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Ucraina-Russia, il 2025 segnerà la fine della guerra? Tra speranze di pace e nuove minacce

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Il 2025 potrebbe essere l’anno della fine della guerra tra Russia e Ucraina, ma la situazione resta altamente incerta. Mentre emergono spiragli di dialogo, i combattimenti nelle regioni del Donbass e nella zona russa di Kursk proseguono con intensità.

Mosca ha annunciato la conquista della città mineraria di Toretsk, nel Donetsk, mentre Kiev ha rilanciato gli attacchi su Kursk e ha segnalato il ritorno delle truppe nordcoreane, precedentemente ritirate ma ora di nuovo presenti sul fronte.

Zelensky pronto al dialogo, ma prima vuole incontrare Trump

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un’intervista alla Reuters, ha dichiarato di essere pronto a negoziare direttamente con Vladimir Putin, ma ha sottolineato che prima vuole coordinarsi con Donald Trump per affrontare “il nemico comune”.

Anche Trump ha lasciato intendere la possibilità di un dialogo con Putin, dichiarando di voler “vedere la fine della guerra” e lasciando aperta la possibilità di un incontro con Zelensky già “la prossima settimana”.

Da Mosca, invece, arrivano segnali contraddittori. Dopo aver ripetutamente dichiarato che Zelensky non è un interlocutore legittimo (poiché il suo mandato sarebbe tecnicamente scaduto nel maggio scorso), ora il Cremlino sembra più incline a valutare la possibilità di negoziati.

La battaglia per ingraziarsi Trump

Al momento, sia Kiev che Mosca sembrano più interessate a guadagnarsi il favore di Trump piuttosto che impegnarsi concretamente per fermare la guerra.

Zelensky ha accolto positivamente la richiesta dell’ex presidente americano di concedere agli Stati Uniti accesso privilegiato alle terre rare ucraine, risorse fondamentali per l’industria tecnologica e militare. “Saremmo felici di intensificare la cooperazione tra le nostre industrie minerarie”, ha dichiarato il leader ucraino.

Allo stesso tempo, Putin sta evitando critiche dirette a Trump e sembra intenzionato a sfruttare la sua presidenza per rompere il fronte occidentale, che sotto Biden ha sostenuto l’Ucraina in modo compatto.

Putin prepara 100.000 nuovi soldati per il fronte

Nonostante i discorsi sulla pace, l’intelligence ucraina riporta una preoccupante escalation militare da parte russa. Zelensky ha avvertito che Putin starebbe pianificando il dispiegamento di 100.000 nuovi soldati, ben equipaggiati e pronti a combattere per un lungo periodo.

Inoltre, l’Ucraina sostiene che la cooperazione militare tra Russia e Corea del Nord verrà rafforzata con nuove tecnologie belliche avanzate.

A conferma della criticità del momento, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato Militare della NATO, ha effettuato una visita segreta a Kiev per raccogliere informazioni di prima mano sulla situazione al fronte.

L’Ucraina continua a chiedere aiuti militari

Zelensky continua a sollecitare il sostegno occidentale. Francia e Olanda hanno recentemente inviato caccia Mirage e F-16, mentre il leader ucraino ha chiesto agli alleati europei di incrementare le spese militari fino al 5% del PIL.

“La nostra guerra è la guerra dell’Europa. Se Putin dovesse vincere in Ucraina, l’intera stabilità del continente sarebbe a rischio”, ha ribadito Zelensky all’ammiraglio Dragone.

La pace è davvero vicina?

Se da una parte si intravedono spiragli diplomatici, dall’altra la realtà militare sul campo suggerisce che la guerra sia ancora lontana dalla fine.

Il 2025 potrebbe segnare una svolta decisiva, ma la vera fine del conflitto dipenderà dalle scelte politiche di Mosca, Kiev e delle potenze occidentali. Per ora, la possibilità di un cessate il fuoco sembra ancora un miraggio.

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Bluesky sempre più anti X, debutta anche Obama

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Cresce e assume una veste sempre più politica Bluesky, la piattaforma rivale di X. Dopo le due stelle della sinistra radicale Bernie Sanders e Alexandra Ocasio-Cortez, sulla piattaforma sbarca anche Barack Obama. Il suo post di debutto celebra i 15 anni dell’Affordable Care Act, la riforma sanitaria fiore all’occhiello della sua presidenza. Bluesky – nata nel 2019 e finanziata dal co-fondatore ed ex amministratore delegato di Twitter, Jack Dorsey – ha iniziato a farsi strada dopo che Elon Musk ha comprato la piattaforma dei cinguettii nel 2022 e l’ha trasformata in X. In seguito all’impegno politico del tycoon al fianco di Donald Trump e poi al suo incarico come Doge nella nuova amministrazione Usa, Blusky ha iniziato ad accogliere una serie di transfughi da X.

Non solo utenti comuni ma anche testate giornalistiche come il Guardian, persone dello spettacolo come Barbra Streisand e Ben Stiller, ricercatori e scienziati che – ha sottolineato la rivista Nature – cercano un ambiente social più sereno, lontano da spam, bot, disinformazione e linguaggi violenti. Attualmente la piattaforma conta oltre 33 milioni di iscritti. L’Affordable Care Act è “un promemoria del fatto che il cambiamento è possibile quando lottiamo per il progresso”, ha scritto nel suo post di esordio su Bluesky Barack Obama che mantiene un ampio seguito anche su altri social media tra cui X e Facebook (ha rispettivamente oltre 130 milioni e 55 milioni di follower).

Altri politici statunitensi sono già attivi su Bluesky inclusi i democratici Gavin Newsom governatore della California e la senatrice Elizabeth Warren. E ci sono Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez, che è diventata la prima persona sul social a raggiungere un milione di follower. L’83enne senatore indipendente e la 35enne deputata dem sono impegnati in ‘Fight Oligarchy’, il tour con cui stanno riempiendo piazze e arene americane denunciando la “manciata di miliardari che gestisce il governo”. L’arrivo di Barack Obama su Bluesky potrebbe accelerarne la crescita e fare da traino per altri personaggi di spicco e utenti comuni.

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Trump annuncia: accordo sui minerali con l’Ucraina quasi pronto

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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che l’intesa strategica sui minerali con l’Ucraina «è quasi completa» e verrà firmata «molto presto». Durante un intervento pubblico, Trump ha anche confermato che i colloqui in corso a Riad, tra delegazioni americane, russe e ucraine, includono questioni chiave come i confini territoriali e la gestione delle centrali energetiche, in particolare la centrale nucleare di Zaporizhzhia occupata dai russi. «Qualcuno dice che dovremmo gestirla noi, per competenza tecnica. Per me andrebbe bene», ha affermato.

Colloqui riservati a Riad

Nel lussuoso Ritz-Carlton di Riad, le delegazioni si muovono su piani distinti: americani, russi e ucraini. Gli Stati Uniti, rappresentati da Andrew Peek e Michael Anton, incontrano separatamente le controparti. Al centro dei negoziati, la tregua parziale per le infrastrutture energetiche, ancora da applicare. Kiev ha fornito una lista di siti da includere e propone che Washington ne monitori l’osservanza.

Una tregua energetica ancora incerta

Sebbene Russia e Ucraina abbiano concordato una tregua di 30 giorni sulle infrastrutture, Kiev denuncia continue violazioni. Solo ieri, un attacco russo ha colpito Sumy, ferendo 74 civili, tra cui 14 bambini. Le discussioni si concentrano ora sull’estensione e sulla concreta applicazione del cessate il fuoco.

Torna l’ipotesi di un accordo sul Mar Nero

Il Cremlino ha confermato che tra gli argomenti affrontati vi è anche il ripristino dell’accordo sul grano del 2022, mediato da ONU e Turchia, che permetteva l’esportazione sicura di grano ucraino e fertilizzanti russi. L’intesa era stata interrotta nel 2023 da Mosca, che lamentava l’inefficacia delle deroghe alle sanzioni.

Nel frattempo Kiev ha avviato un corridoio alternativo lungo la costa occidentale. Fonti ucraine sottolineano che il cessate il fuoco marittimo potrebbe avvantaggiare Mosca, ma se comprendesse lo stop agli attacchi portuali e ai missili lanciati da navi russe, potrebbe essere «un passo positivo».

Obiettivo USA: una tregua completa entro Pasqua

La Casa Bianca spinge per una tregua di 30 giorni entro la Pasqua. Il consigliere Mike Waltz ha dichiarato che gli USA cercheranno anche un accordo su una linea di controllo e su eventuali truppe di peacekeeping. Tuttavia, gli ucraini si dicono scettici.

Secondo l’agenzia russa Interfax, i colloqui sono definiti «creativi». Il Moscow Times riporta che la Russia intende prolungare le trattative per guadagnare tempo e posizioni. «Noi abbiamo già accettato la data simbolica di Pasqua – dicono da Kiev – ma è Putin che non lo ha fatto».

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Scontri con coloni, Idf arresta regista No other land

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Decine di coloni arrivati ;;questa sera nei pressi del villaggio di Susya, nella Cisgiordania meridionale, hanno lanciato pietre contro auto, case e residenti che hanno risposto. Negli scontri è rimasto ferito ed è stato successivamente arrestato dagli uomioni dell’Idf Hamdan Ballal, il regista palestinese premio Oscar per il documentario ‘No other land’. Il co-regista israeliano, Yuval Avraham, ha scritto su X che Ballal è stato aggredito. “Un gruppo di coloni ha attaccato la casa di Hamdan, che ha diretto il film insieme con me. Lo hanno picchiato sulla testa e su tutto il corpo. Mentre era ferito e sanguinante, i soldati sono entrati nell’ambulanza che aveva chiamato e lo hanno arrestato. Da allora non si hanno più notizie e non è chiaro se stia ricevendo cure mediche e che cosa gli stia succedendo”.

Avraham ha postato un video che mostra un colono mascherato che avrebbe attaccato il villaggio di Ballal. “Hanno continuato ad attaccare pure gli attivisti americani, rompendo la loro auto con pietre”, ha aggiunto il regista israeliano. Secondo un testimone oculare, quattro palestinesi sono stati feriti dal lancio di pietre, la maggior parte in modo lieve. La polizia ha dichiarato che tre palestinesi sono stati arrestati, in manette anche un minorenne israeliano successivamente rilasciato a causa delle ferite riportate dopo essere stato colpito da una pietra. Il 3 marzo scorso ‘No other land”, che racconta le demolizioni ad opera dell’Idf nel villaggio palestinese di Masafer Yatta, in Cisgiordania, ha vinto l’Oscar come miglior documentario. All’opera hanno preso parte due registi palestinesi, Ballal e Basel Adra, entrambi residenti di Masafar Yatta, e due registi israeliani, Yuval Abraham e Rachel Szor.

Sul palco a Los Angeles, due dei quattro registi del film, un israeliano e un palestinese, hanno chiesto diritti per i palestinesi e una soluzione negoziata al conflitto. Avraham, ha parlato della distruzione di Gaza ed anche degli ostaggi israeliani, brutalmente rapiti il 7 ottobre. “C’è un percorso diverso, una soluzione politica, senza supremazia etnica, con diritti nazionali per entrambi i nostri popoli”, ha detto. Diversi giorni dopo il discorso di Avraham agli Oscar, la Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele (Pacbi) ha rilasciato una dichiarazione in cui condannava il documentario per aver violato le “linee guida anti-normalizzazione” del movimento. Di diverso parere invece il capo del consiglio comunale del villaggio palestinese di Susya che ha ringraziato l’appoggio degli attivisti, anche israeliani. Il documentario, nonostante l’Oscar, non ha ancora trovato un distributore in America.

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