Collegati con noi

Esteri

‘L’Iran pronto a pioggia di droni e missili su Israele’

Pubblicato

del

Un attacco massiccio con 100 droni e decine di missili dall’Iran sul territorio di Israele verso obiettivi militari e governativi. E’ lo scenario delle prossime 24/48 ore che, secondo fonti Usa, attende il Paese all’ombra di una minaccia iraniana che la stessa Casa Bianca definisce “ancora presente, reale e credibile”. Anche se “gli Usa faranno di tutto per aiutare gli israeliani a difendersi”, lo Stato ebraico – dopo l’uccisione di un generale dei Pasdaran a Damasco – sta vivendo ore di apprensione, mascherate da una routine quasi normale come è costume del Paese in queste circostanze. Intanto si moltiplicano i Paesi nel mondo che sconsigliano ai propri cittadini di viaggiare nella regione, mentre gli Stati Uniti hanno fatto sapere che invieranno rinforzi nella zona, compresa la portaerei Eisenhower che – secondo i media israeliani – farebbe rotta verso il nord del Mar Rosso.

A dare il senso dell’emergenza anche la decisione del premier Benyamin Netanyahu di convocare una riunione di “valutazione della sicurezza” a poche ore dall’inizio del riposo sabbatico. Attorno allo stesso tavolo il ministro della difesa Yoav Gallant, quello nel Gabinetto di guerra Benny Gantz e i vertici militari, a cominciare dal capo di stato maggiore Herzi Halevi. E mentre papa Francesco lancia l’ennesimo appello alla pace – “Dio è pace e vuole la pace. Chi crede in lui non può che ripudiare la guerra che non risolve ma aumenta i conflitti”, ha detto nel messaggio di fine Ramadan – un altro segnale della tensione è la presenza del capo del Centro di Comando Usa (Centcom) Michael Kurilla in Israele. Secondo fonti Usa citate dalla Cbs, l’attacco potrebbe dunque consistere in un lancio massiccio di oltre 100 droni e decine di missili. Una strategia – è stato spiegato – che punta su un forte numero di lanci per superare le difese aeree israeliane. Le stesse fonti non hanno tuttavia escluso che Teheran – sotto la pressione internazionale e i chiari avvertimenti di Israele e degli Usa – possa optare per un’operazione su scala ridotta in modo da evitare una escalation drammatica.

“Un attacco diretto dell’Iran comporterà un’appropriata risposta da parte di Israele”, ha avvisato Gallant dopo una una conversazione telefonica – la seconda in pochi giorni – con il suo omologo Usa Lloyd Austin. “I nostri nemici pensano di poter separare Israele e gli Usa ma – ha aggiunto incontrando Kurilla – è vero il contrario: ci stanno unendo, rafforzando i nostri legami. Stiamo fianco a fianco. Sono certo che il mondo veda il vero volto dell’Iran”. E il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha avvertito che l’Idf “è pronto ad ogni scenario sia per l’attacco sia per la difesa contro qualsiasi minaccia”. Parole ribadite mentre dal Libano Hezbollah ha lanciato una raffica di 40 razzi verso il nord di Israele, intercettati o caduti in aree aperte. “Monitoriamo da vicino ciò che accade in Iran e nei vari ambiti in coordinamento con gli Usa”, ha aggiunto il capo dell’Idf riferendosi ad Hamas, Hezbollah, milizie siriane e Houthi. Da Parigi a Berlino, da Washington a Londra arrivano intanto gli inviti alla de-escalation ma anche il consiglio ai propri cittadini a non recarsi in Israele o nella regione mentre Lufthansa ha prorogato lo stop dei voli su Teheran fino a giovedì prossimo. In campo anche il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani che ha rivolto un forte appello alla moderazione parlando al telefono con l’omologo iraniano Hossein Amir-Ambdollahian.

Il timore – ha sottolineato – è un conflitto “ancora più largo e pericoloso”. Al 189esimo giorno di guerra, le trattative al Cairo per una tregua restano in totale stallo con Hamas “non interessata ad ulteriori discussioni sull’accordo, finché non ci saranno progressi nelle sue richieste”. Proseguono intanto i raid nella Striscia con l’agenzia palestinese Wafa che ha riferito di “oltre 29 persone uccise e altre decine ferite in un attacco aereo sulla casa della famiglia al Tatabibi a Gaza City”. L’Idf ha poi annunciato di aver ucciso due operativi di Hamas a Jabalya, nel nord della Striscia, tra cui Ridwan Mohammed Abdallah Ridwan, “responsabile delle operazioni di sicurezza interna nella zona di Jabalya”. Alta tensione anche in Cisgiordania con tre palestinesi uccisi in scontri con l’Idf, secondo cui due erano di Hamas. Il terzo è legato – secondo la Wafa – ad “un assalto a coloni” dopo la sparizione di un ragazzino israeliano in Cisgiordania che, secondo la polizia, si teme possa essere stato rapito o ucciso.

Advertisement

Esteri

Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

Pubblicato

del

Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

Continua a leggere

Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

Pubblicato

del

Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

Continua a leggere

Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

Pubblicato

del

Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto