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Nomine, tessere e favori, quella che i magistrati ricostruiscono è “la rete” di Sasà Gallo

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Salvatore Gallo, detto ‘Sasà’, non solo dagli amici, a Torino era considerato uomo forte del Partito democratico, soprattutto per il gran numero di tessere che riusciva a fare e a far pesare durante i direttivi e le assemblee. Ma da quello che emerge dagli atti dell’inchiesta ‘Echidna’ della procura torinese, sugli interessi della mafia calabrese sui cantieri e i lavori sull’autostrada Torino-Bardonecchia, l’83enne ex manager della Sitaf, concessionaria dell’A32, e con alle spalle un passato nel Partito Socialista di Bettino Craxi, non disdegnava di regalare un ben altro tipo di tessere, a chi poteva fargli un favore o tornare utile in qualche modo. Si tratta delle card delle autostrade per superare senza pagare i varchi della Torino-Bardonecchia.

Lo raccontano ai magistrati i carabinieri del Ros e viene riportato nelle 1440 pagine dell’ordinanza, a firma del gip Luca Fidelio, in cui Gallo è accusato di corruzione elettorale, estorsione e peculato. Anche se non aveva più cariche nella Sitaf, spiegano gli inquirenti, l’esponente del Pd esercitava delle influenze nei confronti della società che gli permettevano di “disporre di un non trascurabile numero di tessere di servizio per il passaggio gratuito ai varchi autostradali da omaggiare a piacimento a terze persone” e “nell’ottica di coltivare rapporti di interesse in cambio di utilità”.

Gallo elargiva card a medici, dirigenti, politici e giornalisti, anche quando queste non venivano richieste. “Tesserina”, la chiamava Gallo, per non pagare i 12,80 euro richiesti ai caselli di Avigliana e Salbertran, per andare verso le montagne olimpiche, tanto amate dai torinesi. Secondo gli inquirenti ‘Sasà’ aveva creato una sorta di rete di suoi ‘protetti’, con cui aveva allacciato un legame molto solido da poter essere utilizzato, dicono i magistrati, “strumentalmente secondo le necessità a ogni occasione utile, comprese evidentemente le necessità politiche”. Per Gallo infatti, sostengono sempre gli inquirenti, se volevi contare dovevi portare i numeri. Sia inteso come voti, che firme, come ad esempio per la candidatura di Stefano Lo Russo a sindaco di Torino.

Al momento Gallo non ha replicato alle accuse, probabilmente in attesa di presentarsi davanti al pm Valerio Longi, titolare dell’inchiesta, per chiarire la sua posizione. Intanto continuano le indagini della magistratura di Bari sul rischio di compravendita dei voti per le prossime comunali e per le elezioni Europee. Un pericolo che viene evidenziato nelle carte dell’inchiesta che lo scorso 4 aprile ha portato a 8 arresti e 2 divieti di dimora, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per le amministrative di Triggiano e Grumo Appula. Tra gli indagati, per corruzione elettorale l’assessora ai Trasporti della Regione Puglia, Anita Maurodinoia, quota Pd, che si è dimessa.

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G7: Scontri al corteo, polizia respinge gli antagonisti

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Serata di tensione, nel centro di Torino, per il corteo contro il G7 promosso dal centro sociale Askatasuna e dai collettivi studenteschi, nel primo giorno della riunione dei ministri dell’Ambiente alla Reggia di Venaria. La polizia ha usato prima gli scudi per respingere i manifestanti poi ha fatto ricorso a idranti e lacrimogeni, infine anche a qualche manganellata. I manifestanti, che volevano dirigersi verso gli alberghi che ospitano le delegazioni e Palazzo Madama, sede della serata di gala, hanno continuato a spostarsi nel centro cittadino cercando varchi, ma i cordoni di polizia hanno chiuso ogni possibile accesso. Dal corteo sono state lanciate a più riprese uova, fumogeni e qualche bottiglia contro le forze dell’ordine. Il primo momento caldo a poche decine di metri dalla partenza del corteo, da Palazzo Nuovo, la sede universitaria dove militanti dei centri sociali e dei collettivi studenteschi si erano riuniti in assemblea. La polizia ha subito fatto indietreggiare i manifestanti all’imbocco di via Po. Il corteo si è poi ricomposto e diretto verso altre zone del centro nel tentativo di avvicinarsi il più possibile alle zone transennate, dove si sono verificati altri momenti di tensione. Vicino al cinema Massimo alcuni antagonisti hanno lanciato tavolini di un dehors e sono stati fatti indietreggiare anche con qualche manganellata. Nel pomeriggio erano stati gli attivisti di Extinction Rebellion a prendersi la scena salendo a sorpresa sul tetto di un edificio in piazza Carlo Emanuele II, sede della facoltà di biologia, da dove hanno mostrato uno striscione con la scritta ‘The king is nake, G7 is a scam’ (Il re è nudo, il G7 è una presa in giro’.). Poi gli attivisti avevano bloccato una strada ballando al ritmo della musica techno: una cinquantina le persone identificate dalla Digos della questura di Torino che durante le perquisizioni ha sequestrato corde da arrampicata e coltellini modello svizzero.

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Stupro di gruppo: gli imputati rinunciano all’abbreviato

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Si svolgerà con il rito ordinario il processo ai sei ragazzi palermitani accusati di aver violentato, a luglio scorso, una 19enne al Foro Italico. Gli imputati avevano presentato richiesta di ammissione al rito abbreviato condizionando l’istanza a una serie di nuove attività tra le quali l’esame in aula della vittima che il gup ha però respinto. La 19enne peraltro è stata sentita dal Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio, due mesi e mezzo fa. Il giudice ha invece deciso di accogliere la richiesta di disporre una consulenza tecnica sul telefono della ragazza, ma i difensori hanno comunque rinunciato all’abbreviato optando per il dibattimento.

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Otto milioni evasi al fisco, tre aziende irpine nei guai

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False fatturazioni ed altrettante inesistenti operazioni transnazionali per evadere le imposte dirette e i versamenti Iva. Tre aziende operanti in provincia di Avellino sono state denunciate dalla Guardia di Finanza per una evasione complessiva di otto milioni di euro nel corso di altrettante verifiche fiscali. Cinque milioni sottratti alla tassazione dirette e 1,5 milioni all’Iva. Nel corso dei controlli è anche emerso che un professionista del capoluogo ha sottratto mezzo milione di euro all’erario facendo figurare come acquisite prestazioni tecniche, in realtà mai ricevute, ma falsamente fatturate da una società a lui riconducibile.

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