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Cronache

Muore a 27 anni dopo aver mangiato dei gamberi

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“Un fulmine a ciel sereno che non ha lasciato scampo. La nostra Refka, volto sorridente del ristorante I Pupi, è stata colpita da una fatalità che l’ha strappata ai suoi familiari, agli amici e al suo lavoro. Ogni parola che scriviamo pesa come un macigno dinnanzi un destino talmente beffardo che nel volgere di pochissimo tempo l’ha strappata alla vita”. Sulla sua pagina Facebook, Laura Codogno, moglie dello chef stellato Tony Lo Coco, con il quale gestisce il famoso ristorante I Pupi, a Bagheria, nel Palermitano, parla della morte improvvisa della loro impiegata, Refka Dridi, 27 anni, un ragazza tunisina bellissima finita prima in coma per uno choc anafilattico dopo aver mangiato dei gamberi a cui era allergica e poi morta.

Come è morta Refka Dridi? Sembra sia tornata tardi dal lavoro, abbia aperto il frigo e avrebbe mangiato una forchettata ingerendo un gambero. Lei era allergica ai crostacei. L’ha capito subito, è uscita fuori casa, dove si trovava insieme al figlio di 8 mesi, ed ha chiesto aiuto. Un destino crudele ha voluto che  il compagno fosse fuori per lavoro. L’hanno soccorsa i vicini. Lei ha spiegato che cosa stava accadendo, è anche arrivata l’ambulanza ma la situazione era già precipitata. La ragazza ha perso i sensi in attesa dell’arrivo dei mezzi di soccorso. Qualcuno ha cercato di rianimarla e nel frattempo è arrivata l’ambulanza che l’ha portata all’ospedale Buccheri La Ferla, dove è rimasta in coma per due giorni. Qui, il suo cuore si è fermato. Era ricoverata nel reparto di rianimazione.


“Ho conosciuto Refka, 4 anni fa – ha raccontato Laura Codogno, manager del ristorante stellato al Giornale di Sicilia- cercavo una ragazza capace di parlare lingue straniere. Un’amica mi ha proposto lei. Quando l’ho incontrata è stato amore a prima vista. Era molto simpatica, intelligente, brillante e volenterosa. Si muoveva in maniera fantastica, parlava inglese, francese, arabo e italiano perfettamente”. Refka viveva in Italia da almeno 10 anni. “Qui è come una famiglia – continua la titolare – la sua scomparsa ci ha lasciato scioccati”. Su Facebook, Laura Codogno ha scritto: “rimarranno sempre nel nostro cuore il suo sorriso, la sua discreta eleganza, la sua bellezza mediterranea, la solarità dei suoi occhi, la fiducia che il suo sguardo trasmetteva, la voglia di essere brava nello svolgere la sua attività, sempre con precisione e garbo. Noi eravamo legati a lei e lei a noi. Lei continuerà a far parte della famiglia de I Pupi e noi custodiremo la sua presenza nei nostri”.

Ma perché è morta una ragazza di 27 anni, forte, di ottima salute? Sono episodi rari le morti di persone colpite da choc anafilattico. Spesso l’esito di questo choc è positivo, nel senso che un paziente anche grave riesce a reagire in tempo e a tornare in salute. Perchè, come spiegano i medici, non è importante la quantità di sostanza ingerita o inalata (in questo caso i crostacei, semmai la gravità dell’evento dipende molto dalla reattività del soggetto nei confronti degli alimenti, di ciò che si respira o dei farmaci che vengono somministrati.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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