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Cronache

Santanchè, presto altra richiesta per falso in bilancio

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E’ attesa poco dopo la metà di maggio, e comunque entro la fine del mese, la seconda richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Daniela Santanchè, del suo compagno, Dimitri Kunz, e di altre 15 persone e tre società, indagati nell’inchiesta della Procura di Milano per falso in bilancio su Visibilia, il gruppo fondato dalla ministra e dal quale ha dismesso cariche e quote nel 2022. I pm Marina Gravina e Luigi Luzi con Laura Pedio, hanno spiegato alle difese di non aver intenzione di concedere ulteriori termini rispetto a quelli ‘canonici’ dei 20 giorni decorsi dalla notifica della chiusura delle indagini. Termini che per tutti, eccetto per una delle società a cui l’atto è stato notificato con difficoltà e successivamente, sono scaduti o in procinto di scadere. Inoltre i pubblici ministeri hanno fatto sapere ai legali che gli interrogatori previsti dalla norma, qualora qualcuno lo chieda o lo abbia chiesto, vengono fissati ad horas, ossia nell’immediatezza.

Da quel che risulta, pare solo uno – ma è una voce non confermata – ha fatto domanda di essere sentito. Dunque, gli inquirenti milanesi, salvo imprevisti, dopo quella trasmessa ieri al gup Tiziana Gueli sulla truffa aggravata per le presunte irregolarità dell’utilizzo della cassa integrazione a zero ore nel periodo dell’emergenza Covid, a breve, avanzeranno un’altra istanza di processo per la ministra del Turismo e altri indagati, tra cui anche l’ex compagno Canio Mazzaro, la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero e Visibilia Editore spa, finita in amministrazione giudiziaria dopo una causa intentata da piccoli soci, Visibilia Editrice srl e Visibilia srl in liquidazione. Si prevede tra poco più di un paio di settimane, a meno che non ci sia un cambio di passo dovuto a problemi tecnici o ad altre questioni come le elezioni imminenti.

L’idea di fondo è di procedere prima che l’aggiunto Pedio, da poco nominata procuratrice di Lodi, si insedi nel nuovo ufficio. Intanto per dopodomani, lunedì 6 maggio, è fissata davanti alla sezione fallimentare un’udienza sulla richiesta, avanzata sempre dalla Procura, di amministrazione giudiziale per due società del gruppo del bio-food un tempo guidato dalla senatrice di Fratelli d’Italia e da Mazzaro, ossia per Bioera spa e Ki Group Holding. Le quali hanno avuto accesso nei mesi scorsi alle procedure di composizione negoziata della crisi per il risanamento e hanno chiesto e ottenuto le “misure protettive del patrimonio”, ora scadute.

Su questo versante i giudici lo scorso gennaio hanno già dichiarato il fallimento di Ki Group srl, altra società dello stesso gruppo. In seguito a questa sentenza, come in pratica accade sempre in casi del genere, la Procura, guidata da Marcello Viola, affiancata dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Gdf , sta lavorando su una nuova indagine per bancarotta che presumibilmente porterà a nuove iscrizioni. E lo stesso potrebbe accadere per Visibilia Editore, in quanto dopo un iniziale salvataggio – si ipotizza grazie anche a parte della plusvalenza di un milione realizzata da Kunz con la compravendita della villa un tempo del sociologo Francesco Alberoni (sulla vicenda c’è una indagine per riciclaggio) – e uno stralcio di indagine in vista di una richiesta di archiviazione, è di nuovo in cattive acque.

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Sparatoria in piazza a Monreale, una carneficina: due morti e tre feriti, tutti giovanissimi

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E’ di due morti e tre feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta in nottata nella centrale piazza Duomo a Monreale (Palermo). Le vittime hanno 25 anni e 23 anni; i feriti 26 anni, 33 anni e 16 anni. La sparatoria è avvenuta in una piazza affollata, davanti ad almeno un centinaio di testimoni. Secondo una prima ricostruzione tutto sarebbe nato in seguito a una rissa per futili motivi davanti ad una pizzeria. Poi i due gruppi di giovani si sono affrontati in piazza. Uno dei protagonisti dell’aggressione, armato di pistola, ha iniziato a sparare. I feriti sono in gravissime condizioni. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

Le vittime della sparatoria sono Salvatore Turdo di 23 anni e Massimo Pirozzo di 26. Sono morti subito dopo essere stati trasportati negli ospedali Ingrassia e Civico del capoluogo. Anche uno dei feriti sarebbe in gravissime condizioni. Davanti agli ospedali si sono presentati numerosi familiari e amici delle vittime, con grida e scene di disperazione.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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La Chiesa alla ricerca di un pacificatore: si apre il pre-Conclave

Nel pre-Conclave dopo la morte di Papa Francesco, i cardinali cercano un candidato pacificatore per superare le divisioni interne. Il nuovo Papa dovrà unire e guidare una Chiesa divisa.

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C’è un cartello immaginario, ma chiarissimo, all’ingresso delle Congregazioni pre-Conclave e della Cappella Sistina: «Cercasi un pacificatore». Dopo la grande partecipazione popolare ai funerali di Papa Francesco, la Chiesa si ritrova ora a dover voltare pagina, raccogliendo l’eredità di Jorge Mario Bergoglio e affrontando divisioni dottrinali e geopolitiche mai sopite.

Il bisogno di superare le contrapposizioni

Tra le fila dei cardinali c’è consapevolezza che riproporre schemi vecchi, come il conflitto tra “bergogliani” e “ratzingeriani”, sarebbe miope. Il nuovo Conclave si svolgerà in un contesto mondiale mutato, segnato dalle tensioni internazionali e dalla crisi dello schema pacifista di Francesco dopo la guerra in Ucraina. Il rischio è che ogni divisione interna colpisca ora direttamente il Collegio cardinalizio, senza più la figura del Papa a fungere da parafulmine.

Verso un candidato di compromesso

I 133 cardinali chiamati al voto, riuniti nelle Congregazioni generali, sembrano ormai consapevoli che difficilmente emergerà un candidato “forte” espressione di una sola corrente. Per evitare uno scontro estenuante, sarà necessario convergere su una figura di equilibrio, capace di pacificare e non di dividere ulteriormente. Anche la vicenda del cardinale Giovanni Angelo Becciu, condannato in primo grado ma il cui diritto al voto non è ancora chiarito, rappresenta un’ulteriore incognita.

L’immagine simbolo della riconciliazione

Emblematica è stata ieri, dentro la Basilica di San Pietro, l’immagine di Donald Trump e Volodymyr Zelensky che hanno parlato seduti uno di fronte all’altro. Un gesto di distensione tra due protagonisti di scontri aspri. Segno che, forse, anche nella Chiesa si può sperare in un Conclave capace di indicare al mondo una strada di unità e di riconciliazione. Papa Francesco, tanto amato quanto criticato, con la sua morte sembra aver lasciato non solo un’eredità da gestire, ma anche una lezione di pace.

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