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Norvegia, il Paese che fa affari con la guerra in Ucraina: boom del gas e l’accusa di profitti per 100 mld

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Jens Stoltenberg (nella foto in evidenza), da pochi giorni ministro delle Finanze della Norvegia, si trova a dover rispondere a un’accusa pesante: il suo Paese sarebbe un “profittatore di guerra” per l’aumento delle entrate legato al conflitto in Ucraina. Un’accusa che lui respinge, ma che trova riscontro nei numeri.

Dopo la fine delle forniture russe, la Norvegia è diventata il principale fornitore di gas e petrolio per l’Europa, facendo schizzare alle stelle i propri ricavi. Solo nel 2024, il flusso di gas norvegese verso l’Italia è in calo, ma nel resto d’Europa la domanda continua a crescere. Tra il 2021 e il 2023, le esportazioni di metano norvegese sono aumentate del 5,8% in volume e, soprattutto, si sono quintuplicate in valore: da 15,9 miliardi di euro annui nel periodo 2016-2020 a 74,3 miliardi dal 2022.

I guadagni record di Oslo

La Norvegia non ha venduto molto più gas, ma lo ha fatto a prezzi elevatissimi. Il prezzo è infatti legato al mercato Ttf di Amsterdam, che con la guerra ha raggiunto valori senza precedenti. A dimostrarlo sono anche i bilanci di Equinor, il monopolio statale norvegese di gas e petrolio.

Dal 2016 al 2020, Equinor ha versato al governo di Oslo circa 7,2 miliardi di dollari l’anno in tasse e 1,9 miliardi in dividendi. Dal 2022, le cifre sono esplose: 31 miliardi l’anno di tasse e 6,1 miliardi di dividendi. Un aumento superiore al 300%, che ha portato nelle casse dello Stato norvegese oltre 100 miliardi di dollari in più rispetto alle previsioni normali.

Se i prezzi del gas fossero rimasti ai livelli pre-guerra, la Norvegia avrebbe incassato circa 86 miliardi di dollari in meno. Di fatto, ogni cittadino norvegese ha beneficiato involontariamente di un “bonus” di 20.000 dollari grazie alla crisi energetica globale.

Il contributo alla guerra in Ucraina

La Norvegia, sotto la guida di Stoltenberg alla Nato, ha chiesto più volte ai Paesi europei di aumentare il sostegno economico e militare all’Ucraina. Ma quanto ha versato Oslo? Ad oggi, ha stanziato 3,5 miliardi di euro per Kiev, una cifra esigua rispetto agli incassi extra ottenuti grazie al rialzo dei prezzi del gas.

Ora che è alla guida del ministero delle Finanze, Stoltenberg ha promesso di aumentare gli aiuti all’Ucraina, avendo ampio margine per farlo. Tuttavia, la questione morale rimane aperta: la Norvegia ha tratto enormi vantaggi economici dalla guerra e, sebbene non sia direttamente responsabile del conflitto, la sua posizione di principale esportatore di energia la pone sotto i riflettori internazionali.

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Trump affida il dialogo con Mosca al suo uomo di fiducia Witkoff, uno che fa affari con oligarchi russi

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Donald Trump ha estromesso Keith Kellogg dai contatti sulla guerra in Ucraina. Il generale, pur essendo l’inviato ufficiale della Casa Bianca, è stato considerato in conflitto d’interessi per via del lavoro della figlia, che collabora con un’agenzia impegnata a fornire farmaci a Kiev. La notizia, rilanciata dalla stampa russa e dai servizi d’intelligence di Mosca, ha spinto Trump a escluderlo dalle trattative.

Witkoff entra in scena senza incarichi ufficiali

Al suo posto, Trump ha affidato i contatti con il Cremlino a Steve Witkoff, immobiliarista newyorkese e suo collaboratore personale. Witkoff non ha alcuna esperienza diplomatica né una posizione formale all’interno delle istituzioni americane. Tuttavia, gode della fiducia diretta dell’ex presidente e sembra avere piena libertà d’azione nei rapporti con la Russia.

L’ombra dell’oligarca Blavatnik nei suoi affari

A rendere controversa la scelta di Witkoff è il suo socio d’affari, Leonard Blavatnik, miliardario nato a Odessa, naturalizzato americano e britannico, considerato uno degli oligarchi più influenti. Blavatnik è finito nella lista delle sanzioni dell’Ucraina per i suoi rapporti con l’economia russa. Con Witkoff ha gestito operazioni immobiliari per oltre un miliardo di dollari.

Gli affari miliardari costruiti nell’era post-sovietica

Blavatnik ha fatto fortuna negli anni delle privatizzazioni in Russia. Con Mikhail Fridman e Viktor Vekselberg ha acquisito la compagnia petrolifera TNK e, nel 2003, ha siglato una partnership con British Petroleum. L’operazione si è conclusa nel 2013 con la vendita a Rosneft per 56 miliardi di dollari, con l’appoggio politico del Cremlino.

Trump ignora i rischi e tira dritto

Nonostante la posizione ambigua di Blavatnik — che ha definito la guerra “inimmaginabile” senza mai accusare Putin — Trump continua a considerare valido il canale con Mosca tramite Witkoff. Le attività comuni tra i due sono proseguite anche dopo l’inizio della guerra in Ucraina, con un recente investimento da 85 milioni di dollari. Per Trump, nessun problema. O forse, proprio per questo, un vantaggio.

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Il deputato Chiquinho Brazão accusato dell’omicidio di Marielle perde il mandato

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La Camera dei deputati del Brasile ha dichiarato giovedì 24 aprile la perdita del mandato del deputato federale Chiquinho Brazão, uno dei rinviati a giudizio accusati di aver agito come mandante dell’omicidio della consigliera comunale Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes, nel 2018. Lo rende noto Agência Brasil. La decisione è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Camera ed è stata giustificata sulla base dell’articolo della Costituzione che determina la perdita del mandato del parlamentare che “non si presenti in ogni sessione legislativa a un terzo delle sessioni ordinarie della Camera”.

Brazão è stato arrestato nel marzo dello scorso anno ma ha lasciato il carcere all’inizio di aprile di quest’anno dopo che il giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha concesso gli arresti domiciliari all’oramai ex deputato. Nella sua decisione, Moraes ha concordato con il bollettino medico presentato dal carcere di Campo Grande dove era recluso secondo il quale, Brazão ha una “delicata condizione di salute” con “alta possibilità di soffrire un malore improvviso con elevato rischio di morte”.

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Lavrov, Trump ha ragione su direzione Russia-Usa su Ucraina

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“Donald Trump ha ragione ad affermare che Stati Uniti e Russia si stanno muovendo nella giusta direzione per quanto riguarda la risoluzione del conflitto ucraino”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista alla Cbs, riporta la Tass. “Il presidente degli Stati Uniti crede, e ritengo a ragione, che ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Le forze armate russe – ha detto ancora Lavrov – stanno conducendo attacchi in Ucraina solo contro obiettivi militari o siti utilizzati dall’esercito ucraino. Il presidente russo Vladimir Putin lo ha già ribadito in più occasioni”.

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