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Cronache

Modello Riace, il gip di Locri conferma divieto di dimora per Mimmo Lucano

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Il gip del tribunale di Locri ha confermato il divieto di dimora a Riace per il sindaco sospeso Domenico Lucano. Il gip ha confermato il provvedimento cautelare, con il parere favorevole del pubblico ministero rigettando l’istanza di revoca presentata dai difensori di Lucano. Confermata anche la misura dell’obbligo di firma per Lemelem Tesfahun, la donna etiope considerata la compagna del sindaco sospeso di Riace. Mimmo Lucano, artefice del modello di accoglienza e integrazione dei migranti che ha preso il nome dal piccolo comune della Locride, è sospeso dalla carica di sindaco dal 16 ottobre del 2018 e da quella data non può tornare a Riace. In precedenza, nell’ambito dell’inchiesta “Xenia”, sulla gestione dei progetti di accoglienza, coordinata dalla Procura della Repubblica di Locri, nei suoi confronti era stata applicata la misura degli arresti domiciliari poi modificata in divieto di dimora dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria. Attualmente Lucano risiede a Caulonia marina a pochi chilometri di distanza da Riace.

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Cronache

A Napoli scene da film, ladro inseguito dai rider

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Chi li ha visti sfrecciare, divincolandosi con le moto tra i vicoli stretti della città, ha pensato che stessero girando la scena di un film. Magari, visti gli abiti da lavoro di alcuni dei protagonisti un remake in versione napoletana del divertentissimo inseguimento de ‘La matassa’ di Ficarra e Picone. Invece, fuggitivo e inseguitori non stavano fingendo. Magari pensavano di interpretare in cuor loro la parte dei buoni o dei cattivi. Del resto che cosa avreste pensato vedendo un uomo in fuga con un’auto, poi dietro un signore, a cui quell’auto avevano rubato, sopra una moto scortato da un gruppo di sei o sette rider in tenuta da lavoro? Con l’epilogo dell’arrivo di una pattuglia dei Carabinieri? In sostanza, a distinguerla dalla scena di un film è stata solo l’assenza di telecamere e qualche contusione di troppo.

Tutto è cominciato in piazza Garibaldi, proprio di fronte alla stazione Centrale di Napoli, con un 37enne napoletano ‘primo attore’. E’ stato lui a rubare un’auto in strada, a mettersi alla guida e a fuggire. Non prima di aver tentato di investirne il proprietario. A quel punto accade l’impensabile. Una piccola flotta di rider in scooter assiste alla scena e fa segno alla vittima di salire in sella. Parte l’inseguimento. Durante la corsa tra le strade affollate del centro, complice la capacità dei riders di destreggiarsi nei vicoli più stretti, il proprietario dell’auto appena rubata compone il 112 senza mai perdere di vista il fuggitivo che non si arrende e lungo il cammino sperona diverse auto.

In via della Veterinaria la svolta: a causa della forte velocità investe un motociclista di 25 anni, sbalzandolo violentemente a terra. Lascia sull’asfalto il giovane e l’auto in strada con le portiere spalancate. Fugge a piedi disperatamente. I carabinieri del nucleo radiomobile di Napoli lo individuano e lo bloccano ormai in affanno per la corsa. In manette, dovrà rispondere di rapina impropria, lesioni personali e omissione di soccorso. E’ in carcere, in attesa di raccontare al giudice le sue ultime ore in libertà. Il giovane centauro è stato ricoverato nella clinica Villa Betania in codice giallo, non in pericolo di vita. Per i rider la fine dell’inseguimento. Contenti il proprietario dell’auto e loro per la buona azione compiuta. Forse un po’ meno i clienti in attesa e che hanno dovuto mangiare pizze, crocchè e arancini ormai raffreddati.

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Cronache

Tenta di uccidere 2 persone, polizia lo ferma sparando

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Prima le minacce e poi i coltelli. Poteva finire in tragedia la lite tra tre cittadini egiziani avvenuta nella tarda serata di ieri in un appartamento che si trova sopra il teatro, in centro a Genova. Ma per fermare l’aggressore, un egiziano di 27 anni in libertà vigilata, irregolare sul territorio nazionale e con pregiudizi di polizia, non è stato sufficiente nemmeno il taser tanto che un agente, vista la grande aggressività dell’uomo, ha sparato e lo ha colpito a un fianco. Tutto è successo tra le mura dell’appartamento dove vivono due amici egiziani che hanno dato ospitalità al connazionale. Ieri sera, i motivi sono ancora al vaglio delle forze dell’ordine ma sembra si tratti di una questione di denaro, i tre hanno cominciato a litigare. A un certo punto il terzo egiziano è andato in cucina e si è armato: ha preso tre coltellacci, con la lama più lunga di 20 centimetri: uno infilato nella cintura, gli altri due nelle mani ed è tornato nel salotto dove si trovavano gli altri due.

“Vi ammazzo” pare abbia detto mentre i due cercavano in ogni modo di ripararsi. Il primo ha afferrato una sedia e l’altro una bacinella di plastica che è stata poi ritrovata con profondi tagli da coltello. Uno dei due è riuscito a prendere il cellulare e a chiamare il Nue 112. All’operatore l’egiziano ha detto che era minacciato da un suo connazionale, armato di coltello. La Centrale ha inviato sul posto una volante e quando i poliziotti hanno aperto la porta dell’appartamento si sono visti davanti un uomo con un coltello per mano completamente obnubilato dalla rabbia. Così sotto tiro oltre ai due connazionali l’uomo ha messo anche i poliziotti. Per cercare di contenerlo gli agenti hanno usato il taser ma l’arma a impulso elettrico, che dovrebbe essere in grado di paralizzare temporaneamente i muscoli della persona colpita, pare non abbia avuto alcun effetto sull’uomo che si è strappato gli elettrodi di dosso e si è catapultato verso gli agenti.

A quel punto, i poliziotti hanno estratto l’arma e uno dei due ha sparato un solo colpo. L’uomo è stato colpito a un fianco e si è accasciato a terra ma nonostante la ferita ha continuato a scalciare e a tirare pugni finché non è stato disarmato e immobilizzato. Subito è stata chiamata un’ambulanza, e l’uomo – in codice rosso – è stato trasferito all’ospedale dove è stato operato. Accusato di tentato omicidio aggravato dal possesso delle armi, è in prognosi riservata e piantonato. Gli accertamenti hanno consentito di venire a conoscenza che il ventisettenne aveva pendente una richiesta di rintraccio perché, per un fatto analogo avvenuto a Milano qualche mese fa, era sotto libertà vigilata disposta appunto dal tribunale lombardo.

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Il Papa a Venezia: l’incontro con le detenute della Giudecca e il bagno di folla in piazza San Marco

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Francesco in motoscafo con i canti che arrivano dai moli e l’alzaremi dei gondolieri. Venezia oggi ha abbracciato il Papa per la sua visita breve, circa 5 ore, ma densa. Dalle detenute della Giudecca per le quali chiede “dignità” agli artisti della Biennale, dai giovani riuniti per lui alla Salute, fino al bagno di folla in piazza San Marco dove oltre 10mila persone hanno partecipato alla messa. Venezia è abituata ai Pontefici: in tanti l’hanno visitata e diversi sono stati i Papi che hanno governato la diocesi lagunare (che per tradizione si chiama Patriarcato), prima di arrivare al soglio di Pietro, come Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I. Ma la visita di Francesco, attesa da anni, è accolta con un grande entusiasmo.

E lui ricambia l’affetto parlando delle bellezze di questa città unica al mondo, “splendida ma fragile”, bisognosa di cure, perché “senza la cura e la salvaguardia di questo scenario naturale potrebbe perfino cessare di esistere”, è l’accorata considerazione del Papa. “Se oggi guardiamo a questa città di Venezia, ammiriamo la sua incantevole bellezza, ma siamo anche preoccupati per le tante problematiche che la minacciano: i cambiamenti climatici, che hanno un impatto sulle acque della Laguna e sul territorio; la fragilità delle costruzioni, dei beni culturali, ma anche quella delle persone; la difficoltà di creare un ambiente che sia a misura d’uomo attraverso un’adeguata gestione del turismo; e inoltre tutto ciò che queste realtà rischiano di generare in termini di relazioni sociali sfilacciate, di individualismo e solitudine”, ha detto il Papa nell’omelia della messa a Piazza San Marco.

E allora “Venezia, che da sempre è luogo di incontro e di scambio culturale, è chiamata ad essere segno di bellezza accessibile a tutti, a partire dagli ultimi, segno di fraternità e di cura per la nostra casa comune. Venezia che fa fratelli”. Il Papa ha cominciato al mattino presto con la visita alla Giudecca. Qui c’è il padiglione della Santa Sede della Biennale. Ma qui soprattutto ci sono donne che non trattengono le lacrime. E Francesco, alla presenza del ministro della Giustizia Carlo Nordio, elenca le criticità del vivere in carcere: “E’ una realtà dura, e problemi come il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, gli episodi di violenza, vi generano tanta sofferenza”. L’appello alle istituzioni è dunque a “non togliere la dignità a nessuno”.

“Oggi tutti usciremo più ricchi da questo cortile. Forse quello che uscirà più ricco sarò io”, ha detto alle detenute. Poi l’incontro con gli artisti nel quale ha evocato l’immagine biblica della ‘città rifugio’ che “disobbedisce al regime di violenza e discriminazione”. L’arte può “liberare il mondo da antinomie insensate e ormai svuotate, ma che cercano di prendere il sopravvento nel razzismo, nella xenofobia, nella disuguaglianza, nello squilibrio ecologico e dell’aporofobia, questo terribile neologismo che significa ‘fobia dei poveri'”.

Poi ancora l’omaggio alle donne artiste, tra le quali cita Frida Khalo. Infine i ragazzi, che alla Salute lo accolgono tra cori e canti. Li mette in guardia dai social e lancia un invito: “Alzati e vai”. “Avete pensato che cosa è un giovane tutta la vita seduto su un divano?”, “ci sono divani che ci prendono e non ci lasciano alzare”. Lo sguardo dunque a Dio che ama e non ci considera “un profilo digitale”. Il cellulare? Può anche essere “utile per comunicare ma state attenti quando il cellulare impedisce di incontrare le persone”. “Un abbraccio, un bacio, una stretta di mano, le persone” è quello che alla fine davvero conta. Infine l’invito ad essere “rivoluzionari” e andare “controcorrente”, facendo le cose con gratuità e non rincorrendo sempre l’utile come insegna il mondo. “Remate con costanza per andare lontani”. Proprio come si fa a Venezia.

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