Chiudere in fretta e senza compromessi al ribasso. Il premier Giuseppe Conte in aula prima alla Camera e poi al Senato torna a ripetere come un mantra che l’accordo sul Recovery Fund va approvato entro luglio, assicura che il coinvolgimento delle Camere sara’ massimo in questa “fase cruciale” e chiede il pieno appoggio del Parlamento all’impegno che sta portando avanti “per l’Italia in Europa”. Poi il presidente del Consiglio sale al Colle per la tradizionale colazione di lavoro con il capo dello Stato Sergio Mattarella prima del vertice. Un summit che il presidente della Repubblica definisce “decisivo”, auspicando che a Bruxelles non vi siano battute d’arresto o, peggio, retromarce. Visibilmente stanco dopo la lunga maratona notturna per superare lo scoglio Aspi, Conte nel suo discorso non cita mai il Mes, altro nodo che mette a rischio la compagine di governo, cosi’ come non lo fa la risoluzione di maggioranza. Il Meccanismo Europeo di Stabilita’ “non e’ all’ordine del giorno”, taglia corto il premier. Ma in aula, alla Camera come al Senato, si consuma la prima spaccatura. Iv vota con +Europa a favore del Mes, nonostante il parere negativo del governo alla risoluzione di Emma Bonino. Il Pd si allinea e vota contro, “perche’ non e’ questo l’oggetto del prossimo vertice”, ma ribadisce di essere favorevole al suo utilizzo. La risoluzione comunque non passa. Il discorso di Conte davanti ai parlamentari e’ dunque tutto incentrato sul negoziato in corso. “E’ fondamentale – dice – che il risultato finale, quanto al volume e alla composizione ad ampia prevalenza di sovvenzioni, sia coerente con la proposta sul tavolo e che sia preservato il principio di un finanziamento straordinario e a lungo termine tramite debito comune europeo”. Niente tagli cioe’ a quei 500 miliardi di sovvenzioni pensati da Angela Merkel e Emmanuel Macron per rilanciare l’economia europea piegata dal coronavirus. Niente tagli al fondo che i Paesi frugali, Olanda in testa, vorrebbero invece falcidiare, facendo crescere in proporzione i 250 miliardi di prestiti che bilanciano il pacchetto. Conte lo sa bene e spiega chiaramente quale sara’ (almeno in chiaro) una delle linee che l’Italia intende seguire. Definisce i rebates, gli sconti cioe’ che l’Ue garantisce ad alcuni Paesi, “privilegi anacronistici”, ma aggiunge: “Ogni nostra, anche parziale, flessibilita’ riguardo all’esigenza politica, per alcuni Stati Membri, di mantenerli non puo’ che essere condizionata ad una piena e effettiva apertura da parte di quei Paesi ad un accordo rapido e di alto profilo sul Next Generation EU”. Ma non sono solo i rebates a stare a cuore in particolare all’Olanda. Sul tavolo dei negoziati c’e’ anche il dossier dei cosiddetti paradisi fiscali in Ue, sul quale oggi e’ intervenuta la Commissione. Un tema che potrebbe spingere L’Aja ad ammorbidire di parecchio le sue posizioni . Il premier punta poi a sottolineare che l’Italia sara’ in grado di cogliere l’ occasione. Ed e’ qui che chiede unita’. “L’acuta sofferenza sociale ed economica del nostro Paese puo’ e deve consentire uno sforzo corale da parte di tutte le sue componenti per intraprende questa volta fino in fondo un percorso di rilancio di ampio respiro”. Un piano di “ripresa e resilienza” che verra’ presentato a Bruxelles dopo l’estate. “Saremo noi i primi, perche’ e’ nel nostro interesse farlo, a monitorare la spedita attuazione delle nostre riforme e degli investimenti che avremo programmato”, assicura Conte, mentre dall’Olanda continua ad arrivare la richiesta di poter valutare all’unanimita’ (con possibilita’ di veto dunque anche per un singolo Paese) i piani nazionali di riforme. Ma alzare sempre l’asticella, questa volta, Conte sembra esserne convinto, non puo’ funzionare: dal tavolo devono sparire gli “anacronistici nazionalismi” e posizioni puramente ideologhe. Perche’, assicura, “se alcuni Paesi europei piu’ in difficolta’ dovessero soccombere di fronte alla crisi, i Paesi piu’ ricchi non se ne gioveranno. In questo grave tornante della storia europea, la negoziazione tradizionale e’ destinata al fallimento: oggi o vinciamo tutti o tutti perdiamo”.