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Economia

Manovra taglia-cuneo, calo tasse guarda a lavoratori

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Al primo posto rimane la neutralizzazione dell’Iva. Ma il programma economico del governo M5s-Pd punta anche al taglio del cuneo finalizzato ad alleggerire le tasse per i lavoratori dipendenti. Il lavoro sara’ un tema centrale, con l’introduzione di norme che affrontino il nodo dei working poor, i lavoratori che per i loro bassi salari rimangono nella fascia di poverta’: e non solo con l’arrivo del salario minimo, ma anche con l’introduzione del giusto compenso a tutela soprattutto delle giovani con partita Iva, spesso un modo per sottopagarli e non garantirgli tutele. Le linee guida del programma di governo sembrano delineate. Sono generiche e come sempre dovranno fare i conti con le risorse disponibili. E certamente, come quando si parla di “un’ampia riforma fiscale, con semplificazione della disciplina e abbassamento della pressione fiscale”, richiederanno piu’ anni per essere realizzate. La manovra sara’ il primo scoglio. Le misure, ora generiche, dovranno presto essere delineate. Il varo deve avvenire entro il 20 ottobre, ma gia’ il 15 dello stesso mese Bruxelles vuole ricevere – come da programma – le linee guida degli interventi. Neutralizzare l’Iva (23 miliardi nel 2019), finanziare le spese indifferibili e attuare il taglio del cuneo fiscale porterebbe il conto sui 35 miliardi. Ma c’e’ chi gia’ ha iniziato a fare i conti su una decina di miliardi che arriverebbero per il prossimo anno dall’andamento del gettito Iva (4 miliardi), dal calo dei tassi e dello spread (3 miliardi) e dai risparmi su quota 100 e altre misure di welfare (altri 2-3 miliardi). C’e’ poi il confronto con l’Europa, dalla quale ci si attende la concessione di un po’ di flessibilita’: qualcuno ipotizza altri 8-10 miliardi. Il programma di governo, letto tra le righe, sembra comunque indicare anche i fronti dai quali saranno reperite le risorse. Si ipotizza una nuova spending review e di rivedere il sistema di Tax expenditure, cioe’ degli sconti e dei bonus fiscali. Le proposte lasciate dal ministro dell’Economia Giovanni Tria ipotizzerebbero un taglio orizzontale delle diverse voci, poco ma per tutti. C’e’ poi la lotta all’evasione, l’arrivo della web tax e l’idea di intervenire sui Sad, i sussidi ambientali dannosi. Il ministro dell’ambiente Sergio Costa ha stilato l’elenco ad inizio luglio e li ha quantificato in 19,3 miliardi e la vice ministro all’economia, Laura Castelli ci sta lavorando da tempo. Certo il piatto degli interventi ipotizzati e’ amplissimo. Si parla di sostegno alle famiglie disabili, a politiche per l’emergenza abitativa, alla riduzione delle tasse per il lavoro, a politiche economiche espansive, a maggiori risorse per scuola, universita’, ricerca e welfare. Poi ci sono le misure sul lavoro, che non e’ detto che debbano avere un costo, come il salario minimo per individuare una retribuzioni e tutele giuste per i lavoratori, come il piano strategico per la prevenzione degli infortuni, come una legge sulla parita’ di genere dei lavoratori. Il Green New Deal e’ il cambio del paradigma che si vuole per l’ambiente. Investimenti che guardino alle fonti rinnovabili, alla tutela del territorio, allo sviluppo di tecnologie innovative, all’economia circolare. E’ in questo contesto che potrebbero essere toccati i sussidi ambientali dannosi. Le bozze del programma sono invece piu’ sfumate sui temi che vedono posizioni diverse di Pd e M5s. Sulle infrastrutture, rispetto ai 20 punti grillini, scompare il riferimento alle trivelle e si parla di revisione (e non di revoca) delle concessioni autostradali. Non c’e’ piu’ anche la riforma del sistema bancario e ci si limita ad evidenziare la necessita’ di “porre in essere politiche per la tutela dei risparmiatori e del risparmio”.

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Economia

Via all’era Ita-Lufthansa, integrazione ‘in tempi brevi’

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Ita Airways è ora ufficialmente un membro del gruppo Lufthansa. Il Mef e i tedeschi hanno concluso oggi l’accordo con cui Lufthansa detiene ora una partecipazione del 41% in Ita Airways, mentre il consiglio di amministrazione si è riunito per il suo ‘primo giorno di scuola’. Una formalità: confermate le indicazioni fornite dall’assemblea degli azionisti Ita, Sandro Pappalardo ricoprirà la carica di presidente e Joerg Eberhart l’incarico di amministratore delegato. Questo significa che, come spiega Lufthansa, “l’Italia diventa un ulteriore mercato domestico” per il gruppo tedesco, l’aeroporto di Roma Fiumicino sarà “il sesto e più meridionale hub” Lufthansa mentre Milano Linate “avrà un ruolo di primo piano nel gruppo”.

Mentre per i clienti vuol dire che tra “poche settimane i frequent flyer di Ita Airways potranno accumulare punti e miglia sia nel programma Volare di Ita che in Miles & More”, e viceversa per i partecipanti a Miles & More. Quanto agli “altri vantaggi, come connessioni codeshare congiunte, utilizzo reciproco delle lounge e l’ingresso programmato in Star Alliance, seguiranno gradualmente”. Tra Lufthansa e il Mef sono già state concordate opzioni per l’acquisizione delle restanti quote di Ita Airways, che potranno essere esercitate già a partire da quest’anno. E, spiegano i tedeschi, c’è la “volontà di completare l’integrazione in tempi brevi”. Intanto, il prossimo appuntamento è il 23 gennaio, quando la nuova governance incontrerà i sindacati.

“Vogliamo conoscere le prospettive di sviluppo industriale”, spiega Fabrizio Cuscito di Filt Cgil, ma anche parlare di “aumento della flotta”, “recupero del personale Alitalia in cassa integrazione” e “stabilizzazione dei contratti a tempo determinato”. Di opinione simile Stefano De Carlo del sindacato Anpac: “ci aspettiamo di iniziare fin da subito a entrare nel merito dei temi aperti – dichiara – e l’ad dica che tipo di azienda intende costruire”. Dal primo febbraio arriverà anche il responsabile del processo di integrazione Ita-Lufthansa, Michael Trestl, che come Chief commercial officer ha lavorato per far ripartire la compagnia di bandiera austriaca dopo la crisi pandemica. Due giorni dopo ci sarà la conferenza stampa ufficiale del gruppo Lufthansa. Il resto, spiegano fonti informate, richiederà tempo e bisognerà pure fare test dei sistemi. Un calendario c’è, ma sono date approssimative, anche perché finora i rapporti tra Ita e Lufthansa sono avvenuti nel rispetto dei paletti dell’antitrust. Solo adesso si potrà discutere più concretamente dell’avvenire.

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Economia

La pizza napoletana: un simbolo di arte, economia e made in Italy

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Non è solo un’icona culturale e gastronomica, ma un motore economico di primaria importanza per Napoli, la Campania e l’intero Paese. La pizza napoletana, piatto simbolo per eccellenza, genera un fatturato che supera i 15 miliardi di euro in Italia, con ricadute significative sull’export agroalimentare e sulla promozione del made in Italy.

Numeri da record per la “rossa”

Secondo Coldiretti, la produzione annuale di 2,7 miliardi di pizze richiede:

  • 200 milioni di chili di farina;
  • 225 milioni di chili di mozzarella;
  • 30 milioni di chili di olio d’oliva;
  • 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.

La pizza si conferma così ambasciatrice dei prodotti italiani, contribuendo a sostenere un export agroalimentare che nel 2024 ha raggiunto quota 70 miliardi di euro, con incrementi significativi per l’olio extravergine di oliva (+56%) e il pomodoro trasformato (+6%).

Riconoscimenti e impatto globale

Il riconoscimento nel 2017 dell’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani come patrimonio immateriale dell’Unesco ha consolidato la fama internazionale della pizza napoletana, stimolando occupazione, turismo e formazione. Le accademie dedicate, molto frequentate da giovani di tutto il mondo, da Giappone a Brasile, attirano sempre più appassionati verso Napoli, oggi considerata l’hub mondiale della cultura alimentare.

Come sottolinea Alfonso Pecoraro Scanio, presidente di Univerde, questo riconoscimento ha dato una spinta decisiva alla diffusione del marchio napoletano, trasformando la pizza in un’attrazione globale. Non è un caso che Napoli sia stata incoronata da Taste Atlas come la città dove si mangia meglio al mondo.

Un mercato mondiale in crescita

A livello globale, il mercato della pizza vale quasi 160 miliardi di euro. Gli Stati Uniti guidano il consumo con una media di 13 chili pro capite l’anno, seguiti dall’Italia con 7,8 chili. La passione per la pizza è universale, ma è l’Italia, e in particolare Napoli, a detenere il primato nella qualità e autenticità.

Le sfide del made in Italy

Nonostante il successo, il settore deve affrontare la concorrenza sleale dei prodotti contraffatti. Il fenomeno dell’Italian sounding genera un giro d’affari di oltre 120 miliardi di euro, con il rischio di danneggiare la reputazione dei prodotti autentici. Nel 2023, l’Italia ha importato 85 milioni di chili di pomodoro cinese, un problema denunciato da Coldiretti e Anicav, che evidenziano i pericoli per il settore agroalimentare nazionale.

Un simbolo di cultura e tradizione

La pizza napoletana Stg (Specialità tradizionale garantita) è tutelata per legge, garantendo l’uso esclusivo di ingredienti italiani certificati come la mozzarella di bufala campana Dop, l’olio extravergine di oliva e il basilico fresco. Tuttavia, interpretazioni fantasiose all’estero, come le pizze all’ananas o alla carne di canguro, rischiano di danneggiare l’immagine di un prodotto che rappresenta la migliore tradizione italiana.

La pizza napoletana non è solo un cibo, ma un patrimonio culturale ed economico che incarna l’essenza del made in Italy. La sfida per il futuro è proteggere la sua autenticità, garantendo che ogni morso racconti la storia, la tradizione e la qualità inimitabile di Napoli e della Campania.

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Economia

Inter e Milan: il nuovo stadio di San Siro prende forma

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Entro fine febbraio, Inter e Milan presenteranno al Comune di Milano il nuovo piano economico-finanziario per l’area di San Siro, rispettando la scadenza fissata dal sindaco Giuseppe Sala. I due club lavorano a un progetto ambizioso, che prevede la costruzione di un nuovo stadio e il rilancio dell’intera area circostante.

Il progetto e il finanziamento

Il costo stimato dell’operazione oscilla tra 1 e 1,5 miliardi di euro. Per finanziare il progetto, Inter e Milan hanno avviato contatti con grandi istituti bancari italiani e internazionali, tra cui Jp Morgan, Bank of America e Banco Bpm, sponsor storico del Milan. L’idea è di coinvolgere anche altri partner finanziari nei prossimi mesi.

Lo schema del progetto prevede:

  • Acquisto dell’area di San Siro e delle zone limitrofe, valutate complessivamente 197 milioni di euro.
  • Parziale abbattimento del secondo anello del Meazza, che diventerebbe un museo dedicato alla storia delle due squadre.
  • Costruzione di un nuovo stadio nelle attuali aree di parcheggio, con servizi di lusso e spazi di hospitality che potrebbero garantire un significativo aumento degli introiti.

I ricavi da stadio, secondo le prime stime, passerebbero da 80 a oltre 130 milioni di euro a stagione per ciascun club, rendendo il progetto finanziariamente sostenibile e offrendo garanzie solide ai creditori.

Le sfide amministrative

Se il finanziamento sembra essere un nodo risolvibile, le maggiori incertezze riguardano le procedure burocratiche e il rischio di ricorsi da parte di comitati e associazioni locali. Il timore è che i tempi si allunghino ulteriormente, mettendo in difficoltà i piani dei club.

Il piano B del Milan

Nel caso in cui l’operazione San Siro si rivelasse troppo complicata, il Milan ha già un’alternativa: un terreno di 256 mila metri quadrati a San Donato, acquistato per 40 milioni di euro. Questa soluzione, tuttavia, non coinvolgerebbe l’Inter, che non sembra disposta a giocare fuori Milano.

Un progetto strategico per il futuro

Un nuovo stadio di proprietà rappresenta una priorità per entrambi i club, non solo per incrementare i ricavi ma anche per aumentare il valore delle società sul mercato. Per gli azionisti RedBird (Milan) e Oaktree (Inter), il successo di questa operazione sarebbe un passo decisivo verso un rafforzamento strategico.

Il sindaco Sala ha sottolineato l’intenzione del Comune di concludere la cessione dell’area entro l’estate. Le prossime settimane saranno decisive per determinare il futuro di San Siro e per capire se il progetto comune tra Inter e Milan potrà diventare realtà.

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