Saras cade in Borsa dopo l’accordo raggiunto dalla famiglia Moratti per cedere al colosso olandese Vitol la sua quota nella raffineria sarda di Sarroch, una delle più grandi del Mediterraneo. Il gruppo petrolifero, che è arrivato a perdere più del 7%, ha chiuso in calo del 3,7%, a 1,72 euro, deludendo un mercato che confidava in un’offerta più generosa. Intanto i sindacati esprimono “disagio e preoccupazione” per il passaggio “in mano ad una multinazionale straniera” di un’altra “un’importante società italiana”, ha dichiarato Daniela Piras, segretaria generale Uiltec.
“Il gruppo Vitol ha risorse e capacità per garantire continuità e sviluppo rispetto al mercato internazionale” ma “questa potenzialità va ora condivisa con il sindacato che attende di conoscere dalla nuova proprietà i contenuti della nuova prospettiva industriale”. L’ultima parola spetterà al governo che, grazie ai poteri del golden power, potrà dire la sua sul destino di un asset strategico per la politica energetica italiana, visto che dal sito di Sarroch, nel cuore del Mediterraneo, escono 300 mila barili al giorno di prodotti raffinati, pari a 15 milioni di tonnellate all’anno e a circa un quinto della lavorazione complessiva nazionale. La cessione a un “primario operatore industriale” dotato di risorse “relazionali, finanziarie e manageriali necessarie per competere nell’attuale contesto di mercato internazionale” è “la miglior garanzia per il futuro successo” di Sarroch, ha rassicurato il presidente e ad di Saras, Massimo Moratti.
Mentre il ceo degli olandesi, Russell Hardy, ha promesso continuità in termini “di gestione diligente, operazioni sicure e supporto alla comunità locale e ai dipendenti” e ha assicurato che l’acquisizione “rafforzerà la sicurezza energetica europea e migliorerà l’approvvigionamento di un impianto chiave”. Vitol, che sta trattando anche l’acquisto del rigassificatore di Rovigo, grazie a Saras aumenterà a 800 mila barili al giorno la la sua capacità di raffinazione. Il mercato scommette che la cessione possa andare a buon fine, anche alla luce del precedente di Priolo, la raffineria siciliana venduta nel 2012 da Erg a Lukoil e acquistata lo scorso maggio dal gruppo cipriota Goi Energy, affiancato dal gigante del trading Trafigura (azionista anch di Saras con il 10% del capitale). In quell’occasione il governo approvò la cessione condizionandola a garanzie in tema di occupazione, livelli produttivi, tutela ambientale e tracciabilità delle forniture di petrolio. E altrettanto potrebbe fare con Saras.
“Anche se la raffineria di Sarroch in Sardegna rappresenta un asset strategico per l’Italia, ci attendiamo che l’operazione possa ottenere semaforo verde”, commentano gli analisti di Intermonte. E la chiusura di Saras a un valore non distante dagli 1,75 euro a cui Vitol dovrà lanciare l’opa una volta in possesso delle azioni dei Moratti dimostra come la Borsa accrediti questo scenario. Ciò non significa che il mercato abbia festeggiato: Saras ha perso il 3,7% dopo che venerdì si era issata fino a superare gli 1,9 euro ad azione in scia alle indiscrezioni di stampa che ipotizzavano un’opa a un prezzo di 2,2 euro, superiore del 25% a quello poi effettivamente concordato tra i Moratti e Vitol. La Consob ha avviato gli accertamenti di routine in presenza di transazioni straordinarie, tra cui il monitoraggio dell’operatività sul titolo a monte e a valle dell’annuncio dell’accordo, anche alla luce del flusso informativo. Si tratta di attività a 360 gradi, che coinvolgeranno tutti i soggetti coinvolti, incluse le comunicazioni al mercato della famiglia Moratti.