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Politica

Resa dei conti nel centrodestra, processo a Salvini

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La rielezione di Sergio Mattarella mette a riparo il governo ma demolisce il centrodestra, un’alleanza ormai ridotta in macerie. E mette anche in grossa difficolta’ la leadership di Matteo Salvini, sempre piu’ stretto tra Forza Italia, che pensa gia’ a un nuovo centro con Renzi, e il partito di Giorgia Meloni, orogliosamente all’opposizione dell’esecutivo Draghi. Tanti, tra gli alleati, lo accusano di aver bruciato troppe candidature, di aver perso il controllo della situazione. Lui si schermisce, dicendo di aver fatto tutto il possibile per eleggere una donna ma di essere stato bloccato dai veti di Conte e Letta. Ma si deve difendere anche dai malumori crescenti interni al suo partito, dove nel pomeriggio esplode il caso Giorgetti. E’ bastata una sua frase sull’ipotesi che potesse dimettersi – “per alcuni questa giornata porta al Quirinale per me porta a casa” – per gettare nello sconforto un gruppo parlamentare gia’ scosso dalla batosta del Colle. Uno scenario poi smentito ma sintomo di un fortissimo travaglio politico e personale, tanto che tra il Segretario e il Ministro e’ stato necessario un lungo confronto e una sorta di conferenza stampa congiunta improvissata, in un corridoio di Montecitorio, pur di offrire l’immagine di una ritrovata unita’. Alcuni sospettano che si tratti di una manovra diversiva per nascondere il grave malessere del partito. Detto questo, sin dalla notte scorsa e sino alla fine della corsa per il Colle, Salvini vede ridursi rapidamente tutti i suoi spazi negoziali, fino a doversi arrendere a una soluzione mai stata nella lista tra quelle sperate dalla Lega. La capitolazione e’ emersa chiara dopo il fallimento della carta Belloni. Proprio su quel nome esplode infatti la rottura totale tra Lega e Forza Italia, culminata in uno scontro violentissimo, che pare abbia sfiorato la rissa fisica, tra Antonio Tajani e Matteo Salvini. Il coordinatore azzurro avrebbe accusato il leader della Lega di averlo preso in giro sulla possibilita’ di convergere su Casini. “Mi hai detto – sarebbe stato il suo ragionamento – che avresti aperto una riflessione su Casini ed invece davanti alle telecamere parli di un presidente donna?”. Un faccia a faccia che si conclude con la decisione traumatica dei vertici azzurri di continuare le trattative in modo autonomo. Tanto che piu’ tardi, sino alle due di notte, Fi e tutti i partiti centristi si ritrovano insieme in un ristorante romano per sancire il loro sostegno a Pier Ferdinando Casini. E in quelle ore Silvio Berlusconi, avvertito da Tajani, contatta Enrico Letta. “Grazie a noi – commentava soddisfato Giovanni Toti – e’ stato fermato Matteo Salvini che, proponendo Belloni con Conte, era pronto a rifare l’asse gialloverde”. E infatti, proprio la clamorosa “scissione” al centro del centrodestra sblocca i giochi, costringe Salvini ad accettare il Mattarella bis e mette in crisi la Lega che infatti oggi vive una delle sue giornate piu’ difficili. In extremis, in un vertice di maggioranza dai toni drammatici, il Capitano tenta la soluzione Cartabia, ma e’ stoppato dagli altri partner di governo. Quindi boccia l’ipotesi Casini, mentre Fratelli d’Italia tenta il blitz con Luciano Violante. Alla fine arriva l’inevitabile chiusura dei giochi che fa masticare amaro sia l’ala “draghiana” del partito, sia quella piu’ movimentista, che sperava in un nome di centrodestra. Un sentimento di rabbia, misto a delusione che sintetizza bene Claudio Borghi, uno dei ‘falchi’ della “Lega di lotta”. “Mattarella – scrive in serata su twitter – e’ un signore che ha detto che non e’ possibile nominare Ministro chi, letterale: “sia visto come sostenitore di una linea” contraria alla moneta unica. Uno che ha negato costantemente le elezioni”.

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Politica

Elezioni comunali Napoli: sfida di Paolo Russo a Marigliano e ritorno degli ex sindaci

Paolo Russo in corsa a Marigliano, ex sindaci in campo e centrodestra solido: ecco come cambiano le elezioni comunali nella provincia di Napoli tra sorprese e conferme.

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Tornano tanti ex sindaci nella città metropolitana di Napoli, mentre il campo largo annaspa e crolla l’asse Pd-Cinque Stelle. Il Movimento fondato da Conte praticamente scompare, mentre il centrodestra, pur con qualche difficoltà, regge. Proliferano le liste civiche e resta alta l’attenzione sulle liste pulite e sull’eventuale presenza di “impresentabili”.

Marigliano: la sfida di Paolo Russo

A Marigliano la novità è Paolo Russo (nella foto Imagoeconomica in evidenza assieme a Mara Carfagna), ex deputato di lungo corso, che scende in campo nella sua città d’origine. La sua coalizione “Cuore civico” raccoglie pezzi di centrodestra, società civile ed esponenti progressisti. Il Pd ha invece scelto un altro candidato: Gaetano Bocchino, sostenuto anche da Azione, Verdi e Sinistra. Terzo candidato è Ciro Panariello, appoggiato da una lista civica.

Giugliano: centrodestra contro un centrosinistra diviso

A Giugliano, la città più popolosa della provincia, si sfidano Giovanni Pianese con il centrodestra, Diego D’Alterio con il centrosinistra senza il Movimento 5 Stelle, e Salvatore Pezzella, ex esponente grillino, ora sostenuto da una civica. Resta la spada di Damocle della commissione d’accesso prefettizia che potrebbe portare allo scioglimento per infiltrazioni.

Nola: il Pd rinuncia e resta fuori dalla corsa

A Nola il Pd si sfila a sorpresa e lascia il campo a quattro candidati: Maurizio Barbato (Fratelli d’Italia), Andrea Ruggiero (Per e civiche), Agostino Ruggiero (sostenuto dai socialisti) e Antonio Ciniglio (civiche territoriali). Il ritiro del candidato Pd Giuseppe Tudisco ha lasciato spazio a una corsa senza bandiere ufficiali del centrosinistra.

Volla: sei candidati e la conferma dell’instabilità politica

A Volla si conferma il record di instabilità politica: sei i candidati a sindaco. Tra loro due ex primi cittadini: Giuliano Di Costanzo (sostenuto dal Pd) e Pasquale Di Marzo (civiche). In corsa anche Lino Di Donato (centrodestra), Roberto Barbato (civica), Gennaro Burriello (Potere al Popolo) e Gianluca Pipolo (civiche).

Casavatore: sfida tra ex sindaci

A Casavatore la sfida è tra Vito Marino (appoggiato da cinque civiche), Fabrizio Celaj (Pd e civiche) e Mauro Muto (Fratelli d’Italia). Marino e Muto hanno entrambi già guidato il Comune in passato.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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