MOSCA – Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha elogiato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, definendolo una “persona pratica” che agisce con “buon senso”, mentre ha attaccato duramente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, accusandolo di essere un “nazista puro” e un “traditore del popolo ebraico”.
Le dichiarazioni di Lavrov, rilasciate in un’intervista al giornale militare russo Krasnaya Zvezda e riprese dall’agenzia Tass, segnano un evidente cambio di rotta nella narrazione del Cremlino sui leader statunitensi. Dopo anni di retorica antiamericana, ora alcuni rappresentanti dell’amministrazione Trump vengono descritti come figure di “buon senso” e “ragionevoli”, mentre i bersagli della propaganda russa restano i leader ucraini e gli esponenti politici occidentali contrari a Mosca.
Il doppio volto della propaganda russa
Le parole di Lavrov sono strumentali e funzionali alla strategia russa di delegittimazione dell’Ucraina e della NATO. Negli anni, il ministro degli Esteri ha sempre descritto gli Stati Uniti come l’arci-nemico della Russia, accusandoli di orchestrare rivoluzioni colorate, sostenere governi ostili a Mosca e imporre un ordine mondiale sfavorevole al Cremlino.
Tuttavia, con il ritorno di Trump alla Casa Bianca, la narrazione russa si sta adattando. Trump, Rubio e Waltz – figure chiave dell’attuale amministrazione americana – vengono ora dipinti come interlocutori ragionevoli, mentre la presidenza Biden era stata oggetto di feroci critiche e accuse di fomentare il conflitto in Ucraina.
L’attacco a Zelensky e il tentativo di riscrivere la storia
L’attacco frontale a Volodymyr Zelensky, accusato di essere un “nazista puro” e un “traditore del popolo ebraico”, rientra nella propaganda russa volta a giustificare l’invasione dell’Ucraina. Il riferimento al nazismo è da sempre una leva retorica del Cremlino per screditare il governo di Kiev, nonostante Zelensky sia di origine ebraica e sia stato eletto democraticamente con una piattaforma moderata.
Lavrov accusa il presidente ucraino di aver tradito la cultura russa, citando le sue iniziali promesse di mantenere il bilinguismo in Ucraina. Tuttavia, questa lettura omette di considerare l’aggressione militare russa e le pressioni esercitate da Mosca, che hanno spinto Kiev a rafforzare la propria identità nazionale e a prendere le distanze dalla Russia.
La politica opportunista del Cremlino
L’atteggiamento di Lavrov rispecchia la politica opportunista del Cremlino, che demonizza gli avversari e rivaluta gli ex nemici quando torna utile. Questa strategia è già stata vista con altri leader occidentali: in passato, lo stesso Trump era stato descritto dalla propaganda russa come un politico imprevedibile e ostile, mentre ora viene dipinto come un pragmatico uomo d’affari con cui si può trattare.
In un contesto geopolitico in continua evoluzione, la Russia tenta di creare divisioni nel fronte occidentale, differenziando tra leader “dialoganti” e “nemici”, con l’obiettivo di guadagnare margini di manovra nelle relazioni internazionali.