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Cultura

Cultura, videogiochi trainano filiera ma il Sud stenta

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Sfiora i 100 miliardi di euro il valore del sistema produttivo culturale e creativo nel nostro Paese. Con gli italiani pronti, almeno in estate, a spendere anche di più, frenati solo dai costi e da quel divario Nord-Sud che sembra non colmarsi mai. È la fotografia dell’Italia della cultura raccontata da due report presentati oggi in contemporanea: da una parte la 13/a edizione del Rapporto annuale di Fondazione Symbola e Unioncamere Io sono cultura 2023 e dall’altra quello dell’Osservatorio longitudinale sui consumi culturali degli Italiani di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg (riferito a luglio 2023). A parlare sono subito i macronumeri del primo: i 95,5 miliardi di valore del sistema produttivo culturale e creativo nel 2022 (ovvero il 5,6% del valore aggiunto italiano) che ne attivano complessivamente 271,9 (per ogni euro prodotto dalla cultura, altri 1,8 attivati) per quasi un milione e mezzo di occupati (5,8% del totale).

A fare da traino, forse eredità della pandemia, è il comparto dei videogiochi e software, che contribuisce alla ricchezza della filiera con 14,6 miliardi di euro di valore aggiunto (15,3% dell’intera filiera, +9,6% sul 2021) con un incremento di posti di lavoro di oltre 12mila unità (il 12,4% della filiera, +7,0%). Seguono editoria e stampa e architettura e design. Numeri che, letti invece sul fronte dei consumatori da Impresa Cultura Italia-Confcommercio, si traducono in 65 euro di spesa media mensile in cultura stimata per nucleo familiare, ma con gli italiani pronti ad arrivare fino a 100 euro a persona nel periodo estivo. In particolare, si legge, sono musei, mostre e concerti le iniziative più gettonate (rispettivamente 26%, 20% e 17%).

E la cultura incide anche nelle scelta della meta turistica, con il 25% dei viaggiatori che si orienta in base a presenza di musei e siti archeologici, oltre a mostre, concerti, eventi e rassegne (14%), soprattutto nella fascia 35-54 anni. Più di 1 italiano su 2 poi sarebbe interessato ad acquistare pacchetti per un weekend culturale: spesa prevista 200 euro a persona, ma fra loro oltre 1 su 3 sarebbe pronto a investire anche una cifra più alta. Estate a parte, nota dolente per i quotidiani cartacei, il cui consumo cala rispetto ai digitali gratuiti, utilizzati almeno occasionalmente da 3 italiani su 4. Mentre, al contrario, i libri su device digitali non riescono a vincere il fascino della carta (scelta, almeno occasionalmente, dal 69%).

La tv resta il medium più utilizzato (87%) e quasi 2 su 3 utilizzano piattaforme web a pagamento (64%). A frenare gli italiani di fronte al portafogli per la cultura sono però due barriere: i costi (47%) e un’offerta non all’altezza delle aspettative (31%), soprattutto nelle regioni del Sud e delle Isole. Una frattura del Paese che spicca anche nelle pagine di Symbola e Unioncamere. Se il 40,2% delle imprese culturali e creative italiane opera nei territori dei siti Unesco, infatti, nel 2022 il valore aggiunto di cultura e creatività al Sud pesa per il 3,9% sul totale dell’economia, contro il 5,6% nazionale. E ancora, Milano è prima per incidenza della filiera in termini di valore aggiunto e occupazione e la Lombardia domina le altre regioni. Ed è ancora la Lombardia, insieme al Lazio, quella che produce più ricchezza con la cultura. Milano, Roma, Torino, Arezzo, Trieste, Firenze e Bologna vincono nella top ten delle province, tutte del centro-nord. “Una distanza tra l’immenso patrimonio culturale del Mezzogiorno e la sua espressione” sulla quale, commenta il ministro della CulturaGennaro Sangiuliano, “evidentemente bisogna ancora lavorare tantissimo”.

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Antichi altari e iscrizioni sommersi rivelano un tempio Nabateo di 2000 anni fa nel mare di Puteoli

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Lungo la costa italiana, vicino a Napoli, un team di archeologi ha portato alla luce antichi altari e lastre di marmo con iscrizioni sommerse che risalgono a circa 2000 anni fa. Si tratta, probabilmente, dei resti di un tempio costruito da immigrati Nabatei, provenienti da un antico regno della penisola arabica. Questo regno è noto soprattutto per la celebre città di Petra, il cui “Tesoro” scolpito nella roccia è apparso nel film Indiana Jones e l’ultima crociata.

Una scoperta inaspettata: il mistero del tempio sommerso

Il primo autore dello studio, Michele Stefanile, archeologo marittimo presso la Scuola Superiore Meridionale di Napoli, ha commentato: “Per me questa è stata una delle scoperte più inaspettate”. Il tempio è situato al largo della costa di Pozzuoli, nota in epoca romana come Puteoli, uno dei più importanti porti commerciali dell’Impero Romano, dove attraccavano navi provenienti da tutto il mondo romano cariche di merci, inclusi grano e altre risorse vitali.

Un tempio dimenticato e sommerso dal mare

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Antiquity il 12 settembre, il tempio elaborato venne sepolto sotto uno strato di cemento e frammenti di ceramiche a causa dell’abbandono della zona da parte dei commercianti stranieri. Nel corso dei secoli, l’attività vulcanica ha contribuito a sommergere la costa di Pozzuoli, preservando circa due chilometri di antichi magazzini e altri edifici appartenenti all’antico porto romano.

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Una scoperta storica dopo secoli di indagini

Dal XVIII secolo, diversi reperti recuperati dal mare avevano suggerito l’esistenza di un tempio sommerso, ma fino ad oggi nessuno era riuscito a localizzarlo esattamente. Ora, grazie a moderne tecniche di rilevamento e allo studio delle strutture sommerse, il tempio è finalmente venuto alla luce, rivelando un capitolo di storia finora nascosto e riportando alla memoria l’antica connessione tra il mondo romano e il regno dei Nabatei.

Questa scoperta non solo amplia la comprensione della storia marittima e commerciale dell’antica Pozzuoli, ma sottolinea anche l’importanza delle ricerche archeologiche subacquee per riportare alla luce strutture e manufatti di inestimabile valore storico e culturale. L’area continuerà a essere oggetto di studi per scoprire ulteriori dettagli sullo stile di vita e le pratiche culturali di coloro che, più di duemila anni fa, costruirono questo elaborato tempio sommerso.

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Gallucci Editore ha acquisito Centauria Libri

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Gallucci Editore ha chiuso l’operazione di acquisto di Centauria libri, il ramo libreria del gruppo Centauria, già Fratelli Fabbri Editori. L’acquisizione rientra per Gallucci nella strategia di diversificazione tra i diversi segmenti dell’editoria di varia ed è particolarmente vicina alla formazione giornalistica dell’editore Carlo Gallucci (nella foto in evidenza).

Il catalogo Centauria comprende saggi e libri illustrati firmati da autori di grande prestigio come Paolo Mieli, Vittorino Andreoli, Dan Peterson, Paolo Condò, Luca Crovi e Paolo Fresu. “In questa fase della nostra crescita sono entusiasta di raccogliere il testimone da Centauria e proseguire il lavoro del suo ottimo staff impegnando le forze, i valori e lo spirito della casa editrice nel campo della non fiction adulta, un settore così lontano dalla nostra immagine prevalente di editori per ragazzi, ma anche assai prossimo alla mia esperienza di giornalista, prima come inviato dell’Espresso e poi di conduttore del Tg5. L’affermazione dei social quali strumenti di informazione impone a tutti noi uno sforzo di approfondimento, di attenzione, di contrasto alle fake news e di sviluppo del confronto delle idee, cioè di vero e sano giornalismo.

C’è uno spazio editoriale enorme e noi avremo un bel da fare già solo per esplorarne una piccola porzione” dice Carlo Gallucci. “Nel nostro processo di ristrutturazione incentrato sulla preminenza delle attività dei collezionabili in edicola e abbonamento, siamo felici di aver trovato una nuova casa per tutto quanto negli anni è stato sviluppato per il canale libreria grazie al fondamentale impegno di Giulio Lattanzi e Anna Maria Goppion. Siamo certi che Carlo Gallucci potrà portare nuovo e meritato lustro alle pubblicazioni e agli autori editati negli anni” spiega Marcello H. Giani, amministratore delegato di Centauria editore srl.

Nato come editore per bambini, settore in cui rappresenta il più importante marchio indipendente nella fascia prescolare, Gallucci in 22 anni di attività ha via via ampliato la propria offerta a lettori di età diverse. Oggi conta numerosi marchi: Lìbrido per i titoli destinati ai più piccoli (libri di stoffa, libri bagnetto, libri con peluche) 0-3 anni, Gallucci per gli Illustrati 4-6 anni, Bros (brossura) per la narrativa destinata ai ragazzi 7-13 anni, Balloon per i graphic novel e i fumetti, Glifi per la narrativa young adult e adulta, a cui adesso si aggiunge Centauria per la non fiction matura.

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Capolavori Seicento Napoletano, da Battistello a Luca Giordano

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Per la prima volta a Napoli sarà in mostra al Museo Diocesano di Donnaregina la raccolta di Giuseppe De Vito (Portici 1924 – Firenze 2015), grande collezionista e studioso di pittura napoletana del Seicento, attualmente conservata nella villa di Olmo a Vaglia, presso Firenze, sede della Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito per la Storia dell’Arte Moderna a Napoli, da lui costituita nel 2011 con lo scopo di promuovere gli studi su questo periodo artistico.

Già esposti nel 2023 nei musei francesi di Digione e di Aix-en- Provence, i dipinti della mostra odierna, curata da Pierluigi Leone de Castris e da Nadia Bastogi, Direttrice scientifica della Fondazione De Vito, propongono uno straordinario percorso cronologico e tematico nel secolo d’oro della pittura napoletana attraverso opere significative dei maggiori artisti, dagli esordi del naturalismo caravaggesco alla svolta barocca della seconda metà del secolo, in una sorta di colloquio ideale coi dipinti del Seicento napoletano presenti nel Museo e nella chiesa di Donnaregina.

Fra i 35 capolavori esposti spiccano le tele di Battistello Caracciolo, Paolo Finoglio, Massimo Stanzione, Jusepe de Ribera, del misterioso Maestro degli Annunci ai pastori, di Bernardo Cavallino, Antonio De Bellis, Aniello Falcone, Andrea Vaccaro, Domenico Gargiulo, Francesco Fracanzano, Mattia Preti e Luca Giordano, insieme a quelle dei maggiori specialisti di natura morta, come Luca Forte, Paolo Porpora, Giuseppe Recco o Giovanni Battista Ruoppolo.

Non è senza significato che essa apra i suoi battenti a cent’anni dalla nascita di Giuseppe De Vito e insieme a quarant’anni dalla scomparsa di Raffaello Causa – grande amico di De Vito e grande studioso del Seicento napoletano – e dall’apertura della mostra da lui voluta sulla Civiltà del Seicento a Napoli. La mostra rappresenta temi e figure sacre. L’obiettivo del Museo Diocesano è di intrecciare la spiritualità con l’arte e la cultura in occasione del secondo Giubileo di Papa Francesco. Grazie alla presenza degli straordinari pittori seicenteschi l’esposizione – sostengono gli organizzatori – potrà catturare la curiosità dei pellegrini ma anche dei tanti turisti che approderanno a Napolinel 2025 anno giubilare.

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