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Esteri

Pelosi sbarca a Taiwan, Pechino risponde con jet e missili

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La presidente della Camera americana Nancy Pelosi e’ arrivata a Taiwan, provocando l’ira di Pechino che ha risposto d’impulso inviando i suoi jet nello Stretto e annunciando, poi, manovre militari per assediare l’isola ribelle. E in tardissima serata ha convocato l’ambasciatore americano. La veterana democratica, paladina dei diritti, ha assicurato di volere con la sua presenza e quella della delegazione del Congresso onorare “l’incrollabile impegno dell’America nel sostenere la vivace democrazia taiwanese”. E’ stata accolta calorosamente dal ministri degli Esteri Joseph Wu all’aeroporto di Songshan di Taipei, in attesa dell’incontro di mercoledi’ con la presidente Tsai Ing-wen, destinato ad alimentare la furia della Cina che da giorni ha avviato un pressing a tutto campo contro quello che definisce un “attacco alla sua sovranita’”. E’ la prima visita a Taipei di uno speaker della Camera dal 1997, dopo quella di Newt Gingrich, ampiamente segnalata come un complesso e nuovo grattacapo per l’amministrazione di Joe Biden. Ufficiosamente, la Casa Bianca e il Pentagono non hanno nascosto la loro opposizione alla tappa di Taipei, maturata in un contesto in cui le relazioni Usa-Cina sono ai minimi degli ultimi decenni. Alla fine di luglio, rispondendo a una domanda ad hoc, Biden riferi’ che “i militari pensano che non sia una buona idea in questo momento”. Per settimane, i funzionari del presidente hanno provato a scoraggiare i piani della speaker fino ad arrendersi e a provare a circoscrivere i danni, legando la missione alla sola volonta’ di Pelosi. Quando il presidente taiwanese Lee Teng-hui ricevette Gingrich nel 1997 disse una fase che fece infuriare l’allora presidente cinese Jiang Zemin: “Sosteniamo che la ‘Unica Cina’ si riferisca a una nazione cinese unificata, democratica e libera”. Anche in quella circostanza scaturi’ una reazione militare che fu stroncata sul nascere dall’arrivo delle portaerei Usa nello Stretto di Taiwan. Un episodio d’altri tempi che il presidente Xi Jinping ricorda benissimo dato che allora era vicesegretario del Pcc del Fujian, la provincia di fronte a Taiwan, ma che questa volta non e’ intenzionato, con una Cina diventata potenza economica e militare, a incassare un altro colpo americano a maggior ragione in vista del XX Congresso del Partito comunista che dovrebbe in autunno affidargli un inedito terzo mandato alla guida del Pcc. I media cinesi hanno annunciato l’invio di caccia Su-35 dell’Esercito popolare di liberazione cinese nello Stretto di Taiwan (ipotesi smentita dalla Difesa di Taipei che ha denunciato l’incursione di 21 aerei) nell’imminenza dell’atterraggio, mentre subito dopo una raffica di comunicati ha condannato l’arrivo di Pelosi, a tutti i livelli. Il ministero degli Esteri ha emesso una “ferma condanna” e parlato di “grave provocazione politica”; il ministero della Difesa ha annunciato “operazioni militari congiunte” e mirate attorno a Taiwan con le forze armate “in allerta”, nonche’ tiri d’artiglieria a lungo raggio e lanci di missili nelle acque a est dell’isola. Mentre l’Ufficio per gli Affari di Taiwan del Pcc ha avvertito che nessuno “puo’ fermare il processo di riunificazione” dell’isola con la Repubblica popolare, entrato in una fase “irreversibile”. Nella zona, intanto, da giorni e’ arrivata la portaerei americana Reagan con il suo gruppo d’attacco, compresa la nave d’assalto anfibia Uss Tripoli. La questione di Taiwan e’ il nodo piu’ intricato nelle relazioni tra Washington e Pechino: “Chi gioca con il fuoco si brucia”, era stato l’avvertimento di Xi a Biden nella loro ultima videochiamata della scorsa settimana. “Gli Usa non sostengono l’indipendenza di Taiwan e continuano a supportare la politica dell”Unica Cina’”, ha ribadito ancora oggi il portavoce della Sicurezza nazionale, John Kirby. Sul punto, Pelosi ha precisato che la visita “non in contraddizione” con la politica degli Usa verso Taiwan e verso la Cina. Gli Stati Uniti si oppongono a “tentativi unilaterali di cambiare lo status quo” nello Stretto, ha aggiunto su Twitter e in una nota, riecheggiando la posizione espressa da Biden a Xi. L’atmosfera, tuttavia, si e’ surriscaldata ben prima dell’atterraggio della speaker partita da Kuala Lumpur, seconda tappa del tour in Asia. La portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying, responsabile della divisione media e con qualifica da viceministro, ha minacciato “contromisure risolute” nei confronti degli Stati Uniti, tornando in conferenza stampa per la prima volta dal 24 febbraio, giorno della “missione militare speciale” della Russia in Ucraina. Ha assicurato che gli Usa “pagheranno il prezzo per avere danneggiato gli interessi di sicurezza sovrani della Cina”. Pechino, intanto, ha incassato il sostegno di Mosca. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito la missione di Pelosi una “pura provocazione” e “giustificato” l’atteggiamento cinese. “E’ tutto burrascoso. E dal punto di vista della Cina, questa visita di Pelosi e’ un altro esempio di come gli Usa non smetteranno di spingere Taiwan a pensare per se stessa, che e’ esattamente cio’ che Pechino non vuole”, ha scritto su Twitter Derek J. Grossman, analista del think tank di RAND Corporation. Un legame che Pechino vuole rompere partendo dalle pressioni militari ed economiche.

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Esteri

Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

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Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

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Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

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Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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