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Cronache

Lombardia Film Commission, ‘usata da contabili Lega’ per drenare soldi

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I revisori contabili della Lega in Parlamento Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni hanno usato “la loro attivita’ di origine politica” per “ottenere arricchimenti personali” mettendo in pratica un “modello davvero deteriore”. Sono le dure valutazioni espresse dal gup di Milano Guido Salvini nelle motivazioni della sentenza con cui il 3 giugno ha condannato il primo a 5 anni di reclusione e il secondo a 4 anni e 4 mesi per il caso della compravendita del capannone di Cormano, nel Milanese, acquistato dalla Lombardia Film Commission e con cui sarebbero stati drenati 800 mila euro di fondi pubblici. Per il giudice, come si legge nelle oltre 100 pagine del verdetto, non si e’ trattato “di un peculato piccolo piccolo (altra accusa nel processo abbreviato era la turbata liberta’ del procedimento di scelta del contraente, ndr) come quello dell’impiegato comunale o del dipendente delle Poste che si appropria di beni”. Ci si trova di fronte, invece, “anche al di la’ dell’ingente profitto personale ottenuto dagli imputati”, ad un “piano costruito nel tempo”, gia’ dal 2017, “che si e’ avvalso per la sua realizzazione delle competenze da un lato di Di Rubba”, che all’epoca era presidente di Lfc, “e Manzoni inseriti ad alto livello in enti pubblici e d’altro lato di Scillieri, commercialista esperto e di successo”. Quest’ultimo ha gia’ patteggiato. Per Di Rubba e Manzoni, finiti ai domiciliari, di recente la misura cautelare e’ stata attenuata nell’obbligo di dimora. Insediarsi “in un Ente regionale e sfruttare tale posizione” per “dirottare su se stessi denaro pubblico – scrive il giudice – e’ un pessimo esempio perche’ aggiunge sfiducia e rifiuto da parte dei cittadini nei confronti delle amministrazioni territoriali e nella attivita’ politica in genere”. Nell’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi, gli imputati hanno anche mostrato di essere reticenti. “E’ immediato notare come quelle di Di Rubba – si legge – siano dichiarazioni confuse, incerte, imbarazzate e in parte contraddittorie. Tutto avviene per caso, ogni avvenimento e’ sfocato, indistinto, come immerso in una nebbia lombarda”. Nelle motivazioni il gup ha dedicato un intero capitolo al concetto di prezzo come proprieta’ “non intrinseca” di un immobile o di una qualsiasi cosa. “Un immobile – scrive il giudice – e’ un ente fisico, ma il suo valore non e’ intrinseco ad esso, non e’ una sua proprieta’, non fa parte della sua ‘sostanza’” ma e’ determinato “dalle relazioni soggettive tra il proprietario e i possibili acquirenti”. Il capannone di Cormano “rischiava di rimanere invenduto e di deteriorarsi per un tempo indefinito, gravato in piu’ dal debito erariale, e solo la decisione degli imputati, nei loro diversi ruoli, di acquistarlo” ha “attribuito in concreto ad esso il valore di 800.000 euro, il valore dato ad un bene che altrimenti poteva non valere nulla”. A vendere il capannone a Lfc fu Andromeda, societa’ riconducibile a Scillieri, e cosi’ i commercialisti riuscirono a spartirsi il prezzo pagato dall’ente, assieme all’imprenditore Francesco Barachetti (ancora a processo), sulla carta impegnato nella ristrutturazione. In piu’, nelle motivazioni sono riportati passaggi di interrogatori nei quali Scillieri ha parlato di “prassi adottate dalla Lega Nord e di cui aveva avuto conoscenza personalmente, relative agli incarichi pubblici e alla successiva parziale retrocessione degli emolumenti”. Prassi “condivise e collaudate” da Di Rubba e Manzoni. Nelle tranche d’indagine ancora aperte, infine, dovrebbero presto arrivare gli atti degli inquirenti genovesi sui famosi 49 milioni di euro spariti.

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Latitante sorpreso dai Carabinieri durante la partita del Napoli

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I carabinieri della stazione Chiaia e della stazione San Giuseppe hanno arrestato il 19enne della Romania Luca Paul Antonescu. L’uomo – dichiarato latitante lo scorso 4 aprile – era sfuggito all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Napoli perché ritenuto gravemente indiziato di 1 tentato furto avvenuto lo scorso marzo in un noto hotel di via Partenope e di ricettazione poiché trovato in possesso – dai carabinieri della compagnia centro e sempre nello stesso mese – con un coltello a serramanico, con una chiave di un’auto verosimilmente oggetto di furto e con svariati documenti di riconoscimento intestati ad altre persone.

Ieri sera la fine della latitanza del 19enne che era in giro per Fuorigrotta. I Carabinieri, impegnati nel servizio di ordine pubblico in occasione della partita Napoli-Roma, erano a piazzale Tecchio e hanno riconosciuto il 19enne. Arrestato, ora è in carcere in attesa di giudizio.

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Napoli: ‘meglio in carcere che a casa con mia moglie’ e si fa arrestare

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Preferisce il carcere agli arresti domiciliari con la moglie e si fa arrestare. È successo a Napoli, dove un 33enne del centro storico ha evaso i domiciliari presentandosi ai Carabinieri nella Caserma Pastrengo. Qui l’uomo ha chiesto di parlare con un maresciallo, spiegando che non voleva più scontare la pena in casa ma in carcere, lontano dalla moglie con la quale poco prima aveva litigato, decidendo così di uscire dall’abitazione. I Carabinieri lo hanno arrestato per evasione. Il 33enne ha così trascorso la notte in camera di sicurezza, in attesa di conoscere la decisione del giudice sul suo prossimo collocamento.

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Cronache

Arrestato usuraio, aveva presta 250mila euro e ne pretendeva 1,5 mln

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Dopo aver prestato 250mila euro a un imprenditore caduto in difficoltà economiche, ha preteso la restituzione di oltre 1,5 milioni di euro. E quando lo stesso imprenditore, non riuscendo a sostenere il piano di ammortamento, è diventato non regolare nei pagamenti, è scattata un’escalation di gravi minacce rivolte a lui e ai suoi familiari. Un uomo residente a Scafati (Salerno), pregiudicato, è stato arrestato dalla Polizia di Stato in quanto gravemente indiziato di tentata estorsione aggravata e usura aggravata.

La vicenda è stata ricostruita attraverso le indagini condotte dalla Squadra mobile di Salerno e dal Commissariato di Nocera Inferiore, con il coordinamento della Procura di Nocera Inferiore, scattate a seguito della denuncia presentata dalla vittima. L’uomo arrestato aveva concesso all’imprenditore prestiti a tassi usurari per un importo complessivo di 250mila euro, imponendo la restituzione del mutuo con rate mensili di 18mila euro per la durata di 7 anni, pretendendo quindi in corrispettivo una somma complessiva pari a 1.512.000 euro.

L’imprenditore, che si era già visto negare ogni richiesta di rimodulazione del debito da parte dal creditore, non riuscendo a sostenere il piano di ammortamento, di recente era diventato non regolare nei pagamenti e, a fronte di ciò, si era vista imposta la dazione di ulteriori somme a titolo di “penale”. All’aumento dell’insoluto, l’indagato ha quindi attuato un’escalation di gravi minacce rivolte alla vittima e ai suoi familiari, presentandosi più volte nella sede dell’attività commerciale e stazionando nei paraggi in attesa dell’imprenditore.

In occasione dell’ultimo incontro, in particolare, l’indagato ha minacciato la vittima e sua figlia, arrivando quasi ad aggredire fisicamente quest’ultima, pretendendo l’immediato pagamento delle somme imposte dietro la minaccia di gravi e violente ritorsioni, prospettando l’incendio dell’impresa, nonché imponendo la sottoscrizione di atti fittizi di trasferimento di proprietà. A seguito di perquisizione nell’abitazione dell’indagato è stato trovato denaro contante per complessivi 65mila euro e oggetti preziosi, nascosti nel doppio fondo di un mobile.

Le indagini hanno consentito di far emergere come l’imprenditore si fosse rivolto all’uomo arrestato per far fronte alle asfissianti pretese economiche di altro soggetto, il quale a sua volta gli aveva imposto tassi di interesse usurari. Questo ulteriore soggetto, già destinatario di un decreto di perquisizione e sequestro, e la moglie dell’arrestato, intervenuta a sua volta per sollecitare le riscossioni usurarie, sono indagati a piede libero.

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