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Mail di minacce di Mosca ai parlamentari italiani, sale tensione

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L’avvertimento era noto, pubblico, ufficiale. Ma il suo approdo “solenne” sui tavoli dei parlamentari italiani ne ha amplificato l’impatto, il peso. I componenti della commissione Difesa hanno ricevuto per le vie formali una mail dell’ambasciatore russo in Italia con allegata la dichiarazione con cui, nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha fatto sapere all’Ue che le sanzioni “non resteranno senza risposta”. L’ambasciata russa ha spiegato che si tratta di “normale prassi diplomatica”, perche’ “l’ambasciatore deve inviare questi messaggi ai parlamentari per dovere d’ufficio”, e infatti le due righe di accompagnamento non contengono “alcun messaggio minatorio all’Italia”. Ma la tempistica non e’ passata inosservata: la mail e’ arrivata all’indomani del via libera trasversale del Parlamento italiano all’invio di aiuti militari all’Ucraina. E, tra l’altro, nel testo allegato il ministro russo avverte: “I cittadini e le strutture della Ue coinvolti nella fornitura di armi letali alle Forze Armate Ucraine saranno ritenuti responsabili di qualsiasi conseguenza di tali azioni”. A rendere noto l’arrivo della mail e’ stato l’esponente azzurro Gregorio Fontana: “Respingiamo con sdegno questa missiva – ha detto – che non e’ altro che un messaggio minatorio rivolto ai deputati del Parlamento italiano”. Quella di Fontana, pero’, e’ stata l’unica presa di posizione ufficiale. Nessun commento dagli esponenti delle altre forze politiche, probabilmente per un piu’ o meno tacito accordo bipartisan che mira a non esasperare ulteriormente il clima. La lettera dalla Russia ha chiuso una giornata iniziata con un articolo pubblicato in America, che ha preso di mira (anche) Matteo Salvini. Il New York Times ha citato il leader della Lega in un’analisi in prima pagina dal titolo: “L’aggressione di Putin lascia i fan populisti a contorcersi”. Nel testo, viene riportata anche una valutazione del direttore di Limes, Lucio Caracciolo: “Membri dell’ultradestra hanno goduto di una relazione speciale e appoggio finanziario da Putin sono ora in guai seri”. Sono solo “sciocchezze”, ha risposto Salvini: “Non ho mai preso dollari, rubli, yen”. Criticato anche in Italia da chi ritiene che abbia troppe remore ad attaccare Vladimir Putin, Salvini ha risposto offrendosi per andare in missione in Ucraina: “Sto valutando la possibilita’ tecnico-logistica di essere in presenza – ha detto – Mi piacerebbe che in entrata ci fosse un flusso di combattenti per la pace. Se fosse il santo padre a lanciare l’iniziativa, nessuno potrebbe accusarlo di secondi fini o di essere amico di Putin”. Malgrado il momento di “concordia nazionale” vissuto col voto trasversale in Parlamento, le polemiche politiche non si sono spente. Specie quelle per il “no” all’invio di aiuti militari all’Ucraina espresso dal presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, del M5S. Il deputato Pd Andrea Romano ha parlato di “enorme problema di opportunita’ politica”, mentre Salvini ha sottolineato come sia “imbarazzante” che Petrocelli porti “la voce di una commissione di cui non condivide l’operato”. Nonostante i maldipancia interni, il M5s non prendera’ provvedimenti: “Il conflitto ucraino e’ una questione che non abbiamo toccato a cuor leggero – ha detto Giuseppe Conte – sarebbe infantile ora avviare una caccia alle streghe nei partiti”. FdI ha invece puntato il dito contro Luigi Di Maio, accusato di aver accostato Putin a un animale: “Un ministro degli Esteri non dovrebbe lasciarsi andare a commenti di pancia con parole totalmente inappropriate”, ha detto Giorgia Meloni. Mentre Enrico Letta ha incontrato il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, che nei giorni scorsi aveva parlato di “continuo allargamento della Nato ad est vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia”. Fra Letta e Anpi, e’ stato spiegato dal Nazareno, c’e’ un “comune impegno per la pace e contro l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin”e “rispetto reciproco”, malgrado talvolta vi siano “opinioni diverse”.

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Sindaco Istanbul Ekrem Imamoglu contro Erdogan: Hamas è un gruppo terroristico

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Il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, il principale rivale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, definisce Hamas “un gruppo terroristico” e afferma che la Turchia è stata “profondamente rattristata” dal massacro del 7 ottobre. Intervistato dalla Cnn, il primo cittadino della metropoli turca spiega che “qualsiasi struttura organizzata che compie atti terroristici e uccide persone in massa è da noi considerata un’organizzazione terroristica”, aggiungendo però che crimini simili stanno colpendo i palestinesi e invita Israele a porre fine alla sua guerra contro Hamas.

Il governo turco di Erdogan sostiene apertamente Hamas, ha duramente criticato l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e ha chiesto un cessate il fuoco immediato. Il leader turco ha paragonato le tattiche del primo ministro Benyamin Netanyahu a quelle di Adolf Hitler e ha definito Israele uno “stato terrorista” a causa della sua offensiva contro Hamas a Gaza.

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Usa: sondaggio “Cnn”, Trump in vantaggio su Biden di 6 punti a livello nazionale

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A poco meno di sei mesi dalle elezioni negli Stati Uniti, l’ex presidente Donald Trump gode del sostegno del 49 per cento degli elettori, in vantaggio di sei punti percentuali sul suo successore Joe Biden, fermo al 43 per cento. Lo indica l’ultimo sondaggio pubblicato dall’emittente “Cnn” ed effettuato dall’istituto Ssrs. Rispetto alla precedente rilevazione condotta lo scorso gennaio, il candidato repubblicano e’ rimasto stabile, mentre l’attuale presidente ha perso il due per cento del proprio consenso. Soprattutto, e’ in miglioramento l’idea che gli elettori hanno degli anni della presidenza Trump. Ora il 55 per cento degli statunitensi considera “un successo” la sua amministrazione, contro il 44 per cento che la definisce “un fallimento”.

Nel gennaio del 2021, pochi giorni dopo l’insediamento di Biden, era il 55 per cento a considerare un fallimento la presidenza di Trump. Al contrario, il 61 per cento ritiene che la presidenza Biden sia stata un fallimento, mentre il 39 per cento la definisce “un successo”. Il sondaggio mostra anche come i repubblicani siano piu’ convinti dell’idea che la presidenza Trump sia stata un successo (92 per cento) rispetto a quanto gli elettori democratici abbiano la stessa opinione della presidenza Biden (solo il 73 per cento). Tra gli indipendenti, l’amministrazione Trump e’ guardata con favore dal 51 per cento, contro il 37 per cento che ha opinione positiva dell’attuale presidenza. Poi vi e’ un 14 per cento che considera un fallimento entrambe le esperienze, e un 8 per cento che invece ritiene un successo sia la presidenza di Donald Trump che quella di Joe Biden.

Il sondaggio rileva anche come il 60 per cento degli elettori disapprovi l’operato dell’attuale presidente e come il tasso di approvazione, attualmente al 40 per cento, sia al di sotto del 50 per cento anche su materie quali le politiche sanitarie (45 per cento) e la gestione del debito studentesco (44 per cento). A pesare sull’opinione che i cittadini Usa hanno di Biden e’ soprattutto la gestione della crisi a Gaza (il 71 per cento disapprova), in particolare nel caso degli under 35 (tra questi e’ l’81 per cento a esprimere valutazione negativa). Non molto meglio il giudizio degli elettori sull’operato della Casa Bianca in economia (solo il 34 per cento approva), tema che il 65 per cento degli intervistati considera “estremamente importante” per il voto di novembre.

Tra questi ultimi, il 62 per cento ha intenzione di votare Trump, il 30 per cento Biden. In generale, il 70 per cento degli elettori si lamenta delle attuali condizioni economiche del Paese, e il 53 per cento si dice insoddisfatto della propria situazione finanziaria. Tale insoddisfazione sale soprattutto tra gli elettori a basso reddito, tra le persone di colore e tra i piu’ giovani. L’impressione per entrambi i candidati resta per lo piu’ negativa (il 58 per cento ha opinione negativa di Biden, il 55 per cento di Trump) e il 53 per cento e’ insoddisfatto delle opzioni a disposizione sulla scheda elettorale il prossimo novembre.

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Sconosciuti uccidono sette giovani nel sud dell’Ecuador

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Sette giovani, che la polizia sospetta facessero parte di una banda dedita al furto di veicoli, sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco da sconosciuti a Petrillo, località del sud dell’Ecuador. Secondo una prima ricostruzione dell’accaduto, riferisce il portale di notizie Primicias, sei dei giovani, tutti fra i 15 e i 21 anni, sarebbero caduti in un’imboscata mentre stavano riportando una moto rubata al proprietario per incassare il riscatto. Il cadavere di un settimo giovane è poi stato ritrovato ore dopo poco lontano dal luogo del massacro. Gli inquirenti hanno comunicato che praticamente tutte le vittime avevano precedenti penali per furti di vario genere, ed in particolare di veicoli, formulando l’ipotesi che le persone che hanno sparato da un’auto sarebbero membri di una banda rivale o residenti del luogo stanchi delle ripetute estorsioni.

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