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Record stagionale per Fazio con il Papa e Cecilia Sala

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Record stagionale per Che Tempo Che Fa che, con Papa Francesco in collegamento e la prima intervista televisiva di Cecilia Sala dopo la detenzione in Iran, ha registrato a 2 milioni 453 mila telespettatori nella prima parte con il 12,1% di share, 958 mila con l’8% ne Il Tavolo e ancora prima 1 milione 856 mila con il 9,07% nella presentazione. Il programma condotto da Fabio Fazio ha portato così il Nove a essere la seconda rete più vista in prima serata. Non si tratta, però, del primato assoluto della trasmissione da quando, a partire cioè dall’autunno 2023, ha lasciato la Rai: una puntata con ospite Chiara Ferragni nella scorsa stagione aveva raggiunto, infatti, quasi 3 milioni di spettatori con il 14% di share.

La serata è stata vinta comunque da Rai1 con la serie Mina Settembre 3 che raggiunto 4 milioni 342 mila spettatori e il 24,2% di share. Che tempo che fa ha però superato sia la soap turca Tradimento, trasmessa da Canale 5 con 1 milione 886 mila spettatori e l’11,3% di share, che Report con 1 milione 458 mila spettatori e il 7,8%. Il programma condotto da Fazio è stato anche il più commentato sui social, superando le 420 mila interazioni. Il talk ha fatto registrare picchi di 3 milioni di spettatori e del 14% di share. L’intervista a Papa Francesco, che ha parlato di numerosi temi compresi l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca e la tregua a Gaza, è andata in onda dalle 21 circa ed è durata 50 minuti, venendo vista in media da 2 milioni e 600 mila spettatori e avvicinandosi al 13% di share. Non è la prima volta che il Papa è ospite di Fazio.

Nella passata stagione, il 14 gennaio 2024, la puntata aveva ottenuto 2 milioni 641 mila spettatori con il 13% di share nella prima parte e 1 milione e 266 mila spettatori con il 9,6% nella parte de Il Tavolo. L’intervista al Pontefice aveva raggiunto in quel caso 3 milioni di spettatori con il 14,2% di share. Numeri non paragonabili a quelli totalizzati nella prima intervista a Papa Francesco nel febbraio del 2022, quando la trasmissione, in onda su Rai3, realizzava in media ascolti molto superiori ad oggi. In quel caso la puntata fece registrare 6 milioni 731 mila spettatori con uno share del 25,4%, record storico della trasmissione. Il colloquio con Bergoglio, in particolare, raggiunse ben 8 milioni di spettatori con quasi il 30% di share.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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