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Mattarella a Nisida e Pozzuoli per iniziative di riscatto sociale

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Una visita di circa due ore, divisa in due momenti, legati dalle storie di giovani e donne protagonisti di un percorso di recupero e reinserimento sociale. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, torna in Campania, accompagnato dal ministro della Giustizia, Marta Cartabia. I due sono arrivati intorno alle 10 all’Istituto penale per minorenni di Nisida, dove sono rimasti per circa un’ora, nel corso della quale hanno visitato alcuni laboratori con il Capo dipartimento per la giustizia minorile e di comunita’ e hanno risposto ad alcune domande dei giovani detenuti, formulate nel corso del laboratorio della Politica. Successivamente, Mattarella e Cartabia hanno raggiunto il Rione Terra di Pozzuoli, che da qualche mese ospita ‘Puteoli Sacra’, il progetto di inclusione sociale che mira al reinserimento di donne e ragazzi del circuito penale, attraverso la cura e la riqualificazione del patrimonio artistico e culturale della diocesi puteolana.

Nisida – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita al carcere minorile di Nisida, oggi 11 settembreo 2021.
(Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Mattarella e Cartabia, seduti nelle prime file del Tempio Duomo del Rione Terra, hanno ascoltato le testimonianze di due giovani che hanno trascorso una fase della loro vita a Nisida e che, grazie al lavoro delle istituzioni civili e religiose, hanno ottenuto una seconda possibilita’ e l’opportunita’ di una vita nuova.

Tra questi c’e’ Luigi Cappella, 25 anni, nato a Scampia, con una situazione familiare che lui stesso definisce complicata. “Grazie al periodo vissuto nella Cittadella dell’inclusione – spiega – ho potuto dare sfogo alla mia voglia di riscatto e, con i soldi della borsa di studio, ho preso la patente e il diploma all’istituto Alberghiero. Oggi vivo con la mia compagna, passata anche lei dalla Cittadella, lavoro come cuoco in un ristorante e il mio sogno e’ quello di poter insegnare come istruttore pratico in un istituto Alberghiero. La mia storia e’ l’esempio di come, con la tenacia e con una mano tesa, si possa capovolgere il finale e ottenere un lieto fine”. Sul palco e’ salito anche uno dei formatori che partecipano al progetto, il quale ha chiesto al capo dello Stato di “supportare e alimentare questo tipo di iniziative, che offrono concrete e reali possibilita’ di successo a donne e ragazzi che provano a ricominciare”. Dopo aver salutato brevemente i giovani, Mattarella ha visitato il Museo diocesano, dove il 17enne Gianpaolo, ancora in esecuzione di pena presso l’istituto di Nisida, ha illustrato ai presenti una tela di Artemisia Gentileschi, raffigurante San Gennaro nell’Anfiteatro Flavio.

Un dipinto di proprieta’ della diocesi e rientrato da pochi mesi dalla National gallery di Londra, in occasione dell’avvio del progetto. E’ una delle tre tele di Gentileschi (la prima donna a dipingere simboli della religione cristiana) che erano custodite in Cattedrale, con quelle che rappresentano il patrono locale, San Procolo, e l’Adorazione dei Magi. Come spiega Gennaro Pagano, cappellano di Nisida e responsabile di ‘Puteoli Sacra’, il quadro scelto e’ simbolico del lavoro che si intende fare attraverso questo progetto. “E’ una metafora del percorso educativo dei ragazzi – racconta – che all’inizio possono somigliare a quelle bestie che vogliono aggredire San Gennaro nel dipinto, ma poi la mano del Santo, che inizialmente e’ alta e minacciosa, si trasforma in una carezza”. (A

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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Sindaci Ue rivendicano diritto a imporre limiti velocità

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Imporre i limiti di velocità sia una prerogativa di città e regioni. A chiederlo sono i 13 firmatari tra sindaci e vicesindaci di città europee che dalle colonne del Financial Times criticano alcune iniziative promosse in Italia, con la riforma del codice della strada, e nel Regno Unito che potrebbero impedire a città e comuni di attuare misure per la sicurezza stradale, come l’introduzione di limiti di velocità più bassi e telecamere per il controllo del traffico. Da Bologna a Firenze e Milano, passando anche da Amsterdam, Bruxelles e Helsinki. Tra i firmatari italiani Matteo Lepore e Dario Nardella, sindaci di Bologna e Firenze e la vice sindaca e assessora alla mobilità di Milano, Arianna Censi.

La lettera fa esplicito riferimento al disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso settembre per riformare il codice della strada, criticato anche in Italia da varie associazioni perché ritenuto svantaggioso per i pedoni. Per sindaci e vice le nuove norme ostacolerebbero “gravemente” la capacità delle autorità locali di creare zone a traffico limitato, installare autovelox e fissare limiti di velocità inferiori che invece sono fondamentali per abbattere le emissioni e rendere anche le strade più sicure. Nella missiva non si fa riferimento solo all’Italia. I firmatari prendono di mira anche il “piano per i conducenti” nel Regno Unito che punta a introdurre misure altrettanto restrittive e alle resistenze in Germania, dove il governo ha finora resistito agli sforzi di oltre 1.000 comuni che vogliono un maggiore controllo sui limiti di velocità locali.

“Politiche nazionali come queste, basate non sulla scienza ma sull’opportunità politica, danneggiano la capacità delle autorità locali di prendere decisioni sul miglioramento della sicurezza e della salute dei propri cittadini”, accusano i rappresentanti locali. Sottolineando l’importanza di limiti di velocità più bassi nelle aree urbane – si legge ancora nel testo – che “stanno prevenendo le morti e migliorando la vita oggi nelle città di tutta Europa”. Non “si tratta di limitare la libertà degli automobilisti, ma di rendere le strade più sicure per tutti, ridurre il rumore e l’inquinamento e rendere la città più invitante per coloro che scelgono forme di trasporto più salutari come camminare e andare in bicicletta”. Insieme ai tre rappresentanti italiani la lettera è siglata anche da Alison Lowe, vicesindaco di West Yorkshire; Thomas Dienberg, vicesindaco di Lipsia; Frauke Burgdorff responsabile della pianificazione di Aquisgrana; Philippe Close, sindaco di Bruxelles; Mathias De Clerq, sindaco di Gand; Melanie Van der Horst, vicesindaco, di Amsterdam; Vincent Karremans, vicesindaco di Rotterdam; Karin Pleijel vicesindaco di Göteborg; Andréas Schönström vicesindaco di Malmö; Juhana Vartiainen, sindaco di Helsinki.

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