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Cronache

La ‘ndrangheta nei locali della movida di Milano

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Aveva messo le mani su alcuni locali della movida milanese e tra le varie attività aveva pure architettato una serie di truffe alle agenzie interinali di lavoro il gruppo, oggi azzerato, legato alla famiglia Piromalli di Gioia Tauro e guidato da Salvatore Giacobbe, boss che conosce e recita a memoria i riti e le regole della ‘ndrangheta. E’ quanto emerge dall’indagine del pm della Dda di Milano Silvia Bonardi che ha portato il Gico del nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf ad arrestare 14 persone e a sequestrare 4 società che fanno capo ad altrettanti bar ed esercizi per la ristorazione, uno all’esterno e tre all’interno del Mercato Comunale di Isola, una tra le zone più frequentate dal popolo della notte.

A finire in cella, su disposizione del gip Sonia Mancini, sono Salvatore Giacobbe – munito della dote ‘ndranghetista di “Vangelo” e in passato entrato e uscito dal carcere – i suoi figli, il suo fidatissimo collaboratore che ha consentito di allargare il raggio dalla Lombardia al Piemonte, Giovanni Caridi, il referente dei Piromalli Agostino Cappellaccio e altri personaggi di caratura minore, che comunque hanno consentito di portare avanti “un piano espansionistico”. Piano nel quale i Giacobbe, a seconda del settore che puntavano a controllare, si sarebbero interfacciati con altri clan e altre mafie. Per esempio con i Casalesi, quando si è trattato di fare affari con il traffico illecito di rifiuti.

“Tu stai tranquilla, il tempo che veniamo noi qua, faremo diventare qua la terra dei fuochi”, aveva detto nel maggio del 2019 Caridi in una intercettazione riportata nel provvedimento del giudice Mancini. Oltre all’immondizia, alle estorsioni – in particolare per il recupero crediti – e alle truffe ai danni delle agenzie del lavoro interinali, redditizia è stata anche l’infiltrazione nel tessuto della ristorazione, attività gestita da Cappellaccio con cui sono stati allungati i tentacoli su quella che una volta era una struttura fatiscente dove aveva spazio un mercato comunale al coperto e che da due anni ha riaperto con un nuovo look.

Qui stamane le Fiamme Gialle hanno, in pratica, messo i sigilli a La Masseria, bottega di prodotti alimentari, Granum, pizzeria d’asporto, la pescheria Piscarius ( dal primo ottobre fino al 5 aprile scorsi ha fatturato, “246 mila euro!!!”) e il Beats Bar di via Borsieri (in passato, è cosa nota, ne sono stati sequestrati altri e su altri ancora sono in corso accertamenti). Per la gestione delle società, riferibili allo stesso Cappellaccio, è stato nominato un amministratore giudiziario.

L’indagine ha tratteggiato anche le dinamiche del gruppo mafioso, con il capo, Salvatore Giacobbe, 72 anni, che distribuiva i compiti ai suoi sottoposti “a seconda delle specifiche capacità” e che “in virtù dei divieti impostigli dal regime di sorveglianza speciale cui era stato sottoposto” aveva trasferito la base da Agrate-Pessano con Bornago a Milano. Inoltre, per crescere sempre più di importanza e credibilità, avrebbe non solo mantenuto saldi rapporti con Girolamo Piromalli, detto “Mommino” (in questo caso non risponde di associazione mafiosa come gli altri), con cui si incontrava in “sistematici summit” a La Rinascente ed al bar Baldassarre dietro la Stazione Centrale, ma anche impartito lezioni sui rituali e le regole secolari della ‘ndrangheta, come il “battesimo” o il “rimpiazzo”, e le formule usate per le iniziazioni.

Cosa che fa dire al gip che quella disarticolata non è “una compagine di calabresi traferiti al Nord che, nel delinquere, vogliono semplicemente emulare o scimmiottare atteggiamenti e metodi dei boss della propria terra di origine” ma che si tratterebbe di “soggetti che hanno culturalmente interiorizzato e condiviso tutto quel nucleo di regole e rituali della ndrangheta più profonda e tradizionale”.

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Stupro di gruppo: gli imputati rinunciano all’abbreviato

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Si svolgerà con il rito ordinario il processo ai sei ragazzi palermitani accusati di aver violentato, a luglio scorso, una 19enne al Foro Italico. Gli imputati avevano presentato richiesta di ammissione al rito abbreviato condizionando l’istanza a una serie di nuove attività tra le quali l’esame in aula della vittima che il gup ha però respinto. La 19enne peraltro è stata sentita dal Gip di Palermo, Clelia Maltese, nel corso di un incidente probatorio, due mesi e mezzo fa. Il giudice ha invece deciso di accogliere la richiesta di disporre una consulenza tecnica sul telefono della ragazza, ma i difensori hanno comunque rinunciato all’abbreviato optando per il dibattimento.

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Otto milioni evasi al fisco, tre aziende irpine nei guai

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False fatturazioni ed altrettante inesistenti operazioni transnazionali per evadere le imposte dirette e i versamenti Iva. Tre aziende operanti in provincia di Avellino sono state denunciate dalla Guardia di Finanza per una evasione complessiva di otto milioni di euro nel corso di altrettante verifiche fiscali. Cinque milioni sottratti alla tassazione dirette e 1,5 milioni all’Iva. Nel corso dei controlli è anche emerso che un professionista del capoluogo ha sottratto mezzo milione di euro all’erario facendo figurare come acquisite prestazioni tecniche, in realtà mai ricevute, ma falsamente fatturate da una società a lui riconducibile.

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Fassino denunciato, informativa Polaria trasmessa a pm

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E’ all’attenzione dei magistrati della Procura di Civitavecchia l’informativa della Polaria sull’episodio del furto di una confezione di profumo da parte del parlamentate Piero Fassino in un negozio del duty free di Fiumicino e costata una denuncia. Allegato all’incartamento anche il video di quanto avvenuto il 15 aprile scorso nello scalo della Capitale e ripreso da una telecamera di sicurezza presente nell’esercizio commerciale. Nei giorni scorsi è emerso dal racconto di alcuni dipendenti del negozio che Fassino sarebbe stato autore già di un tentativo di furto nelle scorse settimane. Spetterà ora ai pm decidere come procedere e se affidare delega alla polizia giudiziaria per svolgere ulteriori approfondimenti.

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