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Spettacoli

Sanremo, Foa: bene Amadeus, fu una buona scelta della De Santis

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Promozione a pieni voti per Amadeus, plauso a tutti i dipendenti Rai coinvolti nel progetto, soddisfazione per gli ascolti eccellenti, ma anche una sottolineatura, per la verità superflua perchè la cosa è risaputa: “A volere il conduttore e direttore artistico è stata Teresa De Santis”, ex direttore di Rai1. A poche ore dalla serata finale di Sanremo, il presidente della Rai traccia il suo bilancio in un incontro informale con i giornalisti a margine del festival. “Sono molto contento del successo di questo festival – sottolinea Foa – che assumeva un valore particolare anche perchè si trattava del 70/o. Ho auspicato fin dall’inizio che fosse, a tutti i livelli, un’occasione di serenità e di svago per il pubblico in modo corretto. I dati di ascolto sono eloquenti, le cifre impressionanti: merito di Amadeus, che ha saputo gestire bene e anche con autoironia, e di Fiorello, grande mattatore. Si e’ creato un mix di intrattenimento puro e canzoni, risate e musica. E la loro amicizia di lungo corso e’ stata un binomio vincente”. Foa definisce Amadeus “nazional popolare, non divisivo, rassicurante”, ma la scelta, precisa, e’ stata fatta “da Teresa De Santis che lo ha voluto già dalla scorsa primavera e alla fine ha avuto ragione.

Stefano Coletta è stato molto bravo – aggiunge parlando del neo direttore dell’ammiraglia – e non c’è nulla da dire. Ma è giusto riconoscere i meriti di chi era prima al timone di Rai1″. Sulle polemiche che hanno preceduto il festival, in particolare quella sulla presenza di Junior Cally, che aveva definito una scelta “eticamente inaccettabile”, preferisce non tornare: “L’importante e’ che il festival vada a buon fine. Dopo, semmai, ci sara’ tempo per ulteriori riflessioni”. Ha trovato, invece, “molto toccante” l’intervento di Rula Jebreal sul palco dell’Ariston: “Sentire il racconto della sua vita, del suicidio della madre, credo che abbia fatto venire a tutti un groppo in gola. La denuncia della violenza contro le donne è un fronte che mi vede in prima fila. Peraltro questo argomento e’ stato reiterato in diversi passaggi dell’evento ed e’ giusto che sia al centro di una fortissima sensibilita’ condivisa, che non e’ politica, ma trasversale”.

“Tutta la Rai – ribadisce – e’ in prima fila per queste battaglie, che sono da servizio pubblico. E bene ha fatto Rula a creare consenso intorno a questo tema”. In generale, plaude allo sforzo dell’azienda che, “spesso al centro di polemiche e dell’attenzione politica e mediatica, dietro le quinte da’ il meglio di se’. Sono ammirato per il grande lavoro della squadra Rai, la partecipazione e l’abnegazione che restano dietro i riflettori ma sono essenziali per la riuscita di un evento cosi’ complicato. Mi sento di elogiare tutti i dipendenti coinvolti nel progetto”. Quanto all’ipotesi di un Amadeus bis, non si sbilancia: “Non e’ compito del presidente dare questo tipo di indicazioni: posso dire che Amadeus ha dato il meglio di se'”. Foa non entra nel merito delle scelte musicali, ma e’ rimasto “particolarmente colpito dai Giovani: ho visto belle proposte dal punto di vista dei testi e della varieta’ dei generi”.

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Spettacoli

Gwyneth Paltrow è stanca della dieta, ‘ora mangio pane e pasta’

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Gwyneth Paltrow ha affermato di essere tornata a mangiare cibi che in precedenza aveva eliminato dalla sua rigidissima dieta, tra cui pane, pasta e formaggio. Lo riporta la Bbc. L’attrice premio Oscar, diventata negli anni una guru del salutismo ha seguito e promosso diversi regimi alimentari negli anni. “Ho seguito per un certo periodo una dieta macrobiotica ferrea e così sono diventata ossessionata da un’alimentazione molto, molto sana”, ha detto nell’ultima puntata del suo podcast spiegando di essersi dedicata al “benessere e al cibo” a causa del cancro alla gola che ha ucciso il padre. Poi lei e il secondo marito, Brad Falchuk, hanno iniziato a seguire la dieta paleo, basata sul principio che ci si debba nutrire “come i nostri antenati”. Di recente però, Paltrow ha ricominciato a mangiare “pane a lievitazione naturale e un po’ di formaggio e un po’ di pasta”.

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Musica

Rocco Hunt, il ragazzo di giù diventa grande: “Ho 30 anni e ancora la rabbia del Sud”

Esce l’album Ragazzo di giù: tra neomelodico, rap e introspezione, la maturità artistica di un figlio del Sud.

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A 30 anni, Rocco Hunt ha già alle spalle 15 anni di carriera, una vittoria a Sanremo, hit estive, strofe militanti e un’identità artistica sempre più nitida. Ma oggi, con il nuovo album Ragazzo di giù, in uscita venerdì, Rocco — per molti ancora affettuosamente “Rocchino” — completa un percorso che lo conferma maturo, consapevole e profondamente legato alle sue radici.

“Sono fortunato, canto chi non lo è stato”

Il brano che dà il titolo al disco è un manifesto identitario.
“Io sono il ragazzo di giù fortunato”, spiega Rocco, “quelli che canto sono stati meno fortunati, magari non hanno dovuto lasciare casa, ma hanno pagato altri prezzi”. La nostalgia per la sua terra non è solo geografica, è memoria viva di un mondo che spesso si perde tra le distanze culturali.

Tra disagio e riscatto: “A Nord si perdono i valori”

“Oggi Napoli fa figo, ma vivere al Nord è diverso”, dice. Il successo, per lui, ha un prezzo. “Contano i numeri, non i valori”, afferma, parlando anche del figlio Giovanni, 8 anni, cresciuto tra Milano e Napoli: “Ha un accento diverso, ma deve sapere da dove viene, imparare l’inglese e la cazzimma partenopea”.

Il dialetto come identità: “È mamma, papà e biberòn”

Per Rocco il dialetto non è solo stile, ma lingua del cuore:
“È la strada dove sei cresciuto, la voce dei tuoi nonni, il suono dell’anima”. E anche se ha girato l’Italia e il mondo, resta anima di Scampia, del Sud e dei suoi contrasti.

Il rap, il neomelò, e il coraggio delle parole

Ragazzo di giù è un album eterogeneo, che passa da Gigi D’Alessio a Massimo Pericolo, da Irama a Baby Gang, mischiando il rap con la melodia napoletana e l’attualità più bruciante. In Demone santo, per esempio, denuncia con rabbia il crollo del ballatoio della Vela di Scampia:
“Quelle creature sono vittime dello Stato. A che serve il tricolore sulle bare bianche, se Cristo in quelle case non ci entra?”

Sanremo, De Filippo e il mare della costiera

Nel disco anche introspezione e memoria, con brani come ‘A notte, ispirato a Eduardo De Filippo, e Domani chissà, dove Rocco rievoca lo scugnizzo che si tuffava a bomba nel mare della costiera. E non manca un pensiero al futuro:
“Vorrei un secondo figlio”, dice, ma con il timore delle malattie, dei sacrifici, della fragilità.

Il tour: dal Molise a Milano, passando per la Reggia

Il tour estivo partirà il 20 giugno da Campobasso, con gran finale l’11 settembre alla Reggia di Caserta e il 6 ottobre all’Unipol Forum di Milano.
“Senza le mie radici non sarei quello che sono”, conclude Rocco.
E quando gli chiedono se oggi è ancora “‘nu juorno buono”, risponde senza esitazioni:
“Sì. Ma è sempre più difficile non vedere le nuvole all’orizzonte”.

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