riconoscimento delle attenuanti generiche. Se accolte, queste richieste potrebbero ridurre la condanna a 30 anni.
Secondo l’avvocata, non ci sarebbe “alcuna prova” di un omicidio studiato nei dettagli: la dinamica sarebbe invece “grossolana e maldestra”, come dimostrerebbe il modo in cui Impagnatiello ha cercato di disfarsi del cadavere — bruciandolo con alcol e benzina — e di simulare la scomparsa della 29enne per quattro giorni, spostandone il corpo tra il box, la cantina e l’auto prima di abbandonarlo in un’intercapedine.
L’accusa: 37 coltellate e un corpo dato alle fiamme
La ricostruzione fatta dalla Corte in primo grado parla di 37 coltellate inferte tra le 19.05 e le 19.30 del 27 maggio. Un gesto di violenza estrema, seguito dal tentativo di cancellare ogni traccia, mentre il corpo della giovane, scopertasi poco prima tradita da una collega del compagno, veniva occultato per giorni.
A sostenere l’accusa in aula sarà la sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri, che si opporrà alla richiesta della difesa e chiederà la conferma dell’ergastolo.
Arrestato il presunto autore degli attentati incendiari avvenuti a febbraio scorso nelle sedi della compagnia carabinieri di Castel Gandolfo e del commissariato di polizia di Albano Laziale, vicino Roma. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati, del ROS, e gli agenti della Digos di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Velletri su richiesta della Procura, nei confronti di un 34enne di origine egiziana, regolare sul territorio nazionale e con precedenti di polizia. E’ accusato di strage politica, ovvero commessa allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato. Il movente sarebbe legato a un rancore profondo e persistente nei confronti delle forze dell’ordine locali, maturato nell’ambito di vicende personali.