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Scuola, i presidi e 8mila segretari gestiranno il caos del green pass

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Per gestire l’introduzione del Green pass nelle scuole serve un ‘plotone’ di 8 mila nuovi segretari. Il rischio, altrimenti – avvertono i presidi – e’ che mentre si scarica sugli istituti un’altra mole di compiti, non ci sia il personale a gestirli, e che i dirigenti scolastici vengano schiacciati da una nuova mole di responsabilita’, mettendoli a rischio burn out, ovvero esaurimento. “Per i presidi che omettono il controllo ci sono sanzioni, e questo e’ normale. Noi siamo d’accordo con il Green pass ma chiediamo strumenti per i presidi: serve una unita’ di personale di segreteria in piu’ in ogni scuola e serve una banca dati per consentire di conoscere chi non e’ in possesso del Green pass. Va fatto subito, altrimenti non e’ possibile garantire il controllo”, dice il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. E mentre il sindacato Anief ha raccolto in poche ore 15 mila firme contro l’introduzione del Green pass nella scuola, l’Udir, che rappresenta i dirigenti scolatici, mette in guardia: “bisogna prevenire il burn out, non sovraccaricando il personale di ulteriori compiti che si sommano allo stress legato alla precarieta’ della situazione emergenziale”. Il decreto sul Green pass, accusa il giovane sindacato, non tiene conto “delle difficolta’ organizzative della scuola e dell’affaticamento del personale, provato dalle vicende legate alla pandemia”. Per i sindacati della scuola c’e’ di piu’: i 358 milioni di euro stanziati dal governo per sostituire il personale scolastico privo di Green pass sarebbero sufficienti solo a coprire la mancanza di 50 mila persone da meta’ settembre a meta’ dicembre, mentre al momento la percentuale dei non vaccinati nelle scuole supererebbe le 200 mila unita’. “Si consolida ancora di piu’ la nostra idea che con il Green pass nella scuola si sia voluto operare piu’ per l’immagine che per la sostanza”, lamenta Maddalena Gissi, a capo della Cisl scuola, la quale assicura che al tavolo per il protocollo sulla sicurezza che si tornera’ a riunire la prossima settimana con il ministero dell’Istruzione “ribadiremo la necessita’ di discutere di questioni concrete per fornire tutte le risposte ai tanti dubbi alimentati da una decisione unilaterale, lacunosa e superficiale, assolutamente inadeguata per la ripresa della scuola in presenza”. La categoria della scuola ha percepito il Green pass come “uno schiaffo peraltro immeritato che nasconde le inefficienze del governo”, aggiunge Pino Turi, segretario della Uil scuola, il quale promette che il sindacato “continuera’ la propria azione nella tutela dei diritti del personale con tutti i mezzi che una moderna democrazia mette a disposizione. Non ci faremo intimidire”. “Queste derive autoritarie e senza consenso – aggiunge – sono dimostrative di una forza di governo che nasconde debolezze e la mancanza di interventi concreti per l’avvio del nuovo anno scolastico; non si trova di meglio che una azione dimostrativa verso i piu’ deboli, che intacca i valori fondanti di una comunita’ che ha dimostrato, invece senso sociale e grande professionalita’”. “Sono convinto che entro la fine del mese di Agosto avremo superato il 90% dei vaccinati tra i lavoratori della scuola. Quando il provvedimento (sulle misure per il rientro a scuola in presenza – ndr) arrivera’ in Parlamento, presenteremo emendamenti allo scopo di migliorarlo”, assicura il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, della Lega, che pensa tra l’altro “a quei lavoratori le cui condizioni di salute non consentirebbero l’inoculazione del vaccino”.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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