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Manette a 14 componenti della banda di ladri di farmaci oncologici dagli ospedali: il business milionario dei medicinali in Egitto e Medioriente

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Sono 14 gli arresti effettuati nell’ambito dell’operazione di polizia giudiziaria, scattata in numerose province italiane giovedì 12 settembre, nei confronti di una ramificato sodalizio criminale dedito a furto, ricettazione e traffico internazionale di farmaci, principalmente oncologici e destinati a cure particolari, trafugati da strutture ospedaliere e magazzini farmaceutici dell’intero territorio nazionale. Nella mattinata di ieri, i carabinieri del NAS di Cremona, a conclusione di una complessa indagine convenzionalmente denominata “DAWAA”, hanno dato esecuzione a 18 misure cautelari, di cui 14 custodiali e 4 restrittive (obbligo di presentazione alla P.G.), nonché a 34 decreti di perquisizioni, a carico di altrettanti soggetti indagati poiché coinvolti a vario titolo in un traffico internazionale di farmaci, principalmente oncologici, antivirali e destinati a cure particolari.

Le sostanze medicinali, tutte caratterizzate da un elevato valore terapeutico e commerciale, costituiscono il provento di numerosi furti commessi tra il 2017 ed il 2018 in farmacie ospedaliere, aziende sanitarie territoriali e magazzini farmaceutici dell’intero territorio nazionale.

I provvedimenti, disposti dal GIP del Tribunale di Cremona su richiesta del coordinatore delle attività di indagine, Sost. Procuratore della Repubblica di Cremona, dott.ssa. Ilaria Prette, sono state eseguite con l’impiego di un dispositivo costituito da 220 militari dei NAS e dell’Arma territoriale nelle province di Cremona, Lodi, Milano, Piacenza, Bologna, Napoli e Salerno. I destinatari delle misure, facenti parte di un’associazione a delinquere con base nel cremasco, sono riconducibili a varie componenti rappresentate da ladri, ricettatori, corrieri e piazzisti, i quali avevano posto in essere una fitta rete di commercio illegale di farmaci ad alto costo, tutti destinati al mercato estero.

Un parte del sodalizio si occupava di trafugare i medicinali dalle farmacie delle aziende sanitarie territoriali e ospedaliere pubbliche nonché dalle logistiche farmaceutiche, consegnandoli al primo livello di ricettatori costituiti da soggetti di origine campana che, a loro volta, li cedevano ad un ulteriore livello di gestione, a capo dell’intera organizzazione, ruolo svolto da due cittadini egiziani che si occupavano, grazie alla collaborazione di fiancheggiatori e corrieri, alle fasi di esportazione dei farmaci in Francia, Germania e soprattutto in Nord Africa e Medio Oriente, in particolare Egitto, Siria e Arabia Saudita. I medicinali esportati in spedizioni aeree tramite corrieri o passeggeri in partenza dall’Aeroporto di Milano Malpensa, giunti a destinazione, venivano presi in custodia dai complici che si occupavano della logistica di trasporto e collocazione presso magazzini locali o di recapito a privati come medici e pazienti facoltosi.

Durante l’indagine sono state sequestrate 824 confezioni di medicinali per un ammontare complessivo, sulla scorta dell’elevato valore economico di ogni singola unità terapeutica, di quasi 4 milioni di euro.

Di particolare risalto investigativo è stato il contributo del Nucleo Carabinieri AIFA (il Nucleo NAS dislocato presso l’Agenzia Italiana del Farmaco), i cui riscontri hanno consentito di ricostruire e individuare la provenienza illecita dei medicinali, trafugati nel corso di furti con effrazione e scasso commessi tra settembre 2017 e maggio 2018 presso le farmacie interne agli ospedali San Giovanni Bosco ed Ascalesi di Napoli, San Timoteo di Termoli e delle Aziende Sanitarie Provinciali, deputate da distribuire i medicinali alle strutture pubbliche su base territoriale, di Catanzaro, Caltagirone e Rutigliano nonché presso una nota logistica farmaceutica lodigiana. Proprio per la finalità di sanità pubblica a cui erano destinati i farmaci sottratti, l’indagine rappresenta un importante intervento repressivo per contrastare un fenomeno criminale particolarmente insidioso, sia per il notevole esporto economico in danno del Servizio sanitario pubblico sia per la sottrazione di prodotti farmacologici destinati al trattamento di importanti patologie come quelle oncologiche e con urgenti esigenze terapeutiche.

L’operazione rappresenta quindi una importante risposta dell’Autorità Giudiziaria e dell’organo investigativo costituito dal NAS che ha operato in sinergia operativa, specie nelle fasi iniziali, con i Carabinieri di Crema e Pandino e, successivamente con il supporto tecnico del Nucleo Carabinieri AIFA.

Gli accertamenti hanno dimostrato, inoltre, la mancata applicazione delle corrette modalità di custodia dei medicinali oggetto di illecito commercio: infatti alcune categorie di farmaci oggetto di furto richiedevano la vincolante conservazione a temperatura di refrigerazione, condizione necessaria per assicurare l’efficacia del principio attivo farmacologico e dell’azione terapeutica. Tale obbligo di temperatura di conservazione non veniva mantenuto, rendendoli così imperfetti e diventando un potenziale grave pericolo per la salute degli ignari pazienti a causa, nel migliore dei casi, della inefficacia delle funzione curativa. Gli arrestati, associati in diversi istituti di detenzione del Nord e Sud Italia, su disposizione della Procura di Cremona, dovranno rispondere dei reati di associazione a delinquere, ricettazione, furto aggravato e commercio di farmaci guasti ed imperfetti.

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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Sindaci Ue rivendicano diritto a imporre limiti velocità

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Imporre i limiti di velocità sia una prerogativa di città e regioni. A chiederlo sono i 13 firmatari tra sindaci e vicesindaci di città europee che dalle colonne del Financial Times criticano alcune iniziative promosse in Italia, con la riforma del codice della strada, e nel Regno Unito che potrebbero impedire a città e comuni di attuare misure per la sicurezza stradale, come l’introduzione di limiti di velocità più bassi e telecamere per il controllo del traffico. Da Bologna a Firenze e Milano, passando anche da Amsterdam, Bruxelles e Helsinki. Tra i firmatari italiani Matteo Lepore e Dario Nardella, sindaci di Bologna e Firenze e la vice sindaca e assessora alla mobilità di Milano, Arianna Censi.

La lettera fa esplicito riferimento al disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso settembre per riformare il codice della strada, criticato anche in Italia da varie associazioni perché ritenuto svantaggioso per i pedoni. Per sindaci e vice le nuove norme ostacolerebbero “gravemente” la capacità delle autorità locali di creare zone a traffico limitato, installare autovelox e fissare limiti di velocità inferiori che invece sono fondamentali per abbattere le emissioni e rendere anche le strade più sicure. Nella missiva non si fa riferimento solo all’Italia. I firmatari prendono di mira anche il “piano per i conducenti” nel Regno Unito che punta a introdurre misure altrettanto restrittive e alle resistenze in Germania, dove il governo ha finora resistito agli sforzi di oltre 1.000 comuni che vogliono un maggiore controllo sui limiti di velocità locali.

“Politiche nazionali come queste, basate non sulla scienza ma sull’opportunità politica, danneggiano la capacità delle autorità locali di prendere decisioni sul miglioramento della sicurezza e della salute dei propri cittadini”, accusano i rappresentanti locali. Sottolineando l’importanza di limiti di velocità più bassi nelle aree urbane – si legge ancora nel testo – che “stanno prevenendo le morti e migliorando la vita oggi nelle città di tutta Europa”. Non “si tratta di limitare la libertà degli automobilisti, ma di rendere le strade più sicure per tutti, ridurre il rumore e l’inquinamento e rendere la città più invitante per coloro che scelgono forme di trasporto più salutari come camminare e andare in bicicletta”. Insieme ai tre rappresentanti italiani la lettera è siglata anche da Alison Lowe, vicesindaco di West Yorkshire; Thomas Dienberg, vicesindaco di Lipsia; Frauke Burgdorff responsabile della pianificazione di Aquisgrana; Philippe Close, sindaco di Bruxelles; Mathias De Clerq, sindaco di Gand; Melanie Van der Horst, vicesindaco, di Amsterdam; Vincent Karremans, vicesindaco di Rotterdam; Karin Pleijel vicesindaco di Göteborg; Andréas Schönström vicesindaco di Malmö; Juhana Vartiainen, sindaco di Helsinki.

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