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Cronache

“Mio padre ucciso a Nassiriya, suo sacrificio vano”

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Erano in Italia le 8:40 del 12 novembre del 2003 e Marco che aveva allora 16 anni da compiere era appena arrivato a scuola quando gli fu comunicata la notizia dell’attentato a Nassiriya in Iraq che provoco’ fra gli altri la morte di suo padre, il vicebrigadiere Domenico Intravia di 46 anni. Le vittime nella deflagrazione del camion cisterna pieno di esplosivo davanti all’ingresso della base Msu (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri, e successivamente nello scoppio del deposito di munizioni della base “Maestrale” furono 28, 19 italiani e 9 iracheni. “Sto vivendo questo momento con tantissima amarezza, soprattutto pensando al sacrificio di mio padre e le notizie che arrivano dall’Afghanistan non possono che addolorarmi”, dice il figlio di una delle vittime di quell’atto terroristico. Lui oggi ha 34 anni ed e’ segretario particolare del governatore Nello Musumeci. “Sono anche presidente del consiglio comunale di Monreale (Palermo) – aggiunge – non mi sono arruolato per stare accanto a mia madre che rimase vedova a 39 anni e a mia sorella che ne aveva 12 in quei tragici momenti che cambiarono per sempre la nostra esistenza. Sono sposato e papa’ di un bambino”. Guarda nel vuoto e scava nella memoria: “Ricordo che mio padre era felice di andare in missione sia perche’ rispondeva ad un ordine dello Stato sia perche’ riteneva utile partecipare ad una missione che sapeva stava portando un minimo di benessere a quella popolazione e tentava di gettare le basi per fare germogliare la democrazia”. Scuote la testa Marco. E scandisce le parole in questa caldissima giornata di agosto: “leggere le notizie che arrivano dall’Afghanistan, vedere le immagini da Kabul da’ la sensazione che le lancette dell’orologio siano state riportate indietro di 20 anni, che oltre 50 vite di nostri connazionali siano state sprecate, insieme ad un’ingente quantita’ di denaro. Da figlio di un uomo che ha perso la vita in uno scenario di guerra, l’unica consolazione che mi ha accompagnato in questi anni e’ stata la consapevolezza che la vita di mio padre non sia stata sprecata”. Marco invece si augura che non tutto sia stato vano. “Spero – prosegue – che il sacrificio di quegli uomini in missione abbia contribuito, nel servire la Patria, a migliorare la vita di popoli piu’ sfortunati e a veicolare messaggi di democrazia e civilta’ anche nei paesi vicini. I figli, le mogli e i padri degli uomini morti in Afghanistan staranno vivendo la terribile sensazione che i loro cari siano stati strappati alla vita per niente, adesso che i Talebani riprendono il controllo di quella terra con tutto il carico di estremismo, di oscurantismo e di violenza di cui sono capaci”. “Esprimo tutta la mia solidarieta’ a queste famiglie e condivido il loro dolore”, sottolinea Intravaia. “Continuo -conclude – a credere nell’impegno internazionale del mio Paese nella difesa dei diritti umani e mi appello al presidente del consiglio Mario Draghi affinche’ faccia valere la sua credibilita’ in seno alla comunita’ internazionale e questa compia ogni sforzo per difendere le difficili conquiste di civilta’ ed emancipazione fatte in quel territorio, anche grazie all’alto tributo di sangue pagato dai militari italiani. Non possiamo consentire al terrorismo di vincere”.

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Cronache

Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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