La “condizione irrinunciabile” perché gli ex popolari continuino ad impegnarsi nel Pd è che “venga confermato anche nel nuovo contesto postcongressuale, un reale – cioè praticabile e praticato – pluralismo culturale e politico”. E’ quanto si legge in un Documento dell’Associazione I Popolari, che si è appena riunita a Roma, dopo la convocazione del Presidente Pierluigi Castagnetti.
“L’aggressione russa all’Ucraina – si legge nel documento proposto da Castagnetti all’inizio dellAssemblea svotasi sia in presenza che da remoto -, lo spostamento degli equilibri mondiali a favore delle maggiori autocrazie, l’esplosione di alcune emergenze quali quella energetica quella climatica e quella demografica, l’emergere di piattaforme valoriali attorno ad essenziali diritti soggettivi che a volte reclamano una nuova declinazione, il cambio di maggioranze parlamentari in diversi paesi fra cui l’Italia con il conseguente prevedibile spostamento dell’asse politico dell’Unione verso destra, configurano un quadro di problemi che sfidano tutte le tradizioni politico-culturali, fra cui sicuramente quella cattolico democratica, anche per il ruolo fondamentale che essa ha avuto nel definire i contesti costituzionali dell’Italia e dell’Europa”.
“L’auspicio che esprime questa Assemblea dei rappresentanti dei delegati all’ultimo congresso del PPI – prosegue il documento -, è quello della ripresa di una iniziativa di elaborazione culturale e politica, e insieme di formazione di una nuova classe dirigente, sia da parte di chi è già impegnato in prima linea nelle diverse sedi parlamentari e di partito, sia da parte di chi dall’esterno delle istituzioni è chiamato a offrire un contributo di pensiero e di elaborazione sistematica, attingendo alle scienze contemporanee oltre che al magistero della Chiesa sempre più originale e stimolante. Il principio generativo oggi imprescindibile è, infatti, quello della fraternità, su cui è possibile costruire nuove convergenze fra culture spirituali e immanenti, indispensabili se si pensa anche solo alla trasformazione antropologica in corso. Così come è sempre più urgente concentrare l’attenzione sulla crisi della rappresentanza e, dunque, della democrazia, alla luce anche delle annunciate, quantunque apparentemente felpate e subdole, riforme del nostro modello istituzionale in termini presidenzialistici”.
“Per queste ragioni – prosegue il testo -, ferma restante la riconosciuta pluralità delle opzioni politiche dell’elettorato cattolico, si esprime l’auspicio che, a quanti tra di loro scelgono quella riformista rappresentata dal Partito Democratico, venga confermata come condizione irrinunciabile, vero presupposto per la costruzione di una credibile alternativa alla destra, anche nel nuovo contesto postcongressuale, un reale – cioè praticabile e praticato – pluralismo culturale e politico, così come avviene in tutte le moderne democrazie e in tutti i Partiti Democratici, a partire da quello statunitense, da sempre considerato punto di riferimento del Partito Democratico italiano”.