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Notte di bombe in Corsica, i separatisti vogliono liberarsi della Francia

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Notte di bombe ed esplosioni in Corsica. A dieci giorni dalla visita sull’isola del presidente francese Emmanuel Macron, gli indipendentisti hanno rivendicato una ventina di attentati contro seconde case e strutture in disuso della Corsica. Le esplosioni sono avvenute nella notte tra ieri e oggi e la procura nazionale antiterrorismo ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sul terreno, in particolare, per 22 esplosioni tra il nord e il sud dell’isola. Finora non sono stati segnalati feriti gravi. In una nota trasmessa al quotidiano Corse-Matin, il cosiddetto Fronte di Liberazione Nazionale della Corsica (Flnc) ha rivendicato gli attacchi con uno stringato messaggio in francese: “Non abbiamo un destino comune con la Francia. Rivendichiamo la serie di azioni della notte dell’8 e del 9 ottobre 2023”.

Il testo di quattro righe inviato intorno a mezzogiorno al quotidiano locale termina con il seguente slogan in corso: “A Francia Fora” (La Francia fuori). Le esplosioni hanno colpito soprattutto residenze secondarie, un centro in disuso dell’agenza delle tasse ad Ajaccio, ville in costruzione sia in Corse-du-sud che nella Haute-Corse. Gli attacchi del Flnc arrivano ad una decina di giorni dalla visita ufficiale di Macron, che ha proposto una forma di “autonomia” per la Corsica, a condizione che l’isola resti saldamente ancorata alla Repubblica francese. Da un paio d’anni, la cosiddetta ‘Ile de Beauté’ è oggetto di una recrudescenza di incendi dolosi ed esplosioni, in particolare, contro seconde case.

Questi attentati e azioni dimostrative spesso accompagnati da slogan nazionalisti vengono spesso rivendicati dallo stesso Flnc o dal movimento Gcc (Ghjuventù Clandestina Corsa), un movimento giovanile clandestino. Secondo una fonte giudiziaria sono 50 dall’inizio dell’anno le inchieste aperte dalla procura nazionale antiterrorismo per fatti “legati ad incendi dolosi o danneggiamenti di diversa natura” in Corsica. Erano state 22 nel 2022, tre nel 2021 e quattro nel 2020. L’ultima notte di attacchi multipli risale al 9 e 10 marzo 2019, con un totale di sette abitazioni danneggiate. Il 28 settembre scorso, Macron ha proposto per la Corsica “un’autonomia nella Repubblica”. Ma questa pagina storica, ha avvertito, non si fara’ “senza” o “contro” lo stato francese.

Sara’ anzi il governo, nei prossimi 6 mesi a preparare – insieme con i rappresentanti eletti nella regione – un progetto di autonomia sotto forma di legge costituzionale. “Lo status quo sarebbe la sconfitta di tutti”, ha detto parlando davanti all’Assemblea di Corsica dopo un anno e mezzo di negoziati e discussioni avviati dopo le violenze esplose nell’isola nel 2022, in seguito alla morte del militante indipendentista Yvan Colonna, aggredito nel carcere dove stava scontando l’ergastolo per aver ucciso, nel 1998, il prefetto Erignac. Un impegno, quello del presidetnte, che evidentemente non piace agli indipendentisti del Flnc.

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Sindaco Istanbul Ekrem Imamoglu contro Erdogan: Hamas è un gruppo terroristico

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Il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, il principale rivale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, definisce Hamas “un gruppo terroristico” e afferma che la Turchia è stata “profondamente rattristata” dal massacro del 7 ottobre. Intervistato dalla Cnn, il primo cittadino della metropoli turca spiega che “qualsiasi struttura organizzata che compie atti terroristici e uccide persone in massa è da noi considerata un’organizzazione terroristica”, aggiungendo però che crimini simili stanno colpendo i palestinesi e invita Israele a porre fine alla sua guerra contro Hamas.

Il governo turco di Erdogan sostiene apertamente Hamas, ha duramente criticato l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e ha chiesto un cessate il fuoco immediato. Il leader turco ha paragonato le tattiche del primo ministro Benyamin Netanyahu a quelle di Adolf Hitler e ha definito Israele uno “stato terrorista” a causa della sua offensiva contro Hamas a Gaza.

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Usa: sondaggio “Cnn”, Trump in vantaggio su Biden di 6 punti a livello nazionale

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A poco meno di sei mesi dalle elezioni negli Stati Uniti, l’ex presidente Donald Trump gode del sostegno del 49 per cento degli elettori, in vantaggio di sei punti percentuali sul suo successore Joe Biden, fermo al 43 per cento. Lo indica l’ultimo sondaggio pubblicato dall’emittente “Cnn” ed effettuato dall’istituto Ssrs. Rispetto alla precedente rilevazione condotta lo scorso gennaio, il candidato repubblicano e’ rimasto stabile, mentre l’attuale presidente ha perso il due per cento del proprio consenso. Soprattutto, e’ in miglioramento l’idea che gli elettori hanno degli anni della presidenza Trump. Ora il 55 per cento degli statunitensi considera “un successo” la sua amministrazione, contro il 44 per cento che la definisce “un fallimento”.

Nel gennaio del 2021, pochi giorni dopo l’insediamento di Biden, era il 55 per cento a considerare un fallimento la presidenza di Trump. Al contrario, il 61 per cento ritiene che la presidenza Biden sia stata un fallimento, mentre il 39 per cento la definisce “un successo”. Il sondaggio mostra anche come i repubblicani siano piu’ convinti dell’idea che la presidenza Trump sia stata un successo (92 per cento) rispetto a quanto gli elettori democratici abbiano la stessa opinione della presidenza Biden (solo il 73 per cento). Tra gli indipendenti, l’amministrazione Trump e’ guardata con favore dal 51 per cento, contro il 37 per cento che ha opinione positiva dell’attuale presidenza. Poi vi e’ un 14 per cento che considera un fallimento entrambe le esperienze, e un 8 per cento che invece ritiene un successo sia la presidenza di Donald Trump che quella di Joe Biden.

Il sondaggio rileva anche come il 60 per cento degli elettori disapprovi l’operato dell’attuale presidente e come il tasso di approvazione, attualmente al 40 per cento, sia al di sotto del 50 per cento anche su materie quali le politiche sanitarie (45 per cento) e la gestione del debito studentesco (44 per cento). A pesare sull’opinione che i cittadini Usa hanno di Biden e’ soprattutto la gestione della crisi a Gaza (il 71 per cento disapprova), in particolare nel caso degli under 35 (tra questi e’ l’81 per cento a esprimere valutazione negativa). Non molto meglio il giudizio degli elettori sull’operato della Casa Bianca in economia (solo il 34 per cento approva), tema che il 65 per cento degli intervistati considera “estremamente importante” per il voto di novembre.

Tra questi ultimi, il 62 per cento ha intenzione di votare Trump, il 30 per cento Biden. In generale, il 70 per cento degli elettori si lamenta delle attuali condizioni economiche del Paese, e il 53 per cento si dice insoddisfatto della propria situazione finanziaria. Tale insoddisfazione sale soprattutto tra gli elettori a basso reddito, tra le persone di colore e tra i piu’ giovani. L’impressione per entrambi i candidati resta per lo piu’ negativa (il 58 per cento ha opinione negativa di Biden, il 55 per cento di Trump) e il 53 per cento e’ insoddisfatto delle opzioni a disposizione sulla scheda elettorale il prossimo novembre.

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Sconosciuti uccidono sette giovani nel sud dell’Ecuador

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Sette giovani, che la polizia sospetta facessero parte di una banda dedita al furto di veicoli, sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco da sconosciuti a Petrillo, località del sud dell’Ecuador. Secondo una prima ricostruzione dell’accaduto, riferisce il portale di notizie Primicias, sei dei giovani, tutti fra i 15 e i 21 anni, sarebbero caduti in un’imboscata mentre stavano riportando una moto rubata al proprietario per incassare il riscatto. Il cadavere di un settimo giovane è poi stato ritrovato ore dopo poco lontano dal luogo del massacro. Gli inquirenti hanno comunicato che praticamente tutte le vittime avevano precedenti penali per furti di vario genere, ed in particolare di veicoli, formulando l’ipotesi che le persone che hanno sparato da un’auto sarebbero membri di una banda rivale o residenti del luogo stanchi delle ripetute estorsioni.

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