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Politica

Letta in città per pubblicizzare “Il Patto per Napoli di Gaetano Manfredi”

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“Sono convinto che a queste amministrative si deve votare per i candidati sindaci, noi abbiamo messo in campo le candidature migliori sia per i sindaci che per le Regioni. Napoli non può accettare di vedere il proprio futuro appaltato a Salvini e al salvinismo, vorrebbe dire inginocchiarsi a una logica alla quale i napoletani non si sono mai inginocchiati in vita loro” dice Enrico Letta, segretario nazionale del Pd, durante una visita a Napoli, in compagnia del candidato sindaco di centrosinistra Gaetano Manfredi. “L’orgoglio dei napoletani è l’orgoglio che porterà Manfredi sindaco – aggiunge Letta -, è quella la logica migliore per il bene della città. Le considerazioni politiche le faremo dopo, non siamo qui in una logica di scontro politico nazionale ma per dare una grande opportunità a Napoli”. Poi l’attacco di Letta al candidato del Centrodestra Maresca sulla sentenza del Consiglio di Stato che ha cassato 4 liste dell’ex pm. “Su questo non voglio dire nulla, nel senso che ci sono delle regole tutti sanno come funzionano le regole e bisogna applicare quelle regole. Non credo che si debba gridare a complotti rispetto a queste cose è una concezione della democrazia, francamente aggiungo poi da parte di un magistrato, che mi lascia un tantino perplesso” ha detto  Letta rispondendo ad una domanda dei cronisti sulle liste escluse. “Non voglio far polemiche, ma da un magistrato mi aspetto che dica che la legge va applicata punto”.

Il ‘Patto per Napoli’ di Gaetano Manfredi

“Sono qui oggi anche per confermare il ‘Patto per Napoli’ che Gaetano Manfredi ha chiesto ai partiti che lo sostengono. Voglio soprattutto dire ai cittadini napoletani e anche alle forze politiche soprattutto: quel Patto non è un patto di parte, è un patto che vale per Napoli e che vorremmo fosse un patto per tutte le parti politiche e per tutta la città” afferma Letta. “Il nostro impegno sarà e vuole essere un impegno per cercare di far sì che le risorse di una perequazione che è necessaria arrivino per Napoli a partire dalla prossima legge di Stabilità – aggiunge Letta – e che queste risorse ovviamente organizzate sulla tempistica giusta nei prossimi tempi e durante la prossima consiliatura siano le risorse che ridanno a Napoli la possibilità di uscire dalla situazione dalla quale purtroppo si trova oggi”.

“Una situazione cioè di assenza di risorse, di predissesto finanziario, una situazione per la quale l’unica possibilità è il patto – ribadisce il segretario del Pd -. L’appuntamento è a partire dalla prossima legge di stabilità, lo confermo qui, e soprattutto è un appello che lancio a tutti i candidati e soprattutto a tutte le forze politiche, soprattutto quelle che sostengono il governo Draghi debbano dare una risposta chiara, forte, su questa necessità. Napoli per ritornare a essere capitale europea come è giusto che sia ha bisogno del fatto che il ‘Patto per Napoli’, a partire dalla prossima legge di stabilità, cominci a diventare una concretezza” conclude Letta

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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