Collegati con noi

Esteri

Putin annuncia la tregua di Pasqua, ma Kiev non si fida

Pubblicato

del

Il giorno dopo la minaccia di Donald Trump di abbandonare ogni sforzo di pace se Russia e Ucraina non arriveranno a un accordo per il cessate il fuoco, Vladimir Putin ha offerto una tregua di Pasqua: se il cessate il fuoco terrà sarebbe la prima volta in oltre tre anni di conflitto. Ma Kiev non si fida, anche perché poco dopo l’annuncio del presidente russo droni di Mosca continuavano a minacciare i cieli ucraini con l’antiaerea in azione anche a Kiev. “Valuteremo i fatti, non le parole”, aveva subito avvertito il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha. Poi, a tregua iniziata, le parole del presidente Voldymyr Zelensky: “Se la Russia ora è pronta a impegnarsi in un regime di silenzio totale e incondizionato, l’Ucraina agirà di conseguenza, imitando le azioni russe. E se un cessate il fuoco completo dovesse concretizzarsi – ha aggiunto – l’Ucraina propone di estenderlo oltre la Pasqua del 20 aprile. Questo rivelerà le vere intenzioni russe, perché 30 ore servono a fare notizia, 30 giorni potrebbero dare una possibilità alla pace”.

L’annuncio di Putin è arrivato nel corso di un incontro con il capo di Stato maggiore russo Valery Gerasimov. Il colloquio, che evidentemente rispondeva ad una studiata regia, è stato ripreso e diffuso in un video in cui si vede il capo del Cremlino dare istruzioni al capo delle forze armate. “Guidati da considerazioni umanitarie dalle 18 di oggi (ora di Mosca, le 17 ora italiana) fino alla mezzanotte tra domenica a lunedì, la parte russa dichiarerà una tregua pasquale”. Intanto, un’altra iniziativa “umanitaria” è stato un nuovo scambio di prigionieri avvenuto nelle stesse ore tra Mosca e Kiev: 246 militari liberati per parte, oltre a 31 soldati ucraini feriti e 15 russi che necessitano di “cure mediche urgenti”, ha sottolineato il ministero della Difesa russo. Zelensky ha confermato l’operazione, ringraziando gli Emirati Arabi Uniti per aver fatto da mediatori. Ma Putin ha sottolineato anche il carattere politico della tregua nell’ottica delle trattative per una soluzione negoziata. “Riteniamo che la parte ucraina seguirà il nostro esempio”, ha detto il presidente russo.

E comunque la reazione di Kiev alla tregua “mostrerà quanto l’Ucraina desidera ed è in grado di risolvere pacificamente il conflitto”. La Russia, ha aggiunto Putin, rimane aperta a negoziati e “accoglie con favore” gli sforzi di pace del presidente Usa Trump così del presidente cinese Xi Jinping e degli altri Paesi Brics. Il ministro degli Esteri ucraino Sybiha ha comunque osservato come Putin abbia rifiutato una tregua di 30 giorni che Kiev aveva accettato in un incontro con gli emissari statunitensi in Arabia Saudita, mntre ora ne propone una di 30 ore. “Purtroppo – ha affermato il capo della diplomazia di Kiev – abbiamo una lunga storia di dichiarazioni non corrispondenti alle azioni. Sappiamo che non ci si può fidare delle sue parole e valuteremo i fatti, non le parole”.

Antonio Tajani ha parlato di un “segnale verso la pace importante”. Ma Putin, ha aggiunto il titolare della Farnesina, “deve decidersi a interrompere definitivamente questa guerra che ha iniziato”. Anche la portavoce della Commissione europea, Anitta Hipper, ha detto che la Ue chiede a Mosca “azioni chiare per un cessate il fuoco duraturo”, sottolineando che “la Russia potrebbe fermare questa guerra in qualsiasi momento, se davvero lo volesse”. In merito al processo negoziale, il New York Post ha citato funzionari americani secondo i quali il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, avrebbe detto che Kiev è “al 90 per cento” d’accordo con il piano di pace del presidente Trump presentato questa settimana a Parigi. Ma Kiev nega: una fonte del ministero della Difesa ha affermato a Sky News di non avere l’autorità di “prendere decisioni politiche”, e pertanto di non poter effettuare “valutazioni percentuali”.

Advertisement
Continua a leggere

Esteri

Il deputato Chiquinho Brazão accusato dell’omicidio di Marielle perde il mandato

Pubblicato

del

La Camera dei deputati del Brasile ha dichiarato giovedì 24 aprile la perdita del mandato del deputato federale Chiquinho Brazão, uno dei rinviati a giudizio accusati di aver agito come mandante dell’omicidio della consigliera comunale Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes, nel 2018. Lo rende noto Agência Brasil. La decisione è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Camera ed è stata giustificata sulla base dell’articolo della Costituzione che determina la perdita del mandato del parlamentare che “non si presenti in ogni sessione legislativa a un terzo delle sessioni ordinarie della Camera”.

Brazão è stato arrestato nel marzo dello scorso anno ma ha lasciato il carcere all’inizio di aprile di quest’anno dopo che il giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha concesso gli arresti domiciliari all’oramai ex deputato. Nella sua decisione, Moraes ha concordato con il bollettino medico presentato dal carcere di Campo Grande dove era recluso secondo il quale, Brazão ha una “delicata condizione di salute” con “alta possibilità di soffrire un malore improvviso con elevato rischio di morte”.

Continua a leggere

Esteri

Lavrov, Trump ha ragione su direzione Russia-Usa su Ucraina

Pubblicato

del

“Donald Trump ha ragione ad affermare che Stati Uniti e Russia si stanno muovendo nella giusta direzione per quanto riguarda la risoluzione del conflitto ucraino”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista alla Cbs, riporta la Tass. “Il presidente degli Stati Uniti crede, e ritengo a ragione, che ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Le forze armate russe – ha detto ancora Lavrov – stanno conducendo attacchi in Ucraina solo contro obiettivi militari o siti utilizzati dall’esercito ucraino. Il presidente russo Vladimir Putin lo ha già ribadito in più occasioni”.

Continua a leggere

Esteri

Trump: a Roma vorrei vedere tutti. Von der Leyen pronta

Pubblicato

del

Sono ben 50 i capi di Stato e di governo, oltre a dieci sovrani, attesi a Roma per i funerali di Papa Francesco. Un’occasione che ha messo in fibrillazione le cancellerie per capire, con brevissimo preavviso, se siano possibili a margine della cerimonia colloqui più o meno informali. A cominciare da un atteso faccia a faccia tra Donald Trump e Ursula von der Leyen nel pieno della guerra dei dazi e delle divergenze sul sostegno all’Ucraina. “Ci saranno tanti leader, vorrei incontrarli tutti, sarebbe bello”, ha detto entusiasta il presidente americano in vista del suo primo – e imprevisto – viaggio in Europa nel secondo mandato in compagnia di Melania. “Molti di loro saranno là e vorranno incontrarmi per parlare di commercio”, ha aggiunto. Non sembra escluso quindi un primo incontro con la presidente della Commissione Ue, dopo mesi di tensioni tra le due sponde dell’Atlantico, anche se non ancora in quel formato di vertice Ue-Usa sulla questione dei dazi che la premier Giorgia Meloni ha proposto al presidente americano nella sua visita alla Casa Bianca. Intanto ci potrebbe essere un primo contatto tra i due leader, forse a Villa Taverna, sabato, per fare un giro d’orizzonte informale. Una eventualità che non potrebbe che essere accolta positivamente dal governo italiano, si ragiona in ambienti della maggioranza, dopo la tessitura diplomatica avviata dalla premier in questi giorni e l’incontro avuto con il presidente Usa a Washington.

Meloni che al momento non ha in cantiere bilaterali ufficiali a Roma, anche se in ambienti dell’esecutivo non si esclude la possibilità di visite di cortesia di alcuni leader, visto che sbarcheranno nella capitale per i funerali del Papa oltre 180 delegazioni. Per quanto riguarda Trump, resta comunque difficile ipotizzare colloqui a Roma che vadano oltre l’informalità con Von der Leyen. “Mi pare complicato organizzare un vertice internazionale in occasione dei funerali del Papa”, ha ribadito il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Anche un bilaterale con tanti temi all’ordine del giorno non può essere fatto in fretta e furia. Serve un incontro tra Ue e Usa più approfondito”, ha aggiunto il vicepremier. Tuttavia da Bruxelles si fa notare che, anche se “l’obiettivo principale” del viaggio della presidente della Commissione europea sono i funerali, si sta “valutando la possibilità di incontrare” Trump. “Al momento non c’è nulla di confermato” ma “se si presenteranno opportunità a margine del funerale allora saranno, ovviamente, d’aiuto”, ha sottolineato la portavoce Paula Pinho.

Il presidente americano arriverà nella tarda serata di venerdì e lo slot per la ripartenza sembrerebbe aperto fino alla notte di sabato. Un dato che potrebbe avvalorare la possibilità di incontri nel pomeriggio dopo i funerali del Pontefice. Dagli Usa è atteso anche l’ex presidente Joe Biden. A chiedere esplicitamente di poter incontrare Trump è stato intanto Volodymyr Zelensky, nonostante il capo della Casa Bianca alterni appelli alla pace a Vladimir Putin e accuse minacciose al leader ucraino, costretto ad abbreviare la sua visita in Sudafrica dalle ultime bombe russe piombate su Kiev. Non è chiaro se l’occasione renderà possibile anche un nuovo incontro con i “volenterosi”, guidati da Emmanuel Macron e Keir Starmer, che nella geometria protocollare del Vaticano siederanno lontani dalla delegazione russa, guidata da una figura minore come la ministra della Cultura, Olga Lyubimova, ex giornalista tv e nominata da meno di un anno. Sul sagrato di piazza San Pietro si troveranno anche gli acerrimi nemici Iran e Israele.

Il primo rappresentato dal ministro della Cultura e Guida Islamica, Seyed Abbas Saleh Shariati; il secondo dall’ambasciatore presso la Santa Sede Yaron Sideman che, dopo il gelo risentito di Benyamin Netanyahu nei confronti di Papa Francesco e la bufera sui post di cordoglio fatti cancellare dal governo, ha assicurato che “Israele attribuisce grande importanza all’esprimere le proprie condoglianze e unirsi al mondo cattolico nel lutto per la scomparsa del Pontefice”. Ne è riprova proprio la sua presenza ai funerali nel giorno di shabbat. Resta ancora aperto il programma del cancelliere uscente Olaf Scholz che, agli sgoccioli del suo mandato, accompagnerà il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier: il capo dello Stato non prevede incontri bilaterali con autorità italiane, ma una breve visita al Campo Santo Teutonico a due passi dal Vaticano. Le prime a sbarcare a Fiumicino sono state le delegazioni dell’Honduras e del Kosovo, guidate rispettivamente dai presidenti Iris Castro Sarmiento e Vjosa Domani Sadriu. Nelle prossime ore sarà la volta dell’argentino Javier Milei e del brasiliano Lula. Saranno inoltre presenti tutti i leader dell’Ue, anche il premier ungherese Viktor Orban ha confermato la sua partecipazione insieme al presidente Tamas Sulyok.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto