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Politica

Piera Aiello capisce di aver detto una sciocchezza e si scusa con gli ebrei

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La deputata Piera Aiello, con onestá, poche ore dopo aver letto l’indignazione per le espressioni usate sugli ebrei deportati, non ha avuto difficoltà a scusarsi. La sígnora Aiello ha spiegato di aver utilizzato “una metáfora molto infelice”. Chi comprende di aver commesso un errore e si scusa merita rispetto e attenzione. Nella nota di scuse spiega la Aiello che  “i testimoni e i collaboratori di giustizia non possono essere paragonati ai deportati di Auschwitz, ma non si strumentalizzi l’errore, si rafforzi una riflessione seria su come lo Stato maltratta chi lotta contro la mafia”. Piera Aiello (M5s) aveva usato infelici espressioni sia sugli ebrei che sulla Commissione Antimafia definita inutile in occasione di un convegno contro la criminalita’ tenutosi sabato 11 luglio ad Ottaviano (in provincia di Napoli).  Il suo paragone tra la condizione di continuo pericolo che vivono sulla propria pelle i collaboratori e testimoni di giustizia in Italia e la terribile condizione dei deportati e sterminati nei campi di concentramento nazisti era assurdo. “Ho usato una metafora molto infelice – spiega la parlamentare originaria di Partanna (Trapani) in una nota – mossa da un pathos provocato da un percorso esistenziale di profondo dolore, seppur certamente non paragonabile. L’Olocausto merita un rispetto assoluto per la memoria dell’umanita’. La sofferenza dei testimoni e collaboratori di giustizia non e’ in alcun modo comparabile a cotanto orrore, il male assoluto di un incomprensibile delirio collettivo. La mafia e la criminalita’ hanno una loro logica: prendono forma, si strutturano, si insinuano, si alimentano in modo perverso nei vuoti dello Stato. Quando chi collabora con la giustizia non soltanto non viene sostenuto come si dovrebbe, ma viene trascurato completamente, mal trattato, talvolta vessato, allora si viene a creare quel vuoto”.ero’ una iniziativa in occasione della quale rivelero’ la verita’ della dimensione cui sono costretti migliaia di cittadini, collaboratori e testimoni di giustizia, e le loro famiglie”.

 

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Politica

Europee, Meloni si candida: scrivete Giorgia sulla scheda, sono una del popolo

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“Ho deciso di scendere in campo per guidare le liste di fratelli d’italia in tutte le circoscrizioni elettorali, se sopravvivo”. Era la notizia che tutti aspettavano e Giorgia Meloni l’ha pronunciata dal palco di Fdi a Pescara.

“Chiedo agli italiani di scrivere il mio nome, ma il mio nome di battesimo” alle europee. “Sono fiera che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me mi chiami Giorgia. Io sono stata derisa per anni per le mie radici popolari, mi hanno chiamata pesciarola, borgatara…perché loro sono colti….Ma io sono fiera di essere una persona del popolo” ha detto la premier e leader di FdI Meloni. “Se volete dirmi che ancora credete in me scrivete sulla scheda Giorgia, perchè io sono e sarò sempre una di voi. Il potere non mi cambierà, il palazzo non mi isolerà. Io ho bisogno di sapere ancora una volta che ne vale la pena”.

“Io sarò sempre una persona a cui dare del tu, senza formalismi, senza distanza”, ha aggiunto. “Faccio quello che faccio solo ed esclusivamente per gli italiani. Non c’è altra ragione sostenibile per fare questa vita, ve lo garantisco”, ha detto la premier. “Mi interessa solo il giudizio dei cittadini, che rispetto e rispetterò sempre”, ha concluso.

“Quando noi diciamo ‘mai con la sinistra’ non stiamo utilizzando uno slogan buono da campagna elettorale ma da buttare il giorno dopo, parliamo di qualcosa che è nel nostro dna. Vale a Roma e vale a Bruxelles, non ci interessa stare con tutti o dove stanno tutti”. Così Giorgia Meloni dal palco di Fdi di Pescara.

“In queste settimane c’è chi sta confondendo i piani tra la maggioranza in parlamento europeo e la commissione” per “insinuare una sorta di nostra presunta disponibilità ad allearci con i socialisti”, ha premesso Meloni. “Non ci interessa stare con tutti, staremo solo dove le nostre idee si possono realizzare”, ha aggiunto.

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Politica

Fitto: dal 2020 sprecati 300 miliardi in bonus e superbonus

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“Cosa è stato fatto dal 2020 ad oggi con la sospensione del patto di stabilità?” che ha permesso di aumentare la spesa pubblica. Nel 2019 l’Italia ha speso 810 miliardi, nel 2022, fuori dal Patto di stabilità ne ha spesi 1.084 miliardi. “Sono circa 300 miliardi di euro in più. Dove sono andati? Cosa è stato fatto? Si sono fatti investimenti strutturali? Intelligenti? Che hanno cambiato la prospettiva del nostro Paese?. No sono andati tutti in bonus e superbonus che hanno aumentato il debito e che non hanno inciso in nessun modo sullo sviluppo e la crescita del Paese”. Lo ha detto il Ministro degli Affari Europei, del Sud, della Coesione e del Pnrr Raffaele Fitto alla Conferenza Programmatica di Fdi a Pescara.

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Politica

Unirai, anche oggi circo mediatico-politico-sindacale

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”Pochi giorni fa qualcuno si stracciava le vesti rilanciando le fake news sull’imminente addio alla Rai da parte di Ranucci e Sciarelli per essere clamorosamente smentito dopo meno 24 ore. A seguire la “bufera” sulla presunta censura a Scurati, smontata anche quella come emerge oggi su alcuni quotidiani di opposti orientamenti. Poi la democrazia in pericolo e l’allarme fascismo, liquidato ieri con poche parole dal portavoce Ue Christian Wigand”.

Lo afferma in una nota il sindacato Unirai, liberi giornalisti Rai. ”Nel menù di oggi dell’ormai ben noto e sempre meno credibile circo mediatico-politico-sindacale spunta il premio di risultato per i giornalisti Rai cancellato e il martire sindacalista e dirigente reo di aver fatto solo delle ironie via social, il tutto condito da una spruzzata di dichiarazioni nel tentativo ridicolo di delegittimare una nuova voce libera presente dentro la Rai. Avviso ai naviganti: Unirai ha tutte le carte in regola per far sentire la sua voce e il suo peso. È stato riconosciuto dall’azienda – ripetiamo – come sindacato significativamente rappresentativo a livello nazionale dei giornalisti Rai. Leggere, studiare, documentarsi. Fare un respiro profondo.

Accettare la realtà. Si fa anche una figura più dignitosa. Per quanto riguarda il premio di risultato l’azienda ha disdetto un accordo siglato nel 1993 con l’intento di sostituirlo con strumenti più vantaggiosi, come già fatto per tutti gli altri dipendenti, sul piano della tassazione. Come abbiamo già detto – concludono – vigileremo perché nessuno sia penalizzato dal nuovo accordo, ma certamente non ci metteremo su questo a fare terrorismo. Sulla questione relativa all’utilizzo dei social, e al rispetto che bisogna avere tra colleghi, infine invitiamo alla lettura della legge sulla professione, del codice etico e del regolamento di disciplina aziendale”.

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