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Ambiente

La flotta del Giappone torna nell’Antartico per uccidere 333 balene

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L’Australia esorta Tokyo a non ritirarsi dalla Commissione baleniera internazionale (Iwc) con il fine di riprendere la caccia commerciale ai grandi cetacei, dopo che la Commissione aveva stabilito che il Giappone non potesse continuare con la caccia a fini ‘scientifici’, che ha praticato dal 1987.

Secondo fonti governative giapponesi la decisione finale sarà annunciata entro fine anno e anche se l’abbandono dovesse essere finalizzato, difficilmente le navi nipponiche continuerebbero la caccia nell’Antartico, concentrando piuttosto le loro attività nella zona economica esclusiva del Giappone. L’Australia si oppone al ritiro di Tokyo dall’Iwc, ha detto la ministra australiana dell’Ambiente Melissa Price. “Preferiremmo decisamente che il Giappone resti parte della convenzione e membro della Commissione, anche se la decisione di ritirarsi è di competenza solo del Giappone”, ha detto.

Caccia alle balene. Strage continua nei mari del Nord

“L’Australia dà pieno sostegno alla Commissione, che svolge un ruolo cruciale nella conservazione delle balene e nella gestione della loro caccia. Continueremo a operare attraverso la Commissione per proteggere le balene e rimaniamo opposti a ogni forma di caccia, commerciale o cosiddetta scientifica”, ha aggiunto la ministra. Intanto si ha notizia che la flotta baleniera giapponese ha lasciato il porto l’11 novembre diretta alle acque antartiche per l’annuale caccia ‘scientifica’, con un obiettivo di 333 balenottere minori, mentre protestano le organizzazioni ambientaliste e animaliste. Secondo Nicola Beynon, di Humane Society International, la decisione di Tokyo di lasciare l’Iwc mettera’ il programma baleniero del Giappone completamente fuori dei confini della legge internazionale, mentre per il WWF “e’ scandaloso che nel 2018 il Giappone manifesti la volonta’ di continuare un massacro anacronistico e senza alcuna giustificazione, che rischia di portare verso l’estinzione delle specie a rischio” – scrive in una nota. “Oggi non ha piu’ senso, non e’ giustificata da esigenze alimentari e la ‘ricerca scientifica’ che per 30 anni il Giappone ha portato avanti come giustificazione e’ palesemente una ridicola scappatoia”.

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Ambiente

Newcleo raccoglie 135 milioni, trasferisce la sede a Parigi

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Newcleo, la società del nucleare pulito che ha appena finalizzato il trasferimento della sua sede da Londra a Parigi, ha raccolto 135 milioni di euro da nuovi investitori, inclusi Inarcassa, Walter Tosto e la francese Ingerop. Con l’operazione il totale raccolto dalla start up da investitori istituzionali e individuali raggiunge i 535 milioni mentre il numero dei soci sale a 700. “Il trasferimento della nostra sede a Parigi rappresenta una pietra miliare strategica nell’accelerare la nostra missione volta a fornire la prossima generazione di energia nucleare sostenibile – afferma il fondatore e amministratore delegato di Newcleo Stefano Buono (foto in evidenza di Imagoeconomica) -. Ora siamo in una posizione migliore per approfondire la nostra partnership europea e attingere alle risorse di finanziamento da parte di investitori istituzionali e industriali”.

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Ambiente

Monitoraggio del magma ai Campi Flegrei, rischio da non sottovalutare: studio Ingv e Università

Un team internazionale guidato dall’INGV ha tracciato l’evoluzione del bradisismo dal 2007 al 2023, rilevando il progressivo accumulo di magma a profondità superficiali nella caldera vulcanica dei Campi Flegrei.

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L’attività sismica, la deformazione del suolo e l’emissione di gas, fenomeni osservati dal 2007, sono oggetto di studio di un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con l’Università Roma Tre e l’Université de Genève. Il loro obiettivo è comprendere se questi fenomeni, legati al bradisismo in corso nel vulcano Campi Flegrei, siano associati al movimento o all’accumulo di magma in profondità.

I risultati dello studio, pubblicati su Nature – Communications of Earth and Environment, evidenziano che il vulcano ha mostrato segni di un progressivo accumulo di magma a profondità inferiori agli 8 km, con un continuo sollevamento del suolo di circa 1,3 metri a Pozzuoli dal 2006. Sebbene non ci siano segnali imminenti di eruzione, gli esperti avvertono che l’accumulo di magma e l’aumento della pressione nel sottosuolo rappresentano un rischio costantemente monitorato, anche grazie all’integrazione di tecnologie avanzate come il GNSS e i dati satellitari.

Questo lavoro rappresenta un passo cruciale per comprendere meglio la dinamica vulcanica in una delle aree più densamente popolate d’Europa.

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Ambiente

Scoperti pesci-granchio che usano le zampe al posto della lingua

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Con il corpo di un pesce, le ali che ricordano quelle di un uccello e zampe simili a quelle di un granchio, le gallinelle di mare sono già animali insoliti, ma le loro particolarità non finiscono qui: due studi pubblicati sulla rivista Current Biology hanno scoperto che le sei zampe sono in realtà degli incredibili organi sensoriali analoghi alla nostra lingua, che questi pesci utilizzano per ‘assaggiare’ letteralmente il fondale marino dove vivono e scovare prede nascoste.

Le due ricerche sono guidate dall’Università di Harvard e dalla Scuola di Medicina dell’Università di Stanford, con la partecipazione anche dell’Università di Genova, e indicano che questi animali potrebbero diventare nuovi modelli della ricerca scientifica per indagare i meccanismi dell’evoluzione. “Questo pesce deve le sue zampe (che sono in realtà estensioni delle pinne pettorali) agli stessi geni che contribuiscono allo sviluppo dei nostri arti – afferma Nicholas Bellono di Harvard, che ha coordinato i ricercatori insieme a David Kingsley di Stanford – ma le ha riprogrammate come strumento per trovare prede utilizzando gli stessi geni che la nostra lingua usa per sentire il sapore del cibo: una cosa straordinaria”.

Gli autori dello studio hanno, infatti, scoperto che le zampe di alcune specie di gallinelle di mare, in particolare quella chiamata Prionotus carolinus, sono ricoperte di papille sensoriali come quelle presenti sulla nostra lingua. Ciascuna papilla è sensibile al tatto, ma anche al gusto: riesce a captare singole molecole che guidano poi il pesce verso altri organismi che vivono sepolti sotto il fondale e di cui si cibano. Grazie ad analisi approfondite, i ricercatori hanno confermato che le papille rappresentano un’innovazione evolutiva chiave, che ha permesso a questi animali di avere successo nel loro ambiente in modi impossibili per gli altri.

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