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Politica

Salvini avverte governo, tregua armata con i colonnelli

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Punta su stipendi, lavoro e taglio delle tasse la Lega di Matteo Salvini, impegnato in un doppio vertice a Milano: prima a Palazzo Pirelli, per blindare la ricandidatura del presidente Attilio Fontana, poi in via Bellerio, dove sigla quella che sembra essere una tregua armata con i suoi colonnelli e avvisa il governo: “Se la sinistra insiste con droga libera, cittadinanza facile e ddl Zan, faremo vedere di che pasta e’ fatta la Lega”. Fibrillazioni che preoccupano Silvio Berlusconi, secondo cui il momento richiede invece “stabilita’ e dialogo”, dice al termine di un incontro con lo stato maggiore di Forza italia. A tenere impegnati per oltre tre ore i vertici della Lega, tra cui i ministri Giancarlo Giorgetti, Erika Stefani e Massimo Garavaglia, sono i temi economici, insieme a autonomia e immigrazione clandestina, ovvero i ‘cavalli di battaglia’ del partito, secondo cui sono queste le vere “emergenze” del Paese su cui concentrarsi, e “non altro”. Il sostegno al governo non sembra in discussione, perche’ “la Lega e’ un movimento responsabile”, assicura Giorgetti, convinto pero’ sia “giusto che facciamo sentire la nostra voce”. Piu’ tranchant, invece, il capogruppo del partito in Senato, Massimiliano Romeo, che minaccia la sinistra senza troppi veli: “Se si mettono in campo temi divisivi – sottolinea -, indubbiamente questo va a minare la tenuta del governo”. Giorgetti e’ fedele alla ‘via istituzionale’ e si rimette ai capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo: “Sono loro che decidono se resto nel governo, non io”, dice, mentre per la ministra Stefani “il mandato dei ministri della Lega e’ in mano a Salvini, non ad altri. E’ lui che decidera’ che cosa fare”. La leadership del segretario federale, dopo le tensioni delle scorse settimane, sembra dunque tornata salda: “non e’ in discussione”, dice al riguardo Giorgetti, che in passato era sembrato tra i piu’ critici. Nella Lega dunque si serrano i ranghi, dopo i risultati poco lusinghieri delle recenti amministrative. E in vista delle Regionali del prossimo anno, si blinda la ricandidatura di Fontana. “Io mi aspetto la conferma del centrodestra”, dice il governatore, mentre il coordinatore della Lega in Lombardia, Fabrizio Cecchetti, si affretta a ricordare che “da parte degli alleati del centrodestra, per ora, c’e’ stata assolutamente convergenza sulla ricandidatura di Fontana, presidente che ha dovuto affrontare momenti problematici della Regione e che ne e’ uscito molto bene”. Avanti dunque “ancora piu’ forti e determinati, senza perdere tempo su polemiche che non ci sono, per lavorare e trovare le soluzioni migliori”, prosegue Cecchetti, che esclude contrasti con Letizia Moratti, la vicepresidente pronta a scendere in campo qualora la coalizione dovesse indicarla. L’assessore alla Sanita’, afferma con fair play l’esponente di via Bellerio, e’ “un valore aggiunto per il centrodestra”, che a livello regionale ha gia’ dato “via libera” al Fontana bis. “Il buon senso e la voglia di far bene per i lombardi prevarra’ su qualsiasi tipo di polemica – conclude il segretario regionale del partito – che molte volte non e’ poi reale fino in fondo”.

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Politica

Atto di clemenza per onorare Papa Francesco: la politica torna a discutere di indulto e liberazione anticipata

Casini, Boschi, Serracchiani e altri parlamentari rilanciano l’appello di Papa Francesco: proposto l’indulto per l’ultimo anno di pena. Forza Italia apre, centrodestra diviso.

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Nel clima sospeso di queste giornate post-festive, scosse dalla solennità dei funerali di Papa Francesco, la politica italiana rispolvera un tema delicato e mai risolto: l’atto di clemenza verso i detenuti, nel nome del Pontefice scomparso. È stato Pier Ferdinando Casini, con un intervento sul Corriere della Sera, a riaprire il dibattito, rilanciando l’appello di Papa Francesco per una giustizia più umana, espresso simbolicamente all’apertura dell’Anno giubilare nel carcere di Rebibbia.

A farsi portavoce di questa istanza anche il movimento radicale Nessuno Tocchi Caino, che ha proposto la liberazione anticipata per i detenuti con un solo anno di pena residua. Una proposta già sottoscritta da parlamentari di diversi schieramenti: Maria Elena Boschi (Italia Viva), Debora Serracchiani (Pd), Luana Zanella (Avs), Maurizio Lupi (Noi Moderati), fino ad arrivare a Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato.

“Un minimo di coerenza vorrebbe che la politica, commossa ai funerali del Pontefice, dia un segnale concreto, non solo retorico”, ha dichiarato Zanettin. A fargli eco, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Serve una misura straordinaria, non un perdono indiscriminato”.

Tuttavia, non mancano i contrasti: Fratelli d’Italia e Lega restano silenziosi o critici, ricordando le frizioni già esplose nel centrodestra quando, lo scorso anno, Forza Italia sembrava aprire alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Apertura poi rientrata dopo le tensioni con gli alleati.

Intanto, al ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto conferma che è allo studio un provvedimento sull’uso eccessivo della custodia cautelare, ma frena su condoni e amnistie: “È giusto dire che si esce dal carcere solo perché non c’è posto? No. Lo sfratto non è incline alla funzione rieducativa della pena”.

Il confronto resta acceso, ma l’eredità spirituale e sociale di Papa Francesco torna a farsi sentire anche nelle aule parlamentari, spingendo una parte della politica a immaginare un gesto di clemenza come segno di civiltà e memoria.

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Politica

Giorgia Meloni guarda al 2027: “Realizzare tutto il programma, poi tornerò dagli elettori”

A metà legislatura Giorgia Meloni punta al 2027: “Portare a termine il programma del centrodestra”. Confronto con i sindacati l’8 maggio, riforme e lavoro in primo piano.

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A metà legislatura, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni fissa già l’orizzonte del prossimo voto: il 2027, quando intende ripresentarsi agli italiani potendo dire “ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto”. In un’intervista concessa ad AdnKronos, la leader di Fratelli d’Italia chiarisce di voler portare a termine l’intero programma del centrodestra, affrontando sfide ancora aperte come la natalità, il costo dell’energia e la sicurezza sul lavoro.

GUIDO CROSETTO MINISTRO DIFESA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI (Foto Imagoeconomica)

Il nodo lavoro e le critiche delle opposizioni

L’intervista arriva dopo un Primo Maggio segnato dalle dure contestazioni dell’opposizione. Elly Schlein accusa Meloni di “mentire a viso aperto sui numeri del lavoro”, mentre Giuseppe Conte parla di “presa in giro ai danni dei lavoratori” e Matteo Renzi sottolinea il record negativo di emigrazione dall’Italia: “191mila persone hanno lasciato il Paese nel 2023”. Meloni rivendica però i risultati raggiunti e lancia l’obiettivo di essere ricordata come la premier che ha aumentato l’occupazione e ridotto il precariato, annunciando il confronto con le parti sociali previsto per l’8 maggio e una dotazione di 1,25 miliardi per nuove misure in materia di lavoro e sicurezza.

Riforme e legge elettorale, la partita del premierato

L’orizzonte resta la primavera 2027, ma le voci di elezioni anticipate al 2026 continuano a circolare. Nel centrodestra, intanto, si intensificano le riflessioni sulla legge elettorale, strettamente connesse alla riforma del premierato, “madre di tutte le riforme” secondo Meloni. Non è un mistero che la presidente preferirebbe una forma di governo presidenziale, ma per ora ribadisce l’impegno sul testo in discussione alla Camera da dieci mesi.

GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO ECONOMIA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI

“Sessismo contro di me nel silenzio generale”

Nell’intervista, Meloni confessa di essere rimasta “colpita” da “attacchi sessisti vergognosi” subiti in questi anni, lamentando l’indifferenza di chi si riempie la bocca con i diritti delle donne. La replica di Maria Elena Boschi (Italia Viva) non si fa attendere: “FdI ha usato sessismo contro di me per anni. Giorgia, basta chiacchiere e vittimismo. Governa se sei capace”.

Rapporti internazionali: da Trump a Macron

Meloni conferma la sua “relazione speciale” con Donald Trump, riconosciuta anche dalla Casa Bianca, e racconta del consiglio dato al presidente serbo Aleksandar Vucic prima del suo incontro a Mar-a-Lago con l’ex presidente Usa. “Meglio parlare con lui lì che a Washington”, avrebbe detto lei. Il legame con gli Stati Uniti resta saldo: “Difenderemo i nostri interessi con lealtà, ma senza subalternità”, spiega Meloni.

Sul fronte europeo, rivendica un rapporto pragmatico con Ursula von der Leyen, fondato su “stima e franchezza”, e auspica una rimodulazione del Green Deal. Conta di trovare una sponda nel possibile prossimo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e descrive i rapporti con Macron come “di collaborazione e sana competizione” tra due leader di famiglie politiche diverse, ma con interessi comuni.

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Politica

Ministro Giuli: scudetto al Napoli? Rallegra il cuore di un romano e un romanista come me

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“Napoli non è in odore di scudetto, ma è in profumo di scudetto. Io sono romano e romanista, ma innamorato di Napoli. Sappiamo bene che in passato ci sono stati terribili episodi che hanno riguardato le tifoserie della Roma e del Napoli. Oggi sentire Napoli in profumo di scudetto è una cosa che rallegra il cuore di un romano e di un romanista”. Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, sulla corsa scudetto, a margine della sua visita al cantiere dell’Albergo dei poveri a Napoli.

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