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Politica

Salvini e Meloni, manifesto sovranista con Orban

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La destra sovranista europea si unisce sotto la bandiera degli Stati nazione e lancia la sua offensiva contro quanti, all’ultimo vertice europeo, avevano messo sotto accusa Viktor Orban per i suoi ripetuti attacchi allo stato di diritto e alla comunita’ Lgbt. “L’Ue sta diventando sempre piu’ uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare una trasformazione culturale e religiosa”, hanno denunciato Lega, Fratelli d’Italia e altri 14 partiti ultraconservatori delle destre europee – tra cui l’ungherese Fidesz di Orban, il Rassemblement National francese di Marine Le Pen, l’austriaco Fpoe, il Pis del polacco Morawiecki e lo spagnolo Vox – nella loro ‘Carta dei valori europei’ sottoscritta oggi. Un vero e proprio manifesto che ha l’obiettivo di creare una grande alleanza populista e nazionalista al Parlamento europeo e rischia di avere ripercussioni sul governo italiano ma anche e soprattutto sul tentativo di unire il centrodestra in un partito unico. Il documento dei 16 rappresenta un pesante atto di accusa contro l’Europa centralizzata di Bruxelles rea di voler creare un “superstato europeo”. “Riaffermiamo la nostra convinzione che la famiglia e’ l’unita’ fondamentale delle nostre nazioni”, recita la Carta firmata dai 16 partiti, convinti che la politica a favore della famiglia debba essere la “risposta rispetto all’immigrazione di massa”. In quest’ottica, precisa la dichiarazione, “la cooperazione delle nazioni europee dovrebbe essere basata sulle tradizioni, il rispetto della cultura e della storia degli Stati europei e sull’eredita’ giudaico-cristiana”. Un appello, ha spiegato la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, contro chi vorrebbe “imporre un’agenda globalista e politicamente corretta che attacca tutto cio’ che ci caratterizza e ci definisce come esseri umani e come popoli: identita’, famiglia, confini, liberta’ educativa, merito, responsabilita’”. Secondo Salvini il documento, sottoscritto da partiti che fanno parte di gruppi politici diversi nel Parlamento Ue come Id e Ecr, “e’ un altro passo per costruire un’alleanza solida, allargata e alternativa alla sinistra illiberale, delle tasse e dell’immigrazione selvaggia”. La reazione delle altre forze che, insieme alla Lega, sostegno il governo Draghi non si e’ fatta attendere. “Non si puo’ essere sostenitori insieme di Draghi e di Orban. Semplicemente, non si puo'”, ha denunciato su tutti il segretario del Pd, Enrico Letta. “Salvini e Meloni dicano da che parte stanno. Con l’Italia che vuole ripartire grazie ai fondi Ue o con gli anti europeisti Orban e Le Pen”, ha attaccato anche la capogruppo dei deputati democratici Debora Serracchiani. “Io ho una linea sola – ha replicato Salvini – sono per l’Italia, in Italia e in Europa, quindi sostengo il governo Draghi perche’ ha restituito autorevolezza e dignita’ all’Italia in Europa. Se fossi in Letta – ha aggiunto il leghista – mi preoccuperei di tagliare le tasse e aiutare Draghi a fare le riforme piu’ che criticare e insultare ogni giorno”. Tra i tanti interventi anche quello di Sandro Gozi, deputato europeo di Renew Europe, convinto che “adesso che hanno gettato la maschera e firmato la loro carta dei valori con i nazionalisti e gli oscurantisti di tutta Europa, forse a Roma la smetteranno di presentare Salvini e Meloni come possibili liberali. Gli estremisti vanno con gli estremisti. Illusione finita”. Ad esprimere le perplessita’ suscitate tra i forzisti dall’iniziativa presa da Meloni e Salvini e’ stato invece il senatore azzurro Elio Vito, che si e’ chiesto se Forza Italia sia davvero sicura di volersi alleare con il Carroccio e FdI, ora che i due partiti hanno sancito nero su bianco l’alleanza con i partiti sovranisti della destra europea lontani anni luce dai valori del Ppe.

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Napoli

De Luca: Manfredi smentisca consulenze a docenti Federico II

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Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, chiede al commissario di Bagnoli, vale a dire il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, di smentire quanto “sostengono gli esponenti di Fratelli d’Italia di Napoli in merito alle consulenze a docenti della Federico II”. “Io suggerirei al commissario di smentire queste illazioni oppure di fornire l’elenco delle consulenze date a docenti della Federico II per stroncare e bloccare eventuali speculazioni”, ha sottolineato De Luca.

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In Evidenza

Ancora un Commissario: per il granchio blu e per la peste suina

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Parola mantenuta sul decreto di sostegno all’agricoltura preannunciato, a metà marzo a Roma, dal ministro Francesco Lollobrigida alla Conferenza organizzativa della Cia-Agricoltori Italiani, e frutto della collaborazione di più ministeri, – a partire da Difesa, Ambiente, Salute, Turismo – , nonché di ulteriori confronti con tutte le organizzazioni di rappresentanza del settore primario. Oggi ha preso forma in dodici articoli e verrà presentato la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Al traguardo di un working in progress reso noto in più occasioni dallo stesso ministro Lollobrigida, ma senza fornire i dettagli sulle misure di aiuto “per rispetto – ha detto – del Cdm dove verrà discusso”. L’obiettivo dichiarato, durante la 75/ma assemblea di Fruitimprese, è quello di affrontare non solo le situazioni critiche ma anche per mettere in campo una strategia volta a migliorare i controlli del settore e altre questioni che riguardano “un mondo che deve essere protetto, salvaguardato e promosso”, ha sottolineato Lollobrigida.

Stando all’ultima bozza del provvedimento, il dl Agricoltura di prossimo varo prevede aiuti alle imprese danneggiate dalla guerra in Ucraina ma anche dal proliferare del granchio blu per cui arriva un commissario straordinario nazionale in carica fino al 2026, o per i produttori colpiti dalla “moria dei kiwi”, oltre a nuovi interventi per arginare la peste suina e il rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali. E per limitare l’uso del suolo agricolo si dispone che “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’istallazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”. La società “Sistema informatico nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura – Sin Spa” viene incorporata nell’Agenzia per le erogazione in Agricoltura, Agea.

Inoltre per far fronte alla complessa situazione epidemiologica derivante dalla diffusione delle Peste suina africana (Psa) i piani di contrasto al proliferare dei cinghiali lungo l’intera Penisola verranno attuati anche mediante il personale delle Forze armate, previa frequenza di specifici corsi di formazione e mediante l’utilizzo di idoneo equipaggiamento. Sarà coinvolto un contingente di massimo 177 unità, e per un periodo non superiore a 12 mesi, con spese a carico, viene precisato nel testo, del Commissario straordinario preposto al contrasto Psa.

Il decreto guarda anche al settore pesca e dell’acquacoltura per contenere gli effetti della crisi economica conseguente alla diffusione del granchio blu. Le imprese della comparto che nel 2023 hanno subito una riduzione del volume d’affari, pari almeno al 20 per cento rispetto all’anno precedente, previa autocertificazione potranno avvalersi della sospensione per 12 mesi delle rate dei mutui e degli altri finanziamenti a rimborso rateale, cambiali agrarie comprese. “In questo provvedimento – ha sottolineato Lollobrigida uscendo da Palazzo Chigi – ci saranno alcune delle cose che avevamo garantito. Sul granchio blu abbiamo fatto molto, e bisogna fare ancora di più: bisogna avere una strategia di carattere italiano ed europeo non solo per arginare i danni che vengono provocati ma anche per trovare una soluzione definitiva”.

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Politica

Pichetto: norme per il nucleare entro la legislatura

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Entro questa legislatura, il governo Meloni vuole varare tutta la normativa necessaria per reintrodurre il nucleare in Italia. Questo perché i primi reattori a fissione di 4/a generazione, quelli su cui punta l’esecutivo, dovrebbero andare in produzione alla fine del decennio. E per quella data, il governo vuole avere pronto il quadro giuridico per installarli e farli funzionare. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha annunciato i suoi obiettivi in una intervista a Radio 24. Alla domanda del giornalista se entro la legislatura potrà essere cambiato il quadro legislativo sul nucleare, Pichetto ha risposto “sì. Io ce la metto tutta. Questo è il mandato del governo e del Parlamento”.

Il ministro ha spiegato più volte che non vuole tornare alle grandi centrali, come in Francia, ma puntare sugli “small modular reactors”, il nucleare di 4/a generazione: in pratica, motori di sommergibili chiusi dentro cilindri di metallo, economici e facili da costruire e da gestire. Quattro moduli da 100 megawatt, installati insieme, forniscono l’elettricità di una centrale a gas. Secondo Pichetto, potrebbero essere direttamente i consorzi industriali a farsi la “loro” centrale. Ma i tempi per avere i piccoli reattori modulari, ha spiegato oggi il ministro, “sono 2, 3, 4 anni, il prodotto non c’è ancora.

Si parla di avere le condizioni di produzione di questi piccoli reattori alla fine di questo decennio. Vuol dire che in questa legislatura dobbiamo avere tutto a posto” dal punto di vista giuridico. Pichetto il 27 aprile ha incaricato il giurista Giovanni Guzzetta di di costituire un gruppo di lavoro per ridisegnare tutta la normativa sul nucleare in Italia, in vista del ritorno delle centrali atomiche nel nostro paese. La questione non è secondaria.

Dopo l’abbandono del nucleare nel 1987, nel nostro Paese non c’è più una disciplina sulle autorizzazioni degli impianti e sul loro funzionamento. E non ci sono neppure le fondamentali normative sulla sicurezza. Senza leggi e regolamenti, non si possono riaprire le centrali. Il ceo di Newcleo, la principale società italiana per il nucleare, Stefano Buono, giorni fa fa ha dichiarato che “se il quadro normativo verrà stabilito rapidamente, potremmo prevedere di dispiegare i primi Small Modular Reactors in Italia entro il 2033”. Ma il rinnovo delle regole non è l’unico problema.

Gli italiani hanno detto no al nucleare due volte, con i referendum del 1987 e del 2011. Il governo sostiene che questi no non sono più validi, perché si riferiscono alle grandi centrali di 3/a generazione, e non agli small modular reactors. Ma l’opposizione all’atomo resta forte nel Paese: l’opposizione di sinistra è contraria, e così gli ambientalisti, convinti che il nucleare sia inutile e costoso, e che occorra invece puntare sulle rinnovabili. In caso di ritorno all’atomo, un nuovo referendum è un’ipotesi tutt’altro che improbabile, e dall’esito incerto. E poi c’è la questione del deposito nazionale delle scorie nucleari, mai realizzato da decenni, per le fortissime opposizioni popolari. Pichetto ha detto che punta a individuare il sito entro la legislatura, fra le 51 ipotesi individuate dalla Sogin (la società pubblica per lo smantellamento delle centrali), in Piemonte, Lazio, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna.

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