Il segnale è forte e chiaro. La rete dal quale il governo non riesce a districarsi lasciando l’arte, con i musei, i teatri, i cinema, gli artisti, gli autori, i musicisti e tutto il personale specializzato, senza voce; quella menaide che ha maglie fitte e antiche che si intreccia con le forti corde che partono dalle frasi dette in famiglia: “che bello, sei un artista? E che lavoro fai per vivere?” passando per dichiarazioni di un ministro della Repubblica che affermò: “non è che la gente la cultura se la mangia”, frase interpretata e divenuta lessico comune nell’accezione: “con l’arte non si mangia” , quella rete che oggi vorrebbe rafforzarsi con l’assenza da tanti DPCM di parole come arte, artisti, musei, cinema, teatri, oggi, quel tramaglio, in Campania, con un gesto unico nel suo genere, un gesto di grande coesione e responsabilità, vede la sua prima smagliatura con la realizzazione del progetto CONTEMPORANEAMENTE, un appuntamento con l’Arte Contemporanea che vedrà, il 17/18/19 Dicembre, l’apertura collettiva di oltre 30 spazi campani per l’arte contemporanea.
Mario Pellegrino ritratto nella galleria Blu di Prussia di Napoli.
PH. Mario Laporta/KONTROLAB
Fernanda Garcia e Andrea Nuovo ritratti nella galleria Andrea Nuovo di Napoli.
PH. Mario Laporta/KONTROLAB
Andrea Ingenito ritratto nella sua galleria a Napoli.PH. Mario Laporta/KONTROLAB
Donatella Saccani ritrattanella galleria Kromia di Napoli.
PH. Mario Laporta/KONTROLAB
Annamaria De Fanis e Rosa Francesca Masturzo ritratte nella Intragallery di Napoli.
PH. Mario Laporta/KONTROLAB
Piero Renna ritratto nella galleria PRAC di Napoli.
PH. Mario Laporta/KONTROLAB
Antonio Maiorino Marrazzo ritratto nella galleria Primo Piano di Napoli.
PH. Mario Laporta/KONTROLAB
Corrado Folinea ritratto nella galleria Acappella di Napoli.PH. Mario Laporta/KONTROLAB
Umberto di Marino con i figli Giosuè e Vincenzo nella sua galleria a Napoli.
Ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Anna Fresa e Danilo Ambrosino ritratti nella galleria DAFNA di Napoli.
PH. Mario Laporta/KONTROLAB
Le strutture aprono oggi le loro porte con l’intenzione di dare un’indicazione forte di coesione e per celebrare la vivacità della cultura contemporanea sul territorio campano anche in questo momento delicato. Questa prima edizione di CONTEMPORANEAMENTE, alla quale altre ne seguiranno, rappresenta il tentativo di consolidare l’offerta culturale con l’appoggio delle principali istituzioni cittadine come il Museo Madre, Fondazione Made in Cloister, Fondazione Morra, Fondazione Morra Greco, Fondazione Plart , che, nonostante la chiusura temporanea imposta a musei e fondazioni, hanno affiancato l’iniziativa, come fatto anche da Flip Project, Magazzini Fotografici e Tarsia che sono vicini a Contemporaneamente pur rimentendo chiusi, nel rispetto delle direttive del governo. Saranno i 30 spazi per l’arte contemporanea, le 30 gallerie campane riaperte per questa tre giorni, nel rispetto di tutte le normative anticovid vigenti e rigorosamente su appuntamento, a riavvicinare il pubblico all’arte contemporanea e all’arte tutta, ribadendo la loro vicinanza ai tanti cultori, appassionati, visitatori, cui manca il rapporto con tutte le forme artistiche, una lontananza imposta si, dall’emergenza sanitaria, ma inspiegabile se confrontata al trattamento concesso ad altre attività.
Tutte le gallerie Vi aspettano dalle ore 11,00 alle 19,00 nei giorni 17/18/19 su appuntamento
aA29 Project Room (Ce) Innobiliare Sud Ovest Giovanni Scotti, Acappella (Na) SUDDEN CONFUSION Pennacchio Argentato, Al Blu di Prussia (Na) Naturalia mostra collettiva, Alfonso Artiaco (Na) Ann Veronica Janssens, Andrea Ingenito (Na) dieciperdieci da Warhol ad Abbamondi, Andrea Nuovo (Na) Endiadi Giorgio Tentolini, Annarumma (Na) By the Way mostra collettiva, ART1307 (Na) Re_Start & More mostra collettiva, AXRT (Av) Alchimie mostra collettiva, Casamadre (Na) Chiara Dynys, Casa Turese (Vitulano) Pensare il futuro mostra collettiva, Centometriquadri (Ce) Le città Invisibili Stefano Di Stasio, DAFNA Gallery (Na) Le possibilità di un volo Valentina Colella, Thomas Dane Gallery (Na) Arena Alexandre da Cunha, Umberto Di Marino (Na) Boomerang Visto da qui_Giuseppe Maraniello, Flip Project (Na) Semelparous Joey Holder, Galleria Lia Rumma (Na) Weightless Luca Monterastelli, Galleria Marrocco (Na) On Air mostra collettiva Galleria Paola Verrengia (Sa) A Moment of Reflection mostra collettiva, Galleria PrimoPiano (Na) ∞Pier Paolo Patti, Galleria Tiziana Di Caro (Na) Tomaso Binga, Intragallery (Na) Metonìmie Chiara Arturo e Cristina Cusani, Kromìa (Na) Land Escape Viù, Le 4 Pareti (Na) Fuori controllo Stefano Ciannella, Marco Cortese, Magazzini Fotografici (Na) Maradona Sergio Siano, Nicola Pedana (Ce) Turn on the bright lightsmostra collettiva, Nuvole Arte Contemporanea (Montesarchio)DropsAntonio delli Carri, Piero Renna (Na) Panorami da un altro pianeta terra Cherubino Gambardella, Residency 80121 (Na) Catch the Present Group show shop, Shazar Gallery (Na) Deposito materiale di senso Lello Lopez, Luigi Solito (Na) Almost Home Ryan Mendoza, Spazio Amira (Nola) Assenze Joseph Kosuth, Pietro Lista, Studio Trisorio (Na) Christiane Löhr, SyArt Gallery (Sorrento) In dialogue 20 _ 21 mostra collettiva, Tarsia (Na) Sewing & Drawing Paboy Bojang, Marco Pio Mucci, Zazà (Na) Only Monument I Wanna Feel SAGG NAPOLI
Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse,
Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES.
Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli.
Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli.
Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it
E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International.
Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.
Scoperta eccezionale a Giugliano: trovata necropoli romana, tra intonaci colorati, mausolei e l’epitaffio di un gladiatore
Nel cuore dei Campi Flegrei, a Liternum, una nuova campagna di scavi svela tesori nascosti: straordinaria testimonianza della vita e della morte nell’antica colonia romana.
Non solo la celebre Tomba del Cerbero. A Giugliano in Campania, nel cuore dell’antica Liternum, la storia riemerge ancora una volta con forza, bellezza e un senso profondo di meraviglia. In un’area archeologica già sottoposta a vincolo diretto dal Ministero della Cultura, la Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Napoli ha annunciato una nuova, eccezionale scoperta: una necropoli romana estesa per oltre 150 metri quadrati, che promette di riscrivere la conoscenza del territorio e delle sue pratiche funerarie.
Un cantiere di storia, bellezza e memoria
Sotto la direzione scientifica della dott.ssa Simona Formola, funzionario archeologo responsabile del territorio, gli archeologi hanno portato alla luce una straordinaria varietà di strutture e reperti: due recinti funerari con intonaci bianchi e rossi ancora ben conservati, un profondo pozzo cultuale, un mausoleo in opera reticolata, e oltre venti sepolture disposte con grande perizia e attenzione rituale.
Le tombe — a cappuccina, ad enchystrismòs e a cassa di tegole — raccontano una continuità di frequentazione del sito dalla fine del I secolo a.C. fino al III secolo d.C., segno tangibile della ricchezza sociale e culturale di questa zona del mondo romano, che ancora oggi continua a restituire tesori.
L’epitaffio di un gladiatore: un frammento toccante di umanità
Tra i ritrovamenti più affascinanti, alcune iscrizioni funerarie in marmo, di cui una, in particolare, cattura l’attenzione degli studiosi e dell’opinione pubblica: l’epitaffio di un gladiatore. Una testimonianza rara e commovente che illumina il ruolo sociale, la memoria e la dignità riservata a questi combattenti, spesso percepiti come figure marginali, ma la cui presenza in necropoli tanto articolate rivela invece un riconoscimento pubblico e rituale.
I Campi Flegrei: una terra che non smette di sorprendere
Questa scoperta conferma ancora una volta quanto il territorio flegreo sia un autentico scrigno di tesori archeologici, spesso celati sotto strati di tempo e oblio, pronti a riaffiorare con la forza della bellezza e della verità storica.
Ogni tomba, ogni frammento, ogni intonaco conservato è un invito a guardare con occhi nuovi il paesaggio campano, in particolare quell’area di Giugliano che, da Liternum all’Anfiteatro romano, passando per il Foro e la necropoli, si mostra come un museo a cielo aperto ancora in parte da scoprire.
La promessa della Soprintendenza: tutelare e condividere
La Soprintendenza ABAP ha ribadito il proprio impegno nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, affinché queste straordinarie scoperte possano essere conosciute, studiate e raccontate, non solo alla comunità scientifica ma anche ai cittadini e alle nuove generazioni.
In un territorio che continua a stupire, la storia non smette mai di parlare. Basta saper ascoltare. E, nel caso di Giugliano, scavare con cura.
Padre Paolo Benanti, presidente della Commissione vaticana sull’intelligenza artificiale, ha affrontato con Walter Veltroni, in una lunga intervista pubblicata sul Corriere della Sera, le sfide poste dall’avvento della società digitale e dalle nuove tecnologie.
Apocalittici o integrati?
Riprendendo la celebre domanda di Umberto Eco sulla televisione, Padre Benanti chiarisce: «La risposta cambia a seconda del momento storico. Nei primi anni Duemila la tecnologia sembrava alleata delle democrazie, come in piazza Tahrir. Oggi, invece, con gli eventi di Capitol Hill e l’intelligenza artificiale generativa che concentra il potere nei server di pochissime aziende, tutto è cambiato: il 70% dei dati è nelle mani di sole due compagnie di Seattle, il 100% in cinque compagnie al mondo. È un potere immenso».
La crisi della normatività
«Oggi bisogna ridare valore alle norme», sostiene Padre Benanti, ricordando come eventi storici e sociali abbiano minato il concetto stesso di regola: «Siamo passati da una società kantiana, basata sulla norma morale, al dubbio che la norma possa diventare tirannica. La pandemia ha esasperato questo aspetto, portando molti a vedere la regolamentazione come distruzione dell’autonomia individuale».
Il rischio di una “Repubblica tecnologica”
Secondo Benanti, la società digitale sta creando nuove forme di potere politico. Citando Peter Thiel e gli altri fondatori di PayPal, definisce la loro visione come un capitalismo basato sulla competizione estrema e sull’esclusione: «Il loro modello è tra estremo individualismo e governo delle élite, più efficiente della democrazia tradizionale. Un esempio è Alex Karp, CEO di Palantir, che parla apertamente di una “Repubblica tecnologica” guidata da una classe illuminata».
Intelligenza artificiale, democrazia e realtà
“Ogni cittadino dovrebbe sapere se un’immagine è reale o generata artificialmente”, sostiene Padre Benanti. Il concetto del “sintetico”, cioè la perfetta imitazione del naturale, rischia di compromettere la capacità di distinguere vero e falso, minacciando le fondamenta della democrazia. Citando Turing e Eco, sottolinea: “La democrazia vive solo se i cittadini possono formarsi opinioni su fatti reali”.
L’algoritmo non può rispondere a tutto
Benanti avverte: “L’algoritmo tratta tutto come un problema matematico, ma le questioni umane fondamentali riguardano il senso della vita. Ho chiesto a un’intelligenza artificiale medica come eliminare il cancro, e la risposta logica, drammatica, era eliminare chi ne è affetto. Le questioni etiche non possono ridursi a soluzioni matematiche”.
Tecnologia e libertà personale
Il religioso riflette poi sulla perdita del senso esistenziale delle parole e dei rapporti umani, ormai filtrati da algoritmi e dispositivi: “Oggi viviamo in un capitalismo della sorveglianza basato sull’economia dell’attenzione. Dobbiamo trovare il modo di rendere compatibili tecnologia e libertà, umano e artificiale”.
Il futuro è un equilibrio delicato
“È urgente un ‘brain helmet’, una protezione che aiuti a difendersi dal dominio delle piattaforme digitali”, conclude Benanti. “Serve un nuovo equilibrio, per non perdere la nostra umanità di fronte al potere smisurato della tecnologia”.
Un ammasso di gusci di ostrica sono accumulati nell’angolo di una stanza della casa del Tiaso, la lussuosa dimora di Pompei in cui sono venute ora alla luce le megalografie di baccanti e satiri che ornavano una sala per banchetti. La stanza dista pochi metri dalla meravigliosa sala affrescata dove si tenevano i grandiosi ricevimenti ispirati al culto dionisiaco. Tutto lascia pensare ai resti di un sontuoso pranzo in cui erano state offerte ai convitati portate del celeberrimo frutto di mare. E invece no. I resti delle conchiglie erano lì nella loro funzione di materiale edile; d’altra parte tutta quest’area della villa, nel momento in cui era stara sepolta dai detriti dell’eruzione vulcanica, era un cantiere avviato per restaurare la ricca dimora.
Dai gusci di queste conchiglie, triturate, i romani ricavavano infatti una finissima polvere, quasi trasparente, di carbonato di calcio, che veniva passato come ultimo strato sugli affreschi delle pareti. Il risultato era strabiliante ed è ancora perfettamente visibile. Questa polvere di carbonato a contatto con una sorgente luminosa iniziava infatti a luccicare. E tutt’ora lo fa, se gli si avvicina ad esempio la luce della torcia di un telefonino. Immaginate quindi questa stanza di accesso al tempietto che, nella penombra rischiarata da candelabri, lucerne e bracieri, brillava di puntini luminosi come fosse un cielo stellato. L’effetto doveva essere sbalorditivo.
D’altronde era la stanza di accesso ad un luogo spirituale, anche questo degnamente affrescato da scene delle quattro stagioni e allegorie dell’agricoltura e della pastorizia che spiccano da uno sfondo azzurro, o meglio in blu Egizio. Un altro materiale decorativo sfarzosissimo, ritrovato anche in altri ambienti della villa. Era un materiale costosissimo, tant’è che quando un proprietario chiamava il mastro pittore e gli chiedeva il costo delle operazioni per realizzare gli affreschi, questo lo avvisava che il prezzo avrebbe riguardato solo la manodopera e i colori base; per il blu egizio, ci sarebbe stato un costo a parte da pagare. A Pozzuoli c’era anche una fabbrica dove si produceva il blu egizio, l’unico pigmento preparato chimicamente ai tempi dei Romani. Era a base di rame e veniva cotto a temperature molto elevate all’interno di alcuni pozzi; la polvere che ne veniva estratta dopo la cottura cambiava colore, le particelle di rame surriscaldate diventavano blu.
“Questo fa capire – raccontano gli archeologi e i restauratori che hanno curato gli scavi – quanto facoltoso fosse il proprietario di questa enorme casa che poteva vantare un quartiere termale, una vera e propria spa privata. Noi adesso stiamo guardando solo la pars privata di una villa che aveva ambienti che si affacciavano su un portico, che a sua volta affacciavano su un enorme giardino che, in larghezza, era grande quanto tutto l’isolato”. Dell’enorme villa, restano infatti ancora inesplorati due terzi della proprietà, tra cui l’ingresso, il quartiere dell’atrio e gran parte del giardino colonnato.