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Salone Nautico di Bologna al via, annunciata l’istituzione dell’Università della nautica

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Ventimila metri quadrati d’esposizione, più di 100 imbarcazioni fra i 6 e i 15 metri cioè il 47% del mondo nautico e, per il 2023, un fatturato che supera i 3 miliardi di euro. Benvenuti alla quarta edizione del Salone Nautico Internazionale di Bologna inaugurato oggi e in programma nel capoluogo emiliano romagnolo sino a domenica 29 ottobre.  Tra le novità spicca l’indicazione rilasciata dal presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, secondo il quale a breve nascerà la prima università della nautica.

Bologna 21 ottobre 2023
Salone Nautico di Bologna IV edizione Fiera di Bologna
Foto: Stefano Renna

“Stiamo investendo tanto, dal punto di vista della ricerca, della formazione e delle università, e poiché oggi il capitale umano è uno dei problemi più grandi che le aziende si trovano a dover sostenere, noi stiamo investendo tanto nell’attrattività: abbiamo appena approvato la prima legge regionale di Italia che si chiama “Legge per l’attrattività dei talenti” con cui diamo contributi con un piccolo taglio del costo del lavoro alle aziende che assumono giovani che vengono da fuori regione e agli stessi diamo voucher per la casa, l’asilo nido, la scuola internazionale o la sanità perché vogliamo rendere questa regione sempre più attrattiva e conveniente. Andiamo fieri del Salone Nautico – ha concluso poi Stefano Bonaccini – anche perché sta ampliandosi ogni anno sia in termini di partecipazione, per il numero di espositori presenti, le regioni che aumentano in ragione delle loro aziende che vengono qui a esporre e a vendere e, soprattutto, aumentano di qualità per il Made in Italy, che è la cosa più importante”.

Alla cerimonia inaugurale, con il tradizionale taglio del nastro, hanno partecipato anche il Direttore Divisione Business AV di Trenitalia, Pietro Diamantini, che ha una partnership con l’esposizione attraverso un accordo che prevede uno sconto tra il 20 e 80% per i viaggiatori che visiteranno la fiera, e la Vicepresidente di BolognaFiere Spa, Rosa Grimaldi, che ha sottolineato la valenza e l’importanza del protocollo tra i due Comuni per sostenere la piccola e media nautica ed aprire l’accordo all’inclusione di altre città.

“Questa quarta edizione del salone Nautico Internazionale parte senza vincoli negativi dei difficili momenti storici e con il vento in poppa – ha affermato Gennaro Amato -. L’accordo siglato dai sindaci Lepore e Manfredi, delle amministrazioni delle città di Bologna e Napoli, che prevede un protocollo per lo sviluppo della media e piccola nautica, rappresenta insieme al progetto definito con la Regione Emilia-Romagna, di creare una prima fiera permanente della filiera nautica di segmento, due supporti importanti per proseguire nei prossimi anni nella divulgazione e promozione del nostro comparto. L’idea di una Università della nautica che prenderà vita in questa regione, la prima in Italia, proposta dal governatore Bonaccini, non può che essere un progetto vincente per la formazione del nostro settore che si tradurrà in tanti nuovi posti di lavoro”.

Al termine della presentazione alla stampa, che di fatto ha aperto la quarta edizione del Salone nautico, il presidente Amato ha premiato il governatore Stefano Bonaccini con il Blue Award, il riconoscimento assegnato alle persone, costruttori e istituzioni che hanno favorito lo sviluppo della nautica e della Blue Economy.

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Esteri

Iran, mistero sull’esplosione a Bandar Abbas: 14 morti e oltre 700 feriti

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Il ministero dell’Interno iraniano ha confermato che il bilancio dell’esplosione (ancora provvisorio) avvenuta al porto di Bandar Abbas, città strategica sullo Stretto di Hormuz, è salito a 14 morti e 740 feriti. Un evento gravissimo che scuote una delle aree più delicate per gli equilibri geopolitici globali.

Le cause restano misteriose

Le autorità iraniane parlano ufficialmente di un generico incidente, senza però fornire dettagli precisi. Questa vaghezza ha acceso numerosi interrogativi a livello internazionale: fonti estere suggeriscono che potrebbe trattarsi non di un incidente, ma di un attacco deliberato attribuibile a un Paese nemico, con il sospetto principale che ricade su Israele.

L’ipotesi dell’attacco mirato: la pista del combustibile per missili

Secondo analisi parallele, le esplosioni di Bandar Rajaei — uno dei principali terminali del porto di Bandar Abbas — non sarebbero casuali. La natura delle detonazioni, l’intensità dell’onda d’urto e l’estensione dei danni lascerebbero supporre la presenza di materiale altamente infiammabile e volatile, come il combustibile solido per razzi.

Fonti non ufficiali rivelano che Bandar Rajaei fosse recentemente diventato il deposito strategico del combustibile solido per missili balistici della Repubblica Islamica, importato dalla Cina tramite navi cargo. Non un semplice magazzino, dunque, ma un elemento chiave nelle strategie militari regionali di Teheran.

Israele nel mirino dei sospetti

Non sarebbe la prima volta che Israele compie operazioni mirate per neutralizzare le capacità missilistiche iraniane: già in passato, con massicce incursioni aeree, ha distrutto impianti critici, ritardando di anni la produzione bellica del regime. Secondo questa ricostruzione, l’Iran, nel tentativo disperato di ricostituire le sue scorte, avrebbe nascosto i materiali in infrastrutture civili, trasformando i cittadini in scudi umani.

L’attacco — se confermato — avrebbe incenerito gran parte del deposito e colpito anche la catena logistica dei rifornimenti missilistici destinati agli Houthi nello Yemen, infliggendo un danno catastrofico alla rete militare iraniana nella regione.

Un’accusa morale pesante contro il regime iraniano

L’episodio di Bandar Rajaei non sarebbe soltanto un durissimo colpo militare, ma rappresenterebbe anche un’accusa morale contro un regime accusato di sacrificare la propria popolazione pur di mantenere le proprie ambizioni imperiali. Come già avvenuto nell’esplosione del porto di Beirut nel 2020, il prezzo più alto lo pagano i civili.

La tragedia di Bandar Abbas, secondo questa lettura, segna un passo ulteriore verso la resa dei conti finale con un regime ormai gravemente indebolito, sia sul piano militare sia su quello della legittimità internazionale.

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Esteri

Hamas offre ostaggi in cambio di 5 anni di tregua

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Hamas mette sul piatto dei negoziati una nuova proposta: la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle sue mani in cambio del ritiro dell’Idf e di un cessate il fuoco della durata di 5 anni. Ma le notizie che arrivano dal Cairo, dove è arrivata una delegazione del movimento integralista palestinese per discutere con i mediatori egiziani, non fermano raid e combattimenti, con un bilancio che nelle ultime 24 ore è costato la vita a quasi 50 palestinesi e alcuni soldati israeliani. Un funzionario di Hamas, che ha chiesto l’anonimato, ha detto all’Afp che il gruppo “è pronto a uno scambio di prigionieri in un’unica soluzione e a una tregua di cinque anni”.

La proposta arriva dopo il no all’offerta di Tel Aviv, 45 giorni di tregua e 10 ostaggi liberati, motivata dal fatto che Hamas punta alla fine della guerra, e al ritiro di Israele dalla Striscia, e non vuole “accordi parziali” con il governo di Benyamin Netanyahu. Altri responsabili di Hamas, sempre in forma anonima, hanno sottolineato a diversi media arabi anche la disponibilità a “lasciare il governo della Striscia all’Autorità nazionale palestinese, oppure a un comitato di tecnocrati indipendenti scelti dall’Egitto”.

E, pur rifiutando di abbandonare le armi, a “far uscire da Gaza combattenti in cambio della loro incolumità”. Tesi e proposte a cui si è aggiunta la pubblicazione di un video che mostrerebbe i miliziani delle brigate Qassam che scavano sotto le macerie di un tunnel bombardato dall’Idf, per trarre in salvo con successo un ostaggio israeliano. Da Tel Aviv per il momento non arrivano commenti, ma a quanto si apprende il capo del Mossad David Barnea sarebbe arrivato già giovedì in Qatar per incontrare il premier Mohammed bin Abdulrahman al-Thani e discutere nuovamente di una base di accordo per il rilascio degli ostaggi. Fonti militari citate dai media hanno però ammonito che l’esercito si prepara a “incrementare la pressione e stringere il cappio su Hamas”.

A Gaza intanto il bilancio dell’ultima giornata di raid è di almeno 49 morti, afferma il ministero della Salute mentre i soccorritori “scavano ancora sotto le macerie”.

Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha detto che nei combattimenti di terra “il prezzo è alto”, dopo l’uccisione nelle ultime ore di un riservista e il ferimento di altri quattro soldati in un attacco con esplosivi e armi automatiche. Nel nord di Israele sono invece risuonate le sirene per il lancio di un “missile ipersonico” rivendicato dagli Houthi che aveva come obiettivo Haifa. E’ la prima volta che i ribelli yemeniti tentano di colpire così lontano, il missile è stato intercettato e distrutto.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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