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La Lega frena sul presidenzialismo, ‘prima l’autonomia’

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Nella “giornata dedicata al presidenzialismo” – parola di Roberto Calderoli, arrivando all’incontro con la ministra per le Riforme, Elisabetta Casellati – la Lega va in pressing sull’autonomia. “Per noi l’autonomia viene prima, anche perché ha un iter legislativo più semplice”, sentenzia dopo un’ora di colloquio il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari. E’ lui che, a nome della delegazione leghista, chiarisce che le due riforme non sono paragonabili per attuazione, cioè “vanno di pari passo perché fanno parte entrambe del programma del centrodestra”, ammette, ma le affinità finiscono lì. “L’autonomia ha tempi più rapidi perché basta una legge ordinaria – rimarca – mentre la legge sul presidenzialismo necessita di quattro passaggi parlamentari e un eventuale referendum confermativo”. Differenze oggettive di tempi che camuffano appena il braccio di ferro che da settimane anima la tensione nella maggioranza. In particolare, nel duello tra Fratelli d’Italia, da sempre sponsor dell’elezione diretta del capo dello Stato, e la Lega che da mesi cavalca di nuovo la battaglia per dare più spazio di manovra e competenze alle Regioni.

In mezzo, Forza Italia decisamente più tentata dal presidenzialismo (vecchio sogno di Silvio Berlusconi) e meno dall’autonomia, per il rischio che possa penalizzare il sud, ancora suo bacino di voti. Perciò ripete il mantra del sì all’autonomia “purché si faccia bene”, senza fretta e approfondendo i Livelli Essenziali delle Prestazioni, per garantire uno standard di servizi, e la spesa storica. Intanto domani proprio sull’autonomia dovrebbe esserci un vertice di maggioranza, ma in pochissimi confermano. Nel giorno delle consultazioni con la Lega (penultima forza di maggioranza, domani chiuderanno il cerchio i Moderati di Maurizio Lupi), Casellati glissa sulle polemiche. A fine incontro – che entrambe le parti garantiscono centrato solo sul presidenzialismo – l’ex presidente del Senato ringrazia la Lega per “le idee e le proposte” emerse. Ma sottolinea – non casualmente, secondo i più maliziosi – che serviranno alla “grande riforma che dovrà dare più stabilità al Paese e consentire agli italiani di votare direttamente il loro presidente”.

Quasi a rammentare che il traguardo del presidenzialismo è unire e rafforzare l’Italia. Tace Calderoli che partecipa al confronto con i due capigruppo (oltre a Molinari, c’erano il suo vice a Montecitorio, Igor Iezzi, e il presidente dei senatori Massimiliano Romeo) ma all’uscita dribbla facilmente i cronisti. Più tardi intercettato a Montecitorio, si limita a dire che l’incontro è andato bene e che sull’autonomia il lavoro continua. Assicura che il prossimo step sarà istituire la cabina di regia sull’autonomia e che avverrà al termine di un Consiglio dei ministri. Ma non rivela quando. “Sto lavorando”, taglia corto. Di certo, nessun imbarazzo da parte della padrona di casa sulla presenza di Calderoli al tavolo. Arrivando al ministero, la ministra precisa che non si parlerà di autonomia e di aver invitato il collega di governo perché è un esperto di riforme istituzionali. Idem nella Lega: chi meglio di lui? è la domanda retorica che circola nei corridoi. Nel frattempo continua la marcia della responsabile delle Riforme verso il presidenzialismo. Giovedì l’aspetta il round più ostico, quello con le opposizioni. Si comincia con il Terzo Polo (al confronto previsti per ora, fra gli altri, CarloCalenda e Maria Elena Boschi ma non Matteo Renzi) e lunedì toccherà ai 5 Stelle. Per tutti il ‘no’ o ‘ni’ al presidenzialismo è quasi certo.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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