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Lega Serie A e Mediapro, accordo quasi fatto per i diritti 2021- 2024

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Passi avanti nella trattativa fra Lega Serie A e MediaPro, che ha proposto una partnership tecnica per la realizzazione del canale della Lega per il 2021-24, da rivendere ai broadcaster. Il tema è stato discusso nell’assemblea dei club, convocata nuovamente lunedì alle 14, per una delibera sull’offerta che il colosso multimediale spagnolo-cinese definirà nei prossimi giorni. Secondo quanto filtra dal riserbo che avvolge l’affare, la proposta potrebbe sfiorare 1,3 miliardi di euro a stagione. Il progetto rivoluzionerebbe lo scenario del calcio in tv in Italia, le cifre che circolano pare siano soddisfacenti, ma non manca chi fra i club attende MediaPro al varco con le garanzie, l’ostacolo per cui gli spagnoli, appena prima dell’ingresso cinese nel gruppo, poco piu’ di un anno fa hanno perso i diritti tv del 2018-21, dopo aver messo sul tavolo 1,05 miliardi a stagione. Se l’accordo andasse in porto, la Serie A registrerebbe una sensibile crescita rispetto ai 973 milioni a stagione piu’ bonus incassati da Sky e Dazn, e potra’ scalare posizioni nella classifica dei ricavi da diritti nazionali dei campionati europei, passando dal quinto al secondo posto, e scavalcando Liga, Ligue1 e Bundesliga.

L’assemblea ha dato il benvenuto ai rappresentanti della Fiorentina, appena acquistata da Rocco Commisso, e alle tre societa’ neo-promosse nel campionato che iniziera’ nel fine settimana del 24-25 agosto e si chiudera’ il 24 maggio 2020. Come da tradizione, il calendario della Serie A prendera’ forma negli studi di Sky (lunedi’ 29 o martedi’ 30 luglio alle 19). Intanto nel programma del calcio d’estate entra la prima La Liga-Serie A Cup, evento organizzato dalla Relevent Sports che ogni anno vedra’ affrontarsi in una doppia sfida una spagnola e una italiana: quest’anno Napoli e Barcellona, andata il 7 agosto a Miami e ritorno 10 al Michigan Stadium di Ann Arbor. Negli Usa, a New York, volera’ nei prossimi giorni anche l’ad Luigi De Siervo per incontrare personale e valutare sedi per aprire il primo ufficio all’estero della Lega, composto da tre persone.

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Esteri

Trump: sulle deportazioni dei migranti non c’è scelta

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Stop alle guerre in Ucraina, nuovi dazi commerciali, taglio delle tasse, porte aperte per le trivellazioni, crociata anti woke e soprattutto la lotta all’immigrazione clandestina con le deportazioni di massa più volte assicrate durante la campagna: sono le promesse principali che Donald Trump intende rispettare nei suoi primi cento giorni alla Casa Bianca per avviare la sua “nuova età dell’oro”. Firmando qualche provvedimento altamente significativo nel primo giorno del suo insediamento il 20 gennaio, quello in cui vorrebbe fare “il dittatore almeno per un giorno”, come aveva detto in un’intervista.

“Sulle deportazioni non è una questione di costi, non abbiamo scelta”, ha detto a Nbc news il tycoon, che in serata ha nominato la guru della sua campagna, Susan Wiles, come capo dello staff. Trump, dopo la sua vittoria, sta ricevendo a Mar-a-Lago le telefonate di congratulazioni dei leader mondiali, ha promesso in campagna elettorale di riportare la pace in Ucraina e in Medio Oriente in 24 ore. Ieri si è già sentito con Volodymyr Zelensky, mentre con Vladimir Putin si sentià presto, ha detto il presidente eletto a Nbc news. Dalle indiscrezioni trapelate finora, intende congelare il conflitto, tenendo Kiev fuori dalla Nato ma conservando l’integrità territoriale del Paese, con regioni autonome su ogni lato di una zona demilitarizzata, lasciando all’Europa i meccanismi di attuazione dell’accordo e i fondi per la ricostruzione.

In Medio Oriente pieno sostegno a Israele ma ha chiesto a Benyamin Netanyahu di mettere fine alla guerra prima del suo giuramento. Poi punterà sull’allargamento dei suoi ‘accordi di Abramo’, a partire da quello con l’Arabia Saudita. Da vedere cosa ha in serbo per Gaza e Cisgiordania, dove in passato prevedeva un maggior controllo di Israele sui palestinesi, pur promettendo 50 miliardi di dollari di investimenti internazionali per sostenere la loro economia. Mentre la soluzione dei due Stati dovrebbe rimanere in soffitta. Poi pugno di ferro sull’Iran, continuazione del flirt con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un e sfida (commerciale) alla Cina, su cui c’è un ampio consenso bipartisan. Sulla Nato pretenderà un aumento delle spese, probabilmente sopra il 2% del Pil chiesto finora, con la minaccia di non proteggere chi non paga. Sul piano commerciale ha minacciato una nuova e più ampia guerra dei dazi per proteggere industrie e posti di lavoro americani: una tariffa generalizzata tra il 10% e il 20% su tutti i 3.000 miliardi di dollari di importazioni di beni e una tariffa del 60% su tutti i beni cinesi, probabilmente invocando l’International Emergency Economic Powers Act.

Minaccia di dazi al Messico anche per costringerlo a chiudere il flusso migratorio. Sul fronte interno ha infatti promesso di sigillare il confine col vicino meridionale, la più grande deportazione di massa della storia americana (con lo spettro di una vera e propria caccia al clandestino in tutto il Paese), la fine delle città santuario dem, il ripristino della politica ‘Remain in Mexico’ e del suo controverso ‘muslim ban’. Proseguirà anche la costruzione del muro.

In economia Trump intende rendere permanente il suo taglio delle tasse del 2017, che scade nel 2025, proponendo al contempo nuovi tagli di vasta portata, dalla detassazione di mance e straordinari alla possibilità di dedurre gli interessi sui prestiti per l’acquisto di un’auto. Da vedere se e come il Congresso troverà i fondi. In vista anche uno stop al Green New Deal e un’ampia deregulation (ispirata e coordinata da Elon Musk) a favore delle aziende, a partire dal settore energetico (“drill, baby, drill”). Si tornerà quindi a trivellare ed estrarre petrolio e gas ai livelli pre amministrazione Biden. Atteso anche uno stop agli incentivi per lo sviluppo del mercato delle auto elettriche. Infine, una crociata anti woke e anti transgender nelle scuole, nello sport e nell’esercito.

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Esteri

Aggressione ad Amsterdam: dieci tifosi israeliani feriti, Netanyahu invia aerei di soccorso

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Dieci tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv sono rimasti feriti in un’aggressione ad Amsterdam da parte di una folla apparentemente filopalestinese. L’incidente, avvenuto al termine della partita di Europa League contro l’Ajax, è stato segnalato dal Ministero degli Esteri israeliano, come riportato dai media locali. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha prontamente reagito, invitando il primo ministro dei Paesi Bassi, Dick Schoof, e le forze di sicurezza olandesi a intervenire “in modo deciso e rapido contro i rivoltosi”. Netanyahu ha inoltre ordinato l’invio di due aerei per riportare in Israele i cittadini feriti.

Escalation di violenza e intervento di Netanyahu

A seguito dell’incidente, Netanyahu ha disposto l’invio di due aerei di soccorso ad Amsterdam. In una dichiarazione ufficiale, l’ufficio del primo ministro israeliano ha confermato che Netanyahu considera “con estrema serietà” l’attacco ai tifosi israeliani e ha chiesto un’azione tempestiva da parte delle autorità olandesi per garantire la sicurezza dei cittadini israeliani coinvolti.

Video e scontri nel centro di Amsterdam

Video diffusi sui social media mostrano gruppi di persone a volto coperto, alcuni con bandiere palestinesi, mentre assalgono i tifosi del Maccabi Tel Aviv. Gli scontri sono scoppiati nel centro di Amsterdam al termine della partita, che ha visto l’Ajax trionfare con un netto 5-0. La polizia olandese ha scortato i tifosi israeliani fino al loro hotel per proteggerli dagli attacchi.

Arresti e misure di sicurezza

Le autorità locali hanno riferito di aver effettuato 57 arresti durante la giornata, nell’ambito di misure di sicurezza rafforzate per contenere le tensioni. L’aggressione ha portato alla ferita di dieci tifosi del Maccabi Tel Aviv, come confermato dal Ministero degli Esteri israeliano, mentre la polizia olandese continua le indagini per identificare i responsabili.

Conclusione: L’episodio di violenza ha sollevato grande preoccupazione da entrambe le parti, con il governo israeliano che richiede un’azione decisa e rapida contro gli aggressori. La situazione sottolinea la tensione crescente legata agli eventi sportivi internazionali, che talvolta si trasformano in teatro di conflitti e rivalità geopolitiche.

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Juventus, bilancio in rosso di quasi 200 mln

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L’assemblea degli azionisti della Juventus ha approvato oggi il bilancio al 30 giugno 2024, chiuso con un passivo di 199,2 milioni di euro. Prima ancora di iniziare i lavori assembleari è stato il momento di Giorgio Chiellini: l’ex difensore, alla prima apparizione nella nuova veste in un’occasione come questa, è stato applaudito e accolto dal boato della platea. Per Gianluca Ferrero, invece, era la seconda assemblea da presidente: “Sono arrivato da un anno, ho scoperto una realtà che non conoscevo – ha spiegato il numero uno del club – noi qui abbiamo presente tutti cos’è la prima squadra, ma in realtà la Juve è davvero molto di più: ha 22 squadre, ci sono 650 atleti e abbiamo anche la Juventus One con ragazzi disagiati”.

Il club bianconero è ancora senza sponsor principale dopo la chiusura del rapporto con Jeep: “Siamo in trattativa con diversi brand e società con interesse di visibilità internazionale, consideriamo di arrivare a un accordo entro la fine di questa stagione – ha spiegato l’ad Scanavino – e nel frattempo abbiamo pensato di dare visibilità a Save the Children, mentre qualche settimana fa abbiamo chiuso con lo sponsor di manica Azimut”. Sul rosso di bilancio, invece, pesa tanto la mancata partecipazione alle coppe europee: “Ha avuto un impatto di circa 130 milioni, siamo in proiezione positiva in termini di risultato netto” ha sottolineato Scanavino. E si è anche parlato anche del famoso ‘lodo Ronaldo’: “Non siamo d’accordo con la decisione del 50 e 50, quindi l’abbiamo impugnato davanti al tribunale di Torino” ha spiegato Ferrero.

Il club, nel frattempo, continua a crescere in maniera vertiginosa sui social. “Siamo il primo brand in Italia come followers, il creator lab fornisce il materiale e abbiamo creato una struttura dove si creano contenuti cortometraggi”, ha spiegato, portando come esempio il recente documentario presentato al Festival di Venezia sulla vicenda di calcioscommesse che ha coinvolto il giocatore della prima squadra Nicolò Fagioli. In futuro c’è l’idea di uno stadio per ospitare la Next Gen e le Women, “Ma non avverrà nel breve, siamo concentrati nel percorso di risanamento della società” ha precisato Scanavino. In chiusura di assemblea i toni si sono scaldati quando si è trattato di modificare lo statuto e “prevedere la possibilità che l’intervento in assemblea e l’esercizio del diritto di voto avvengano esclusivamente tramite il rappresentante designato”. Diversi azionisti hanno abbandonato la sala in segno di protesta, “Abbiamo ritenuto di cogliere questa facoltà, ma non vuol dire che non ci saranno altre assemblee” ha voluto precisare Ferrero con la modifica che è stata approvata.

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