Nel tratto cosentino del Parco del Pollino, ritagliato nell’Appennino Meridionale che dalla Basilicata in giù guarda i due Mari sempre più vicini, i promontori che si distendono verso il Tirreno iniziano a perdere quota velocemente, regalando sempre emozioni forti tra grotte, dirupi ed insenature che animano la corsa ad ampi sbalzi verso il litorale. Questa è la caratteristica bellezza naturale della Calabria, in gran parte ancora selvaggia e quindi autentica, tale da affascinare tutti coloro che hanno avuto la fortuna di imbattersi in questa regione che resta ancora tutta da scoprire e sempre da amare.
Là dove il promontorio sembra diventare più mansueto, si può scorgere un avamposto di umanità dalle marcate caratteristiche medioevali, che si staglia dall’ultimo tratto di penisola proprio di fronte al mare turchese. Una vera pietra preziosa, che non poteva che chiamarsi Diamante, da quest’anno insignita anche dell’ambita “Bandiera blu”, sinonimo di purezza ed esclusività.
Di origini greco romane, dal 1500 l’insediamento urbano ed abitativo si definì soprattutto come roccaforte a protezione delle incursioni dei Saraceni. Una storia di attacchi e di difesa, di vita e di morte, che continua ad essere narrata dal Torrione voluto dal Principe Sanseverino, al quale fu poi aggiunta una imponente fortificazione. Oggi, nella tranquillità di questo territorio che splende al sole quasi tutto l’anno, otto chilometri di spiagge variegate, dal fondo sabbioso a quello sassoso, conducono ad un mondo sommerso pieno di vita, dove fauna e flora marina si infittiscono di colori e fanno vibrare l’anima fino alla non distante frazione di Cirella ed al suo isolotto– oggi delimita il confine comunale dal lato Sud, ma fino agli inizi del 1800 comune a sé –sul cui suolo resistono i segni dei periodi bizantino, romano, normanno e svevo, con i resti del mausoleo di Tredoliche, del castello e delle chiese medioevali di San Nicola Magno e dell’Annunziata, che sono un vero e proprio spettacolo nello spettacolo.
Siamo nel pieno della Riviera dei Cedri, il cui nome è un omaggio al diffusissimo agrume che ha contribuito per secoli a trainare l’economia locale, apprezzatissimo in tutto in mondo, soprattutto dalle Comunità Ebraiche. Invero i traffici commerciali che fecero di Diamante vero punto di riferimento e dotata di una cospicua flotta, risalgono al XVII Secolo, quando fitti erano gli scambi soprattutto con Napoli ed Amalfi.
Oltre al suggestivo centro storico, che si dirama in stradine e vicoletti che terminano a ponente con gli ultimi palazzi a strapiombo sul mare, dal 1981 a fine anni novanta, sono stati realizzati da artisti provenienti da tutto il pianeta, quasi duecento murales di grande pregio, e tali da aver reso questa località la “più dipinta d’Italia”. Un trionfo di colori che sono un omaggio al fascino dell’intero Territorio.
Ovviamente il mare è l’elemento che più attira ed incanta, come dalla Baia d’Oro, che spicca d’improvviso da una insenatura naturale nata dalla forza vulcanica e modellata dal mare e dal vento. Dalla spiaggia dorata si accede alla piccola scogliera dove poter quasi toccare con mano tutti i colori del Tirreno, qui davvero limpidissimo, e nel quale letteralmente volare nuotando su fondali incantati.
In questa terra intrisa di beltà così estrema, anche i sapori della cucina non potevano che essere forti e decisi. Il profumo del basilico, delle mandorle e delle cipolle rosse impreziosiscono piatti di mare e di terra, quasi sempre esaltati dal peperoncino locale, che qui è elemento essenziale e non secondario, tale da rendere ancora più inteso ogni sapore della dieta mediterranea, per la gioia di tutti i fortunati avventori.
Al tramonto, il sole inizia dolcemente a posarsi sull’acqua che ora brilla come un letto d’oro. I riflessi rosati dipingono l’intera Costa mai come adesso placida e silenziosa, di una bellezza struggente, la stessa che rapì il cuore di Matilde Serao e di D’Annunzio. Questa è la Calabria autentica, generosa, quella vera, che ci portiamo sempre nel cuore e nella quale vogliamo sempre ritornare.
Nasce il 25/o parco nazionale italiano, è quello del Matese, area protetta tra Campania e Molise per 87.897,7 ettari. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha firmato il decreto che individua “la perimetrazione, la zonizzazione e le misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Matese”. Lo rende noto un comunicato del Mase. Il provvedimento, in ottemperanza alla pronuncia del Tar del Lazio dell’ottobre 2024, spiega la nota, “è il frutto del lavoro e della concertazione che ha coinvolto, oltre il Mase, l’Ispra e numerosi enti territoriali interessati: 52 amministrazioni comunali, quattro province e due Regioni. Viene così ampliato il vecchio Parco Regionale, entrato in funzione solamente nel 2002, a causa della mancata approvazione delle norme attuative della legge regionale, e che si estendeva su una superficie di oltre 33mila ettari”.
“La firma di oggi, nella Giornata della Terra – ha dichiarato il ministro Gilberto Pichetto – afferma in concreto il valore della biodiversità del nostro Paese: il Matese è uno scrigno di natura e cultura, che entra formalmente nella lista dei Parchi nazionali, aprendosi a una visione di sviluppo nuova che vogliamo costruire con la forte condivisione di istituzioni e comunità locali”. “Da oggi il territorio acquisirà – ha aggiunto il sottosegretario Claudio Barbaro a cui il Mase ha attribuito la delega alle aree protette – una visibilità nazionale e il trasferimento di notevoli risorse, al fine di rendere il Parco anche un’occasione, tra le altre cose, di rilancio turistico.
Il Mase, con il nuovo Governo, ha costituito l’Area marina protetta di Capospartivento, il Parco Ambientale di Orbetello e adesso il Parco Nazionale del Matese, a dimostrazione che esiste una strategia e una visione precisa sullo sviluppo delle aree da tutelare, pur nel convincimento che fra l’uomo e il territorio occorra consolidare un equilibrio che sappia preservare sia la natura che lo sviluppo” ha rilevato Barbaro. L’ultimo Parco nazionale istituito in Italia è stato quello dell’Isola di Pantelleria, nel 2016.
In Italia, tre edifici su quattro restano in classi energetiche basse, nonostante il miglioramento registrato tra il 2018 e il 2023, con un aumento degli immobili in classe A dal 8% al 15%. Lo rivela l’ultima analisi della Community Smart Building di Teha Group, che mette in luce le gravi conseguenze in termini economici, ambientali e sociali legate al ritardo del Paese nell’efficientamento del parco immobiliare.
Gli immobili efficienti conquistano il mercato
Il mercato immobiliare premia sempre di più l’efficienza energetica. Le compravendite di edifici nuovi in classe A o B sono passate dal 49% al 70% in dieci anni, mentre quelle di immobili ristrutturati ad alta efficienza sono salite dal 7% al 38%. Di conseguenza, anche il valore medio di mercato cresce:
2.316 euro/m² per edifici ristrutturati
1.615 euro/m² per edifici abitabili
1.290 euro/m² per edifici da ristrutturare
Un divario che evidenzia la valorizzazione degli immobili smart e sostenibili, capaci di coniugare risparmio energetico e riduzione dell’impatto ambientale.
Povertà energetica: 5,3 milioni di italiani in difficoltà
Nonostante gli sforzi, l’Italia resta tra i Paesi UE più colpiti dalla povertà energetica, con l’8,8% delle famiglie che non riesce a riscaldare adeguatamente la propria abitazione. Un dato preoccupante, legato all’elevata percentuale di edifici inefficienti e ai costi energetici crescenti, aggravati da redditi insufficienti.
L’efficienza come opportunità economica
Secondo l’analisi del Teha Group, l’efficientamento energetico degli edifici può ridurre i consumi energetici fino al 29% e quelli idrici fino al 5%, generando un risparmio netto stimato tra i 17 e i 19 miliardi di euro annui per famiglie e sistema economico.
Benedetta Brioschi, responsabile della Community Smart Building, sottolinea: “Il rinnovamento green e smart degli edifici è una necessità, ma anche una grande opportunità. Il Real Estate si sta già muovendo, ma servono ulteriori investimenti pubblici e privati per accelerare il cambiamento”.
Serve un’azione condivisa tra istituzioni, imprese e cittadini
Il report invita a superare il modello del solo pensiero (“think tank”) e diventare un “act tank”, in grado di influenzare concretamente le scelte dei policy maker. La collaborazione tra governo, aziende e cittadini è essenziale per trasformare il patrimonio immobiliare italiano in una leva di sostenibilità e benessere diffuso.
(La foto in evidenza è stata realizzata con sistemi di intelligenza artificiale)
Filmato per la prima volta uno dei più elusivi e misteriosi abitanti degli abissi: si tratta del calamaro colossale Mesonychoteuthis hamiltoni, l’invertebrato più pesante al mondo, che può raggiungere i 7 metri di lunghezza e i 500 chili di peso. La sua esistenza era nota da un secolo, ma finora nessun esemplare vivo era mai stato visto nuotare nel suo habitat naturale. La svolta è arrivata lo scorso 9 marzo, quando un cucciolo lungo appena 30 centimetri è stato ripreso a 600 metri di profondità nell’Oceano Atlantico meridionale dal robot subacqueo SuBastian dello Schmidt Ocean Institute.
L’inaspettato incontro è avvenuto mentre i ricercatori a bordo della nave ‘Falkor (too)’ stavano conducendo una spedizione di 35 giorni vicino alle Isole Sandwich Australi per censire nuove forme di vita marina. Il video ottenuto grazie al robot sottomarino rappresenta la prima testimonianza dell’esistenza in vita di questo animale (più grosso del celebre calamaro gigante), che fino a oggi era stato documentato solo attraverso esemplari morti o osservazioni indirette.
“È emozionante vedere il primo filmato in situ di un giovane esemplare di calamaro colossale: per cento anni li abbiamo incontrati principalmente come prede rimaste negli stomaci di balene e uccelli marini e come predatori di merluzzi catturati”, spiega la biologa marina Kat Bolstad dell’Università di Tecnologia di Auckland, una degli esperti indipendenti consultati dal team della spedizione scientifica per verificare il filmato. Una delle caratteristiche distintive del calamaro colossale è la presenza di uncini al centro delle sue otto braccia. I cuccioli hanno corpi trasparenti e uncini affilati all’estremità dei due tentacoli più lunghi, ma crescendo perdono il loro aspetto trasparente. Nel video si può notare l’iridescenza dei bulbi oculari che spiccano nel buio dell’oceano.