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Cronache

Per Zanardi sono giorni decisivi, i medici studiano le mosse future

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Per Alex Zanardi comincia la settimana-chiave, quella che dira’ ai medici se potra’ essere lentamente risvegliato dal coma farmacologico ed essere valutato neurologicamente, snodo cruciale di tutta la situazione in corso. Oppure, se non si potra’ fare, si dovra’ aspettare ancora. Zanardi, che resta in prognosi riservata, e’ in condizioni cliniche stabili ormai da tre giorni, da dopo l’intervento neurochirurgico. I medici prendono forza da questo. E studiano le prossime mosse mentre l’attesa e le speranza si incrociano negli sguardi dei familiari, dela oglie Daniela Manni che seguono senza mollare un attimo la situazione. Di fronte al campione che lotta nell’ospedale di Siena “c’e’ un impatto emotivo fortissimo, tutti i nostri medici sentono questa pressione” ha detto il direttore sanitario delle Scotte Roberto Gusinu. “Facciamo il massimo per mantenere equilibrio”, ha aggiunto. Anche l’ultimo bollettino (l’unico emesso in giornata) dice che le sue condizioni cliniche sono sempre rimaste stabili e questo, hanno piu’ volte sottolineato i medici che lo curano, e’ un segnale positivo. Ad oggi ‘non c’e’ nessun passo indietro’, “la terza notte di degenza in terapia intensiva e’ trascorsa senza variazioni” e vanno bene “i parametri cardio-respiratori e metabolici” ma il quadro neurologico rimane “grave”. Un’equipe multidisciplinare che lo segue e’ pronta a attuare, se e quando sara’ il momento, le azioni piu’ adeguate dal punto di vista “diagnostico e terapeutico”. Varie le opzioni da esaminare: una e’ la sospensione dei farmaci della sedazione per svegliarlo dal coma indotto e vedere come reagisce l’organismo. Poi c’e’ da capire se occorre un altro intervento chirurgico. Decisiva e’ la stabilita’ delle condizioni cliniche, la stessa che si osserva in questi primi giorni di cure, mentre il campione, e dato e ventilato, lotta. Intanto “un pensiero e una preghiera per il campione Zanardi, esempio di coraggio” gli sono stati dedicati dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura. Zanardi, ha scritto Ravasi nel suo tweet e’ esempio di “passione e resilienza, non solo nello sport ma anche nella grande gara della vita”. “Mi ha insegnato l’amore per la vita”, ha detto la paralimpica di bocce Carlotta Visconti. La staffetta intanto va avanti (domani tappa in Abruzzo, verso il traguardo della Puglia). E vanno avanti anche gli accertamenti della procura di Siena che sta continuando a sentire persone per definire al meglio le circostanze dello scontro fra l’handbike e il camion.

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Cronache

Funerali di Papa Francesco: online le foto ufficiali della Polizia di Stato scattate da Massimo Sestini a bordo di un elicottero

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Sono disponibili da oggi, sul sito ufficiale poliziadistato.it, le straordinarie fotografie realizzate in occasione delle esequie di Papa Francesco. Gli scatti portano la firma di Massimo Sestini, fotoreporter di fama internazionale, incaricato dalla Polizia di Stato di documentare uno degli eventi più solenni e seguiti al mondo.

Le immagini sono state realizzate a bordo di un elicottero del 1º Reparto Volo della Polizia di Stato, impegnato nei servizi di sicurezza durante la cerimonia. Da una prospettiva aerea unica, Sestini ha catturato il raccoglimento e l’imponenza di Piazza San Pietro gremita di fedeli e delegazioni internazionali, offrendo uno sguardo emozionante e potente sull’ultimo saluto al Pontefice.

(Funerali di Papa Francesco, tutte le foto contenute in questo articolo sono di MassimoSestini per la PoliziadiStato)

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Cronache

Il ciclista morto a Grosseto era un cardiologo in pensione

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Si chiamava Eugeniu Dabija, aveva 65 anni ed era un medico in pensione originario della Moldavia, ma trasferitosi in Italia, il ciclista morto sulla Senese a Grosseto dopo essere stato travolto da un’auto vicino alla pista ciclabile. L’incidente mortale risale al primo pomeriggio del 25 aprile e la vittima non è stata identificata subito. Un’auto, una Golf, ha travolto l’uomo mentre stava attraversando la strada per raggiungere la pista ciclabile che porta a Roselle. Dopo l’urto e l’intervento del 118 ogni tentativo di rianimazione dell’ex medico in pensione è stato vano.

E’ morto al pronto soccorso dell’ospedale Misericordia di Grosseto. La persona che era alla guida della Golf, un trentenne, si è subito fermata e ha prestato i primi soccorsi insieme ad altri automobilisti di passaggio, che poi hanno chiamato il 118. Dabija era un cardiologo. Aveva lavorato per molti anni in un penitenziario in Moldavia. Poi, andato in pensione, si è trasferito a Grosseto dove ora vivono dei familiari. La procura, col magistrato di turno Valeria Lazzarini, ha aperto un fascicolo per omicidio stradale a carico del conducente.

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Il mondo a San Pietro, 400mila per l’addio a Francesco

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I sediari arrivano a Santa Maria Maggiore e inclinano la bara di Francesco, quasi come un saluto, davanti alla Salus Populi Romani. Ogni volta, prima di partire per un viaggio, il Papa si affidava alla Madonna cara ai romani e così anche il viaggio di oggi in qualche modo finisce con questo affidamento. E’ l’ultima immagine di una giornata commovente che ha visto 400mila persone, 200mila a Piazza San Pietro e dintorni e 150mila lungo il percorso fino a Santa Maria Maggiore, dare l’ultimo saluto al Papa. Ci sono i grandi della terra e gli ultimi, ci sono gli anziani e gli scanzonati ragazzi del Giubileo. C’è suor Ana Rosa Sivori, la cugina arrivata dalla Thailandia, e gli amici di Buenos Aires; e ancora re e regine del mondo.

SERGIO MATTARELLA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Attorno a quella semplice bara di legno, con una croce bianca e lo stemma episcopale, ci sono proprio “todos, todos, todos”, “tutti, tutti, tutti”, come ripeteva Francesco sognando fino all’ultimo giorno una Chiesa con le braccia sempre aperte. Tanta gente poi lo piange perché sa di avere perso una voce instancabile per la pace. Per questo i fedeli applaudono a lungo quando il cardinale Giovanni Battista Re lo ricorda nell’omelia: “Papa Francesco ha incessantemente elevata la sua voce implorando la pace” perché la guerra, proprio come ripeteva Bergoglio, “è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta”. E ai funerali del Papa della pace il mondo assiste ad un faccia a faccia, in basilica, una specie di ultimo miracolo del Papa, tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky; “un incontro produttivo”, fanno sapere i protagonisti.

JAVIER MILEI PRESIDENTE ARGENTINA, GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Dopo l’argentino Javier Milei, il posto d’onore è per la delegazione italiana, guidata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, e dalla premier Giorgia Meloni. Ma, tra gli italiani, ci sono anche Mario Draghi, alcuni leader dell’opposizione, i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil a rendere l’ultimo omaggio al Papa argentino. Il funerale dura un paio d’ore: il rito era stato snellito dallo stesso Francesco in previsione dell’arrivo di questo giorno. Ma è stata in ogni caso una celebrazione solenne e commovente, con la processione della bara portata dai sediari, le litanie dei santi, il canto in greco delle Chiese orientali, letture e preghiere lette in tante lingue.

FUNERALE PAPA FRANCESCO

A rompere il ritmo millenario della liturgia sono solo gli applausi, lunghi e sentiti. Un modo semplice di salutare quel Papa che ha aperto i cuori anche di molti non credenti. Alla fine del funerale il feretro di Francesco viene portato in basilica e poi fuori dalla Porta della Preghiera, quella che ha utilizzato fino a domenica per entrare e uscire dalla basilica, la più vicina a Casa Santa Marta dove ha abitato per dodici anni. La bara è sistemata sulla papamobile perché Francesco oggi si è congedato definitivamente dal Vaticano per essere sepolto fuori, come non accadeva da oltre un secolo (l’ultimo era stato Leone XIII) e comunque poche volte nella storia. Il suo feretro è stato trasportato proprio con una di quelle auto dalla quale ha salutato le folle, bevuto mate, baciato bambini, a Roma ma anche in tante città del mondo visitate nei suoi 47 viaggi apostolici.

Ad attenderlo sulla porta di Santa Maria Maggiore c’è un gruppo di suoi amici, una quarantina di persone, tra senzacasa, migranti, disoccupati, che lo aveva incontrato più volte, aveva ricevuto un aiuto materiale ed una parola di speranza. Ora hanno tutti una rosa bianca in mano per l’ultimo saluto. Da domani Santa Maria Maggiore aprirà a tutti i fedeli per coloro che vorranno dire una preghiera sulla tomba di Francesco. Da lunedì invece riprendono le riunioni pre-conclave per disegnare il futuro della Chiesa e cominciare ad individuare il suo possibile successore.

(tutte le foto sono di Imagoeconomica)

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