Leader nel mercato del lavoro interinale grazie a una maxi evasione da 70 milioni di euro: è quanto ha scoperto la Guardia di Finanza, coordinata dai magistrati del pool reati economici della Procura, ha arrestato 10 persone tra cui Luigi Scavone, ex poliziotto poi diventato noto imprenditore, amministratore di fatto del gruppo Alma spa, finito in carcere insieme con altri due indagati. Un gruppo, impegnato nel settore del lavoro interinale, che secondo gli inquirenti sarebbe diventato leader nel comparto anche grazie all’evasione fiscale. Per altre 7 persone il gip ha invece disposto i domiciliari. Al centro della maxi frode c’era Scavone, persona nota anche nel mondo dello spettacolo al quale strizzava l’occhio, presidente della squadra di basket Alma Trieste (serie A1) e sponsor della scuderia motociclistica Pramac, satellite della Ducati. Entrambe le società sportive non sono coinvolte dell’inchiesta.
L’imprenditore è stato sorpreso all’alba, in una villa del Vesuviano. Stava per recarsi a Roma. In casa aveva uno zainetto con 204mila euro, confezionati in piccole risme di banconote sottovuoto, un biglietto aereo per Dubai con la data di partenza per domani e oggetti preziosi, tra cui 10 Rolex, finiti sotto sequestro.
Tra le 27 persone indagate figurano anche tre consulenti fiscali napoletani che gestivano una vera e propria attività truffaldina definita dagli investigatori “di alta ingegneria economico-finanziaria illegale”. Tutti erano in stretto rapporto con Scavone e Francesco Barbarino, anch’egli ritenuto amministratore di fatto dell’Alma spa. Entrambi, per gli investigatori, avrebbero gestito, con prestanome compiacenti, oltre 30 società con 17mila dipendenti e un fatturato di circa 400 milioni di euro per il solo 2017. Ma le indagini, scaturite da una verifica dell’Agenzia delle Entrate, hanno passato al setaccio la complicata contabilità delle società anche per il 2015 e 2016. I finanzieri hanno messo i sigilli a beni per 70 milioni di euro riconducibili alle società e agli indagati, tra cui immobili di pregio a Bergamo, Salerno, Cagliari, Reggio Emilia, Napoli, Caserta, Vibo Valentia, due ville a Capri e Sperlonga, quote societarie e autovetture di grossa cilindrata. In un’intercettazione, agli atti dell’inchiesta, emerge tutta la preoccupazione dei due “deus ex machina” della frode, Scavone e Barbarino, dopo una comunicazione dell’Agenzia delle Entrate.
“Luigi è finita, ci hanno sgamato”, dice Barbarino a Scavone, “…eh stanno sulle fatture, le fatture di subappalto…”. Scavone amava apparire in pubblico e lo faceva anche finanziando iniziative benefiche come quando, nel 2018, ha dato il suo contributo alla realizzazione di un padiglione del Secondo Policlinico di Napoli, destinato allo studio e alla cura delle malattie rare dei bambini. In quell’occasione venne fotografato con attori e alti prelati. L’attività investigativa, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, si pone ora l’obiettivo è scoprire se Scavone possa avere trasferito anche all’estero denaro frutto della maxi evasione.
Che cosa succede a Trieste mentre a Napoli si prova a far capire il terremoto giudiziario in atto? La società di Pallacanestro di Trieste, in serie A, dunque professionismo, ci fa sapere che tutto quello che accade a Scavone a loro frega poco o niente, anzi loro non c’entrano nulla con Scavone e presto convocheranno un Cda per chiarire qual è la nuova governance. Non potete capire la curiosità di conoscere questa nuova governance senza i soldi di Scavone. E poi aggiungono che tutto quello che ha fatto e fa la procura di Napoli tocca altri, non la società Pallacanestro. Dai siti web e dalle pagine social della società spariscono “quasi”£ tutte le foto di Scavone con la atleti e altri dirigenti della Pallacanestro. Eppure la Pallacanestro a Trieste si chiama Alma Trieste. Ed Alma è simbolo di una maxi truffa agli italiani: una evasione da 70 milioni. Almeno queste sono le accuse. E Scavone è indagato per aver commesso questo reato e altri. Ma non è stato ancora condannato, anche se a Trieste c’è già un fuggi fuggi.
Altro grande gruppo sportivo, altro giro di smentite, altre foto che spariscono dai siti social. Questa volta siamo nel motociclismo. Il top del motociclismo, la MotoGp, quella dove corrono Rossi, Marquez, Lorenzo e…Bagnaia o Jack Miller.
A prendere le distanze dal neo arrestato Scavone, da ieri un appestato, è un team della MotoGp. Anche qui un comunicato che dice tutto, per come viene scritto. “Con riguardo alla vicenda che vede coinvolta la società Alma, e di cui abbiamo appreso oggi sulla stampa nazionale e in merito a quanto pubblicato da alcuni siti web, precisiamo che la Società Alma è esclusivamente uno sponsor del Team Pramac senza avere con esso nessun rapporto societario”. Lo sottolinea, in una nota, l’ufficio stampa della Pramac. “Il Team Pramac è di proprietà della Società Pramac Racing e il Dottor Luigi Scavone non ricopre in essa nessuna carica nè tantomeno è titolare della scuderia”, conclude la nota. Infatti, il signor Scavone (che qualcuno su qualche giornale chiamo Schiavone per chiamare assonanze anche con la mafia Casalese) è “solo” uno sponsor che nella avventura della Moto Gp ci ha messo qualche centinaia di migliaia di euro “scontati” dal fisco.
Duplice omicidio seguito da suicidio questa sera nel cuore di Volvera, cittadina della pianura torinese a 25 chilometri dal capoluogo piemontese. In un appartamento al primo piano di un condominio di via XXIV Maggio 47, un uomo di 34 anni ha ucciso a coltellate i suoi due giovani vicini di casa – una donna di 28 anni e un uomo di 23 – per poi togliersi la vita con la stessa arma.
Secondo una prima ricostruzione, il delitto sarebbe maturato al culmine di una lite esplosa tra la coppia e l’aggressore, già noto alle forze dell’ordine. Per compiere l’atroce gesto, il 34enne avrebbe usato un coltello da sub, colpendo a morte prima i due vicini, che avrebbero cercato invano di fuggire nel cortile dell’edificio, e poi si sarebbe inferto un fendente mortale alla gola.
I primi a intervenire sono stati i carabinieri della stazione di None e i soccorritori del 118, seguiti dai militari del comando provinciale e dalla compagnia di Pinerolo. I corpi sono stati trovati nel cortile della palazzina: per tutti e tre non c’è stato nulla da fare. Sul posto anche la Scientifica, impegnata nei rilievi e nell’analisi della scena del crimine.
Le indagini sono in corso per chiarire le cause esatte della lite che ha scatenato la furia omicida. I carabinieri stanno ascoltando i vicini di casa e ricostruendo le relazioni tra i protagonisti della tragedia. La comunità di Volvera è sotto shock, sconvolta da una violenza improvvisa e brutale che ha spezzato tre vite nel cuore di una tranquilla zona residenziale.
Una donna è indagata per omicidio colposo perché ritenuta presunta responsabile della morte del feto, quando era incinta, dovuta a un sospetto abuso di sostanze cannabinoidi e benzodiazepine. Sulla vicenda, avvenuta in provincia di Pordenone, indaga la polizia, coordinata dalla Procura della Repubblica: il fascicolo è stato affidato al sostituto Enrico Pezzi. La magistratura, sospettando un ‘distacco intempestivo massivo di placenta in travaglio precipitoso’, ha indagato la donna e disposto l’autopsia del corpo della neonata. La vicenda risale ad alcuni giorni fa. L’esame autoptico sarà eseguito sabato mattina all’ospedale civile di Pordenone dall’anatomopatologo Antonello Cirnelli – lo stesso che si occupò del caso di Giulia Cecchettin – e dai professori Pantaleo Greco (direttore di Ginecologia e Ostetricia del Sant’Anna di Ferrara) e Marny Fedrigo (specialista in Anatomia patologica dell’università di Padova).
La Procura ha incaricato i tre periti di accertare se il decesso del feto sia avvenuto prima, durante o dopo il travaglio. Le indagini sono scattate dopo che l’Azienda sanitaria Friuli Occidentale ha riferito alla polizia – le indagini sulla vicenda sono svolte dalla Squadra Mobile della Questura di Pordenone – della morte di un feto in un’abitazione privata di una cittadina contermine a Pordenone. Su quanto accaduto vige comprensibilmente il massimo riserbo anche perché tra le persone offese ci sarebbe il padre della bimba morta. I medici che si sono presi cura della donna nella fase di emergenza hanno manifestato sospetti e chiesto dunque un supplemento di indagine e l’esecuzione dell’esame autoptico. Secondo quanto si è appreso, infatti, sarebbero state riscontrate incongruenze tra il racconto della donna e quanto accertato dal personale che ha preso in carico la stessa paziente senza poter fare nulla per poter salvare la vita alla nascitura.
Tragedia questa mattina in via Carminiello 9, nel cuore del centro abitato. Un uomo di 91 anni avrebbe aggredito la propria moglie, una donna di 78 anni, colpendola ripetutamente con un martello. Subito dopo, si sarebbe lanciato nel vuoto dal balcone del proprio appartamento situato al quinto piano, togliendosi la vita.
Sul posto sono immediatamente intervenuti i carabinieri della compagnia locale per i primi rilievi e per avviare le indagini. Al momento le cause del gesto restano da accertare, ma si ipotizza un raptus improvviso.
La donna, ferita gravemente ma ancora vigile al momento dei soccorsi, è stata trasportata d’urgenza all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia in codice rosso. I medici hanno riscontrato un trauma cranico importante, ma al momento la sua vita non sarebbe in pericolo.
Le forze dell’ordine stanno ascoltando i vicini e acquisendo eventuali immagini delle telecamere di sorveglianza della zona per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. L’episodio ha sconvolto l’intera comunità, rimasta attonita di fronte a un gesto di tale violenza all’interno delle mura domestiche.