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Politica

Lunedì l’investitura dei nuovi vertici Rai poi le nomine

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È una calma apparente quella che avvolge Viale Mazzini nel week end che precede l’avvio ufficiale del nuovo corso Rai nell’era del governo Meloni. Se l’annuncio dell’addio di Fabio Fazio, dato in uscita verso Discovery, non si è ancora concretizzato, gli occhi sono puntati sull’assemblea di lunedì alle 10, che proporrà Roberto Sergio come amministratore delegato e sul cda, in programma subito dopo, che lo nominerà. Lo stesso giorno il nuovo Ad potrebbe cooptare come direttore generale Giampaolo Rossi, già consigliere in quota FdI, uomo di fiducia della premier. La conta delle preferenze in consiglio, se Sergio non voterà, potrebbe finire in parità. A favore si esprimeranno i consiglieri di area Lega e FI, Igor de Biasio e Simona Agnes, mentre Riccardo Laganà, eletto dai dipendenti, sarebbe orientato all’astensione, che vale come un no, e Francesca Bria (in quota Pd) per un voto contrario.

Non ha sciolto ancora la riserva il consigliere indicato dai Cinque Stelle, Alessandro Di Majo: se si astenesse o votasse contro, in base ad eventuali intese con la maggioranza anche sul pacchetto di nomine in arrivo, diventerebbe determinante il voto della presidente Marinella Soldi, che in caso di parità vale doppio. In ogni caso, una volta ottenuta l’investitura, il nuovo tandem Sergio-Rossi è atteso alla sfida dei palinsesti, da presentare agli sponsor probabilmente nella prima settimana di luglio. Il tam tam delle ultime ore dà ormai per fatta l’uscita di Fazio, il cui contratto in scadenza a fine giugno non è stato oggetto di trattativa in questi mesi. La Rai sarebbe pronta a prospettargli un accordo al ribasso, ma l’approdo più probabile per il conduttore, dopo 40 anni a Viale Mazzini, e per il suo Che tempo che fa sarebbe ormai il Nove. Nel primo cda utile – che potrebbe essere convocato il 18 o anche il 25 maggio, per dare tempo al nuovo vertice di insediarsi – è attesa un’ampia tornata di avvicendamenti. In ballo ci sono innanzi tutto le direzioni di genere più coinvolte nella programmazione: all’Intrattenimento Prime Time Marcello Ciannamea, al Day Time Angelo Mellone e all’Approfondimento Paolo Corsini.

Ma anche le testate: il direttore di Adnkronos Gian Marco Chiocchi, apprezzato dalla premier, dovrebbe prendere la guida del Tg1, al posto di Monica Maggioni che andrebbe alla direzione per l’Offerta editoriale, dalla quale potrebbe andar via Francesco Giorgino per guidare l’Ufficio Studi. Al Tg2 in pole Antonio Preziosi, spinto da Forza Italia, con il trasferimento di Nicola Rao alla Direzione Relazioni Istituzionali, mentre al Tg3 dovrebbe essere confermato Mario Orfeo. La guida di Rai Parlamento potrebbe andare all’ex direttore del Tg1 Giuseppe Carboni, che avrebbe anche qualche chance di ottenere la direzione di Rainews, qualora Paolo Petrecca venisse spostato a Rai Sport, dove però sarebbe in pole Angela Mariella. La Lega otterrebbe anche la direzione del Giornale Radio per Francesco Pionati, con il trasferimento di Andrea Vianello alla Tv di San Marino, e blinderebbe la Tgr, la cui guida dall’ottobre 2024 dovrebbe passare da Alessandro Casarin, che andrà in pensione, all’attuale condirettore Roberto Pacchetti. Sul fronte programmi, confermati Report e In mezz’ora, potrebbe essere ridimensionata la presenza Corrado Augias, che conduce tre trasmissioni sulla terza rete, a partire forse da Rebus, in onda la domenica. Saldi nelle loro posizioni Porta a Porta e Cinque Minuti di Bruno Vespa e Presadiretta di Riccardo Iacona, per Agorà si ipotizza un cambio di conduzione, sia nell’edizione invernale che in quella estiva: in corsa Manuela Moreno, Stefano Fumagalli e forse Annalisa Bruchi. Più difficile che Marco Damilano possa lasciare lo spazio informativo in access prime time su Rai3. Tra le conduttrici interne che potrebbero essere valorizzate dal centrodestra ci sono Monica Setta e Laura Tecce, mentre Luisella Costamagna potrebbe approdare al day time di Rai2 e Luca Barbareschi proporre una nuova edizione del suo In barba a tutto, andato in onda nel 2020.

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Politica

Elezioni comunali Napoli: sfida di Paolo Russo a Marigliano e ritorno degli ex sindaci

Paolo Russo in corsa a Marigliano, ex sindaci in campo e centrodestra solido: ecco come cambiano le elezioni comunali nella provincia di Napoli tra sorprese e conferme.

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Tornano tanti ex sindaci nella città metropolitana di Napoli, mentre il campo largo annaspa e crolla l’asse Pd-Cinque Stelle. Il Movimento fondato da Conte praticamente scompare, mentre il centrodestra, pur con qualche difficoltà, regge. Proliferano le liste civiche e resta alta l’attenzione sulle liste pulite e sull’eventuale presenza di “impresentabili”.

Marigliano: la sfida di Paolo Russo

A Marigliano la novità è Paolo Russo (nella foto Imagoeconomica in evidenza assieme a Mara Carfagna), ex deputato di lungo corso, che scende in campo nella sua città d’origine. La sua coalizione “Cuore civico” raccoglie pezzi di centrodestra, società civile ed esponenti progressisti. Il Pd ha invece scelto un altro candidato: Gaetano Bocchino, sostenuto anche da Azione, Verdi e Sinistra. Terzo candidato è Ciro Panariello, appoggiato da una lista civica.

Giugliano: centrodestra contro un centrosinistra diviso

A Giugliano, la città più popolosa della provincia, si sfidano Giovanni Pianese con il centrodestra, Diego D’Alterio con il centrosinistra senza il Movimento 5 Stelle, e Salvatore Pezzella, ex esponente grillino, ora sostenuto da una civica. Resta la spada di Damocle della commissione d’accesso prefettizia che potrebbe portare allo scioglimento per infiltrazioni.

Nola: il Pd rinuncia e resta fuori dalla corsa

A Nola il Pd si sfila a sorpresa e lascia il campo a quattro candidati: Maurizio Barbato (Fratelli d’Italia), Andrea Ruggiero (Per e civiche), Agostino Ruggiero (sostenuto dai socialisti) e Antonio Ciniglio (civiche territoriali). Il ritiro del candidato Pd Giuseppe Tudisco ha lasciato spazio a una corsa senza bandiere ufficiali del centrosinistra.

Volla: sei candidati e la conferma dell’instabilità politica

A Volla si conferma il record di instabilità politica: sei i candidati a sindaco. Tra loro due ex primi cittadini: Giuliano Di Costanzo (sostenuto dal Pd) e Pasquale Di Marzo (civiche). In corsa anche Lino Di Donato (centrodestra), Roberto Barbato (civica), Gennaro Burriello (Potere al Popolo) e Gianluca Pipolo (civiche).

Casavatore: sfida tra ex sindaci

A Casavatore la sfida è tra Vito Marino (appoggiato da cinque civiche), Fabrizio Celaj (Pd e civiche) e Mauro Muto (Fratelli d’Italia). Marino e Muto hanno entrambi già guidato il Comune in passato.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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