Collegati con noi

Spettacoli

Sergio Rubini racconta il suo inferno sul set di La Passione di Cristo: «Andai in depressione»

Pubblicato

del

Un’esperienza mistica, grottesca e surreale, al limite dell’esaurimento. Sergio Rubini (foto Imagoeconomica ha ricordato la sua partecipazione al film La Passione di Cristo di Mel Gibson con un monologo ironico e dissacrante durante il Bif&st di Bari, dove ha ricevuto il Premio alla carriera.

L’attore e regista pugliese, oggi 65enne, ha svelato retroscena tragicomici della lavorazione del kolossal religioso, girato nel 2004 tra Cinecittà, la Puglia e Matera. Nelle stesse ore in cui Gibson annunciava il sequel, The Resurrection of the Christ, Rubini ha raccontato al pubblico un’altra faccia della “Passione”: la sua.

Il clima da set: «Messa tre volte al giorno, in tre lingue»

«Il film era pieno di preti, ma preti veri, lefebvriani, con ostie consacrate in mano. Si diceva messa tre volte al giorno: in italiano, latino e inglese», ha ricordato Rubini. In quel clima “mistico-esaltato”, con Jim Caviezel convinto di moltiplicare i pani e i pesci tra i sassi di Matera, le visioni mistiche si sprecavano: «Tutti vedevano la Madonna, anche l’attore che faceva Giuda. Mel Gibson, che considerava il film una missione divina, si arrabbiò».

«Appeso alla croce col sellino da bici»

Rubini interpretava il ladrone buono, praticamente nudo nel gelo di novembre. Per il realismo esasperato imposto da Gibson, restava appeso alla croce per ore, sostenuto solo da un minuscolo sellino da ciclista. «Avevo una guaina con tubicini per far scorrere il sangue, mi tiravano addosso il fango. Accanto a me c’era un manichino che sembrava più vivo di me».

Il tutto, recitando in aramaico: «Fortunatamente, quei suoni gutturali con vocali aspirate assomigliano al dialetto di Grumo Appula, il mio paese».

«Religioso di giorno, peccatore di notte»

Tra sacro e profano, Rubini ha raccontato anche di un Gibson «religiosissimo di giorno, peccatore la notte»: «Si ubriacava e bussava alle attrici. L’idea di Paradiso che dava era quella di Las Vegas».

Quell’esperienza lo segnò profondamente: «Mi sembrava un pazzo esaltato. Pensavo che il film sarebbe stato un fiasco, e invece fu un successo mondiale». Gibson, riconoscente, gli inviò un bonus economico dentro una busta con l’effige di Gesù, logo della sua casa di produzione. «Non volevo accettarlo, poi si ruppe il cambio della Smart e lo incassai».

La lezione: meglio l’ironia italiana del fanatismo hollywoodiano

Con la sua solita ironia, Rubini ha contrapposto la scuola italiana della commedia dell’arte, fatta di leggerezza e misura, a quella americana dell’immedesimazione assoluta: «Mastroianni diceva a Fellini: “Marlon Brando sta da tre mesi al camposanto perché deve fa’ uno che muore”».

Un aneddoto personale, raccontato con sarcasmo e disincanto, per riflettere su un mestiere che può portare anche al limite della salute mentale. E su un’industria cinematografica che, a volte, confonde la religione con la spettacolarizzazione.

Advertisement

Spettacoli

Gwyneth Paltrow è stanca della dieta, ‘ora mangio pane e pasta’

Pubblicato

del

Gwyneth Paltrow ha affermato di essere tornata a mangiare cibi che in precedenza aveva eliminato dalla sua rigidissima dieta, tra cui pane, pasta e formaggio. Lo riporta la Bbc. L’attrice premio Oscar, diventata negli anni una guru del salutismo ha seguito e promosso diversi regimi alimentari negli anni. “Ho seguito per un certo periodo una dieta macrobiotica ferrea e così sono diventata ossessionata da un’alimentazione molto, molto sana”, ha detto nell’ultima puntata del suo podcast spiegando di essersi dedicata al “benessere e al cibo” a causa del cancro alla gola che ha ucciso il padre. Poi lei e il secondo marito, Brad Falchuk, hanno iniziato a seguire la dieta paleo, basata sul principio che ci si debba nutrire “come i nostri antenati”. Di recente però, Paltrow ha ricominciato a mangiare “pane a lievitazione naturale e un po’ di formaggio e un po’ di pasta”.

Continua a leggere

Musica

Rocco Hunt, il ragazzo di giù diventa grande: “Ho 30 anni e ancora la rabbia del Sud”

Esce l’album Ragazzo di giù: tra neomelodico, rap e introspezione, la maturità artistica di un figlio del Sud.

Pubblicato

del

A 30 anni, Rocco Hunt ha già alle spalle 15 anni di carriera, una vittoria a Sanremo, hit estive, strofe militanti e un’identità artistica sempre più nitida. Ma oggi, con il nuovo album Ragazzo di giù, in uscita venerdì, Rocco — per molti ancora affettuosamente “Rocchino” — completa un percorso che lo conferma maturo, consapevole e profondamente legato alle sue radici.

“Sono fortunato, canto chi non lo è stato”

Il brano che dà il titolo al disco è un manifesto identitario.
“Io sono il ragazzo di giù fortunato”, spiega Rocco, “quelli che canto sono stati meno fortunati, magari non hanno dovuto lasciare casa, ma hanno pagato altri prezzi”. La nostalgia per la sua terra non è solo geografica, è memoria viva di un mondo che spesso si perde tra le distanze culturali.

Tra disagio e riscatto: “A Nord si perdono i valori”

“Oggi Napoli fa figo, ma vivere al Nord è diverso”, dice. Il successo, per lui, ha un prezzo. “Contano i numeri, non i valori”, afferma, parlando anche del figlio Giovanni, 8 anni, cresciuto tra Milano e Napoli: “Ha un accento diverso, ma deve sapere da dove viene, imparare l’inglese e la cazzimma partenopea”.

Il dialetto come identità: “È mamma, papà e biberòn”

Per Rocco il dialetto non è solo stile, ma lingua del cuore:
“È la strada dove sei cresciuto, la voce dei tuoi nonni, il suono dell’anima”. E anche se ha girato l’Italia e il mondo, resta anima di Scampia, del Sud e dei suoi contrasti.

Il rap, il neomelò, e il coraggio delle parole

Ragazzo di giù è un album eterogeneo, che passa da Gigi D’Alessio a Massimo Pericolo, da Irama a Baby Gang, mischiando il rap con la melodia napoletana e l’attualità più bruciante. In Demone santo, per esempio, denuncia con rabbia il crollo del ballatoio della Vela di Scampia:
“Quelle creature sono vittime dello Stato. A che serve il tricolore sulle bare bianche, se Cristo in quelle case non ci entra?”

Sanremo, De Filippo e il mare della costiera

Nel disco anche introspezione e memoria, con brani come ‘A notte, ispirato a Eduardo De Filippo, e Domani chissà, dove Rocco rievoca lo scugnizzo che si tuffava a bomba nel mare della costiera. E non manca un pensiero al futuro:
“Vorrei un secondo figlio”, dice, ma con il timore delle malattie, dei sacrifici, della fragilità.

Il tour: dal Molise a Milano, passando per la Reggia

Il tour estivo partirà il 20 giugno da Campobasso, con gran finale l’11 settembre alla Reggia di Caserta e il 6 ottobre all’Unipol Forum di Milano.
“Senza le mie radici non sarei quello che sono”, conclude Rocco.
E quando gli chiedono se oggi è ancora “‘nu juorno buono”, risponde senza esitazioni:
“Sì. Ma è sempre più difficile non vedere le nuvole all’orizzonte”.

Continua a leggere

Spettacoli

Sara Tommasi, “dalla Bocconi al porno, guadagnavo 10mila euro a sera “ho perso tutto e sono rinata”

La confessione dell’ex showgirl: “Il dolore mi ha formata. Ma oggi ho una vita sana e felice”.

Pubblicato

del

In un’intervista al Corriere della Sera, Sara Tommasi (foto Imagoeconomica) si racconta con tenerezza e consapevolezza, rievocando il passato tra luci e ombre, e descrivendo il presente con un sorriso nuovo, accanto al marito e agente Antonio Orso, sposato nel 2021 in piena pandemia.

Ora sto bene”, dice. Non prende più farmaci da quando si è sposata, vive tra Terni e Sharm el-Sheikh, ha una vita regolare, dorme bene, fa palestra, lavora con equilibrio. E soprattutto si sente amata.

Il passato doloroso e la malattia

La Tommasi racconta con sincerità gli anni più difficili, segnati da un disturbo bipolare che lei stessa con coraggio ha ammesso pubblicamente: “Il problema è quando non si accetta la malattia. Si fanno errori da cui non si può più tornare indietro”. Fa riferimento anche ai film porno, al processo per violenza sessuale poi conclusosi con l’assoluzione degli imputati, e al dolore per non aver ascoltato la madre, che le chiedeva di curarsi. “Ce l’ho con me stessa”, confessa.

Gli affetti, le radici, il nuovo inizio

Ricorda con amore la madre Cinzia, scomparsa tre anni fa per il Parkinson, e la sua infanzia a Terni tra le merende in pasticceria dai nonni e i sogni da bambina. Confessa di essersi persa con le droghe, cercando conforto fuori dai farmaci prescritti: “Mi ha fatto uscire di testa”. Ma oggi, grazie ad Antonio, è rinata: “Quando mi parla, io mi sento bene”.

Carriera e ricordi felici

Rivive con emozione i momenti d’oro della carriera: Paperissima, l’Isola dei Famosi, Chiambretti Night, il calendario per Max. Parla con affetto di Gerry Scotti, Fabrizio Frizzi, Simona Ventura, e rivela che una delle esperienze più belle è stata proprio l’Isola, nel 2006.

A sorpresa, aggiunge: “Mi piacerebbe condurre un programma solare. E c’è l’idea di un docufilm sulla mia vita, per parlare di bipolarismo”.

Il futuro tra sogni e consapevolezza

Non esclude l’adozione: “Ho avuto un’operazione all’utero, la gravidanza sarebbe a rischio. Ma ci stiamo pensando”. Intanto si gode i piccoli gesti, il gelato con il marito, gli incontri con i suoi suoceri. E ammette: “Siamo ancora nella fase adolescenziale del nostro amore”.

Infine, il senso profondo del suo percorso: “Il dolore ti forma. Ma bisogna imparare a valorizzare quello che si ha. Io l’ho capito quando ho perso tutto”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto